Giuseppe Crestadoro: un nome per l’autore dei quadri della Chiesa Madre di Ficarra

Giuseppe Crestadoro: un nome per l’autore dei quadri della Chiesa Madre di Ficarra

Vittorio Tumeo

Giuseppe Crestadoro: un nome per l’autore dei quadri della Chiesa Madre di Ficarra

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lunedì 07 Marzo 2022 - 07:30

Potrebbe trattarsi del pittore palermitano, che “mandò alcuni quadri in Ficarra”

Sono ancora senza una accertata paternità alcune delle pale d’altare custodite nella Chiesa Madre di Ficarra. Solamente una, tra le cinque opere presenti nella Matrice, presenta, appena leggibile, la dicitura “Joseph Tresca pinxit 1751”. Ma a parte quella firmata dal pittore saccense e raffigurante l’Assunta, delle altre si sconosce la mano. Le vecchie schede della Soprintendenza alle Gallerie di Palermo, alla voce “autore”, associano un malinconico “ignoto”, ed anche gli studiosi di storia locale si sono dovuti arrendere alla difficoltà di attribuzione delle “pale”.

IGNOTO, “La consegna delle chiavi” (Ficarra , XVIII sec.)

Sebbene di notevole raffinatezza, le tele della Chiesa Madre, che trovano sede in apposite nicchie disposte alle pareti laterali dell’edificio, sono sempre passate in secondo piano rispetto al celebre polittico antonelliano. Lo storico Messinese Gaetano La Corte Cailler, nei suoi appunti presi nelle escursioni a Ficarra del 22 novembre 1903 e nel 19 gennaio 1908, scrive che nella Chiesa Madre “è notevole un grandioso quadro (circa m. 4,50×2,50) diviso in 9 compartimenti e del quale io ho qui abbozzato i soli riparti”, riferendosi appunto al polittico. Nessun cenno fa però alle pale d’altare. Di certo vi è solo l’epoca, che la citata Soprintendenza identifica, per tecniche e stile, nel XVIII secolo.

IGNOTO, “Madonna col Bambino e S. Gaetano” (Ficarra , XVIII sec.)

Una raffigura la Madonna col Bambino e San Gaetano inginocchiato, mentre intorno alle figure principali volteggiano angeli e putti; straordinario l’effetto reso dall’artista nel raffigurare uno schizzo di latte dalla mammella della Madonna. Per questa tela la Soprintendenza annota che “stilisticamente può essere avvicinata alla scuola palermitana di Olivio Sozzi. Una seconda tela raffigura invece Gesù Cristo che consegna le chiavi a San Pietro, dietro gli Apostoli. È già un primo indizio per tentare di attribuire un nome all’ignoto autore delle pale d’altare appartenenti alla Chiesa Madre. È infatti in un libro anonimo, Memorie de’ pittori messinesi e degli esteri che in Messina fiorirono dal secolo XII sino al secolo XIX, pubblicato nel 1821 presso la tipografia di Giuseppe Pappalardo, che è contenuta un’informazione davvero importante.

CRESTADORO, “S. Antonio Abate” (Siracusa, 1783)

Nel volume leggiamo infatti di un pittore attivo nel Settecento, Giuseppe Crestadoro, “il quale sebbene di merito inferiore quasi a tutti li testė cennati pittori, pur non di meno ho creduto di qui nominarlo, per un certo spirito di originalità, ed un colorito vivo, e brillante, che a prima vista abbaglia, ed incanta”. Dalla nota biografica apprendiamo che il Crestadoro, dopo essere stato chiamato nel 1783 a Siracusa, “tornato quindi in Messina ebbe incombense per vari paesi circonvicini, mandando alcuni quadri in Ficarra, un S. Niccolò in Saponara, ove parimenti dipinse a fresco la volta del cappellone della chiesa madre; ed altri in altri luoghi”. Di quali quadri si tratta? Ad avviso di chi scrive, proprio del ciclo di pale d’altare della Chiesa Madre di Ficarra: Giuseppe Crestadoro le avrebbe realizzate infatti, dopo il 1783. Se l’intuizione della Soprintendenza di Palermo è data per valevole, e cioè che l’autore di queste pale sia un pittore del Settecento e un membro della scuola di Oliviero Sozzi, è veritiero che possa essere proprio Giuseppe Crestadoro. Che di Oliviero Sozzi, il Crestadoro abbia subìto l’influenza artistica ce lo dice Elvira Natoli, la quale nel suo Dizionario Biografico degli Italiani (1984), scrive infatti che “la conoscenza della colta e raffinata maniera di Vito D’Anna e di Olivio Sozzi permise al Crestadoro, modesto pittore, un aggiornamento sulle opere esistenti in Sicilia dei maestri romani e napoletani, come Maratta, Conca, Giaquinto”. Ma oltre alle fonti, a militare per la tesi qui proposta è la straordinaria somiglianza delle opere accertate del Crestadoro con le tele settecentesche di Ficarra. Impressionante è la vicinanza stilistica che si riconosce nei colori, nelle figure, nei dettagli, tra la “Madonna col Bambino e San Gaetano di Ficarra” di Ignoto, con la tela di “Sant’Alberto Carmelitano, la Vergine e la SS. Trinità di Messina” eseguita da Giuseppe Crestadoro nel 1782.

CRESTADORO, “S. Alberto…” (Messina, 1782)

Essa è stata conservata, sino al terremoto del 1908, nella Chiesa del Carmine Maggiore di Messina, oggi nei depositi del Museo Regionale di Messina. Due dettagli risaltano subito all’occhio: il libro aperto, la scrittura, e i gigli, praticamente una firma. Nella tela conservata a Ficarra, l’autore ha scritto nel libro aperto “QUAERITE PRIMUM REGNUM DEI”, citazione biblica dal vangelo di Matteo 6, 33: “Cercate, invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia”. Il Crestadoro invece, nel “suo” libro, scrive: “OS IUSTI MEDITABITUR, SAPIENTIAM”, canto gregoriano usato come graduale del “Commune Doctorum”, che vuol dire: “La bocca del giusto parla con sapienza”.

Ed ancora, persino le cornici ed anche le dimensioni delle tele di Ignoto e di quelle sicuramente opera del Crestadoro sono simili (2,50×1,80 circa), si pensi per esempio alla tela, coeva a quelle di Ficarra (1783), di “Sant’Antonio Abate in Gloria” a Siracusa. Moltissime sue opere si trovano sparse per la Sicilia: a Messina, ad Agrigento, a Ragusa Ibla, a Gangi. Morì novantasettenne a Messina nel 1808.

Vittorio Tumeo

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