Incentivi progettuali al Cas, partenza a rallenty del il processo ai dirigenti

Incentivi progettuali al Cas, partenza a rallenty del il processo ai dirigenti

Alessandra Serio

Incentivi progettuali al Cas, partenza a rallenty del il processo ai dirigenti

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giovedì 18 Ottobre 2018 - 12:44

Aperto e subito rinviato il processo Tekno 2 che vede alla sbarra praticamente tutti i dirigenti del Consorzio. I difensori non vogliono tra le parti civili il Sindacato Lavoratori Autostrade. Il giudice deciderà tra 3 mesi.

Parte a rilento il processo sugli incentivi progettuali al Consorzio Autostrade, che vede imputati una cinquantina tra dirigenti e responsabili progettuali dell’ente di contrada Scoppo.

Stamani si è celebrata la prima udienza e il Sindacato Lavoratori Autostrade, rappresentato dal responsabile siciliano, l’avvocato Graziella Franchina, ha chiesto di essere ammesso tra le parti civili. I difensori degli imputati si sono opposti e il giudice ha chiuso l’udienza lampo di buon mattino, aggiornando tutto al prossimo 29 gennaio. Si torna in aula tra tre mesi, quindi, per sentire “le ragioni del no”, poi il giudice deciderà se ammettere o meno Franchina.

La sigla sindacale costituisce un vero e proprio “super teste” di diverse inchieste sul Consorzio Autostrade, avendo stilato in questi anni un corposo dossier di denunce contro la cattiva gestione dell’ente. Il sindacato SLA è stato storicamente in prima linea nelle denunce contro i privilegi del “carrozzone” che oggi la Regione cerca di liquidare; il predecessore di Graziella Franchina, Ugo Facondo, è stato a lungo sotto scorta.

Al processo è già parte civile lo stesso Consorzio Autostrade, costituitosi in fase di udienza preliminare.

Il processo, lo ricordiamo, è quello contro i dipendenti finiti nel mirino della Procura per gli incentivi progettuali incassati a fronte di progetti, secondo i magistrati, inesistenti o inconsistenti, ai quali veniva contestato a vario titolo, i reati di peculato e falso ideologico.

In fase di udienza preliminare il giudice aveva effettuato una sorta di scrematura e rispetto a lungo elenco degli indagati iniziali aveva mandato a giudizio i dirigenti, i rup e quelli che avevano intascato incentivi più alti, a fronte a volte di progetti mai partiti e quindi anche di lavori mai liquidati alle imprese.

Gli accertamenti della Direzione Investigativa Antimafia, coordinati dal sostituto procuratore Stefania La Rosa sfociarono nell'aprile 2017, nella sospensione delle funzioni per sei dipendenti e il sequestro ad altri sei ex dirigenti, non sospesi perché nel frattempo erano andati in pensione o erano tornati nelle loro amministrazioni d'origine.

La sospensione dall’esercizio pubblico, per la durata di 6 mesi, era scattata per il sindaco di Montagnareale Anna Sidoti, Antonio Lanteri, Stefano Magnisi, per Angelo Puccia, Gaspare Sceusa e Alfonso Schipisi.

Maxisequestro di beni, invece – quasi un milione di euro complessivamente – per il palermitano Carmelo Cigno, per il dirigente Letterio Frisone, per Carmelo Indaimo, per Antonino Francesco Spitaleri, per Antonino Liddino e per il siracusano Corrado Magro.

Già nel 2014 gli investigatori avevano passato al vaglio numerosi bandi e gare di appalto risultate “anomale”. In particolare, secondo le accuse, i vari funzionari e dipendenti del CAS travolti dai provvedimenti di oggi si sarebbero intascati ingenti somme di denaro pubblico sfruttando il sistema degli incentivi.

Gli investigatori, attraverso intercettazioni ambientali, sono riusciti a dimostrare che gli indagati usavano intascarsi soldi pubblici per la presentazione di progetti che, di fatto, esistevano solo sulla carta. Questi incentivi venivano quindi presi e poi divisi a tavolino tra un cerchio ristretto di dirigenti e dipendenti. Talvolta i progetti neanche esistevano, talvolta invece esistevano ma non venivano neanche portati a termine.

“Un sistema collaudato”, quello messo in atto da alcuni dirigenti che potevano sfruttare anche il loro ruolo di RUP -Responsabile Unico del Provvedimento.

Secondo la normativa vigente – aveva spiegato il capo della DIA Renato Panvino – il Cas dispone di grosse somme di denaro da destinare all’elaborazione e all’esecuzione di lavori per la rete autostradale siciliana. Questi incentivi servono per il pagamento di alcune figure professionali specifiche nonché per alcuni dipendenti che mettono in campo competenze inerenti ai progetti."

Circa un milione 300 mila euro l'ammontare illecitamente incassato dai dipendenti, tra il 2012 e il 2013.

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