Gli incendi, gli infiniti cantieri, le guerre: serve la politica, quella vera

Gli incendi, gli infiniti cantieri, le guerre: serve la politica, quella vera

Marco Olivieri

Gli incendi, gli infiniti cantieri, le guerre: serve la politica, quella vera

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domenica 22 Ottobre 2023 - 18:16

7 giorni d'ordinaria follia. Da Messina al mondo, dal locale al globale, rimane inevasa la domanda di cambiamento. Da qui la rassegnazione

Dal locale al globale, da Messina al mondo, esiste un filo comune. E qual è il tema ricorrente che accomuna gli incendi e i disastri ambientali? Gli infiniti cantieri che paralizzano il territorio messinese e lo storico deficit d’infrastrutture nella Sicilia a velocità ridotta? E che investe persino le guerre che infestano il pianeta. Da quella per l’Ucraina alla striscia di sangue a Gaza e ai tanti conflitti dimenticati. Qual è il filo invisibile che li lega? L’elemento comune è la domanda di buona politica. Una domanda rimasta inevasa. Inascoltata. Tragicamente inascoltata.

Da qui le frustrazioni dei cittadini. Da qui la rabbia e a volte il qualunquismo. Quando la politica, in un contesto che dovrebbe essere scenario ideale del dibattito delle idee e di visioni differenti, rivela la sua impotenza, è la fine. La fine di ogni speranza, di ogni spinta al cambiamento.

Le eterne emergenze e l’impotenza della politica

I conflitti che abbiamo davanti ogni giorno, su ogni schermo, dimostrano il fallimento della diplomazia, del compromesso alto, con una nobile finalità. Come dovrebbe essere il progetto di due Stati indipendenti e di una Palestina libera. Quando il primo ministro Yitzhak Rabin è stato ucciso da un estremista israeliano, nel 1994, è stato il giorno del trionfo dei fanatici. Di chi preferisce il precipizio alla possibilità di trovare un accordo, un’armonia non facile ma necessaria.

Così, dalla debolezza della politica internazionale, di organismi come l’Onu e di realtà come l’Unione europea, nascono le guerre e i disastri degli anni Duemila. Le carneficine di oggi. E, dal globale al locale, cosa incarna alla perfezione l’impotenza della politica più delle eterne emergenze che viviamo nel territorio messinese e siciliano?

Gli esempi messinesi e la rassegnazione: porto di Tremestieri, pronto soccorso, Casa dello studente

Spetta alla politica, alla buona politica, europea, nazionale, siciliana e cittadina, cambiare il corso delle cose. Se subiamo tormentoni infiniti, come quello in casa nostra del porto di Tremestieri, ad esempio, o alla privatizzazione strisciante della sanità pubblica, significa che la politica arretra e fallisce. Non detta le regole e s’impegna a farle rispettare in tempi e modi adeguati alle necessità.

Di conseguenza, si tratti di autostrade e reti ferroviarie, o della Casa dello studente, o del pronto soccorso del Policlinico, solo per citare altri tre sfiancanti nodi critici, l’immutabilità o la lentezza dei processi favorisce la rassegnazione. Ogni giorno cerchiamo di responsabilizzare, su questo giornale, noi cittadini sul piano del contributo significativo che possiamo dare alla comunità. Tuttavia, il miglior alleato del qualunquismo, del tanto tutti sono uguali, “tutti rubano alla stessa maniera”, per citare “La storia” di De Gregori, è il politico che asseconda la realtà e non si sforza di cambiarla.

Il porto delle nebbie è anche quello della burocrazia, che trova in una politica spesso ricca di slogan e povera di sostanza un’alleata nel segno dell’immobilismo. A tutto questo vanno contrapposte delle alternative: nuovi meccanismi di selezione della classe politica e senza liste bloccate al servizio del leader di turno; partiti che abbiano una visione e un’ideologia adeguate ai tempi che stiamo vivendo; una nuova centralità dello Stato su alcuni settori chiave, come la sanità, e una valorizzazione dei Comuni al tempo stesso, rivedendo il ruolo delle Regioni.

Un’altra politica è possibile ma, dato che sono tante le guerre e molti gli tsunami sociali che viviamo ogni giorno, non ci si può limitare ad attendere che da un altro pianeta arrivi una classe dirigente all’altezza delle attuali sfide. Occorre fare di tutto per migliorare l’esistente. Sul piano dell’esempio, i fratelli Marco e Tonino Stefano hanno indicato una strada percorribile subito per contrastare i piromani.

A loro spese, hanno installato delle foto trappole, lì dove abitano a Librizzi. Una scelta decisiva per permettere d’individuare chi ha appiccato il fuoco. Osserva Marco Stefano: “Speriamo che lo Stato adotti il nostro metodo, che ha dimostrato di essere efficace, prevedendo risorse per l’installazione di sistemi di video sorveglianza”.

In generale, si coglie un’inadeguatezza, nelle istituzioni, che mina la nostra fiducia nel futuro. Bisogna pensare e agire in tempi brevi per evitare i disastri di domani. Altrimenti, continueremo ad attendere la prossima emergenza, nel segno della precarietà e della sfiducia. Le risorse vanno utilizzate al meglio per affrontare a livello strutturale le troppe questioni irrisolte: dalla messa in sicurezza dei territori alla velocità dei trasporti. E lì dove si devono cambiare le regole del gioco, combinando legalità ed efficienza, la politica deve prendersi l’onere di farlo.

Non è ammissibile tollerare di vivere in una perenne emergenza, tra cantieri che non terminano e possibili nuovi disastri, in cui diventa impossibile individuare le responsabilità. Per chi suona la campana? È suonata già da parecchio e richiama alle sue responsabilità una politica troppo spesso pavida e incapace di progettare il futuro, migliorando il presente.

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4 commenti

  1. Serve una politica quella vera, come dice il titolo, caro Direttore…come il miliardo per il Ponte… ma quali incendi, quale sanità, tagliamo qua e là indiscriminatamente….ma il Ponte sa da fare, lo dice il Felpato …e le cambiali le paghiamo Noi ….politica ridicola che più ridicola di così non esiste ….in continuità con Musumeci……

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  2. state sereni, come da almeno due decenni a questa parte tra aprile e maggio del prossimo anno faranno la solita conferenza stampe e dichiareranno sconfitti gli incendi autoglorificando la loro eccellenza 😀 😀

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  3. questi NON sono politici sono trafficanti

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  4. e quale sarebbe la politica vera o presunta tale?…quella del sindaco tibetano..o dei suoi predecessori (franzantonio o commissari straordinari vari)?

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