Crack New Vigile Peloritano, tutti gli indagati e i retroscena

Crack New Vigile Peloritano, tutti gli indagati e i retroscena

Alessandra Serio

Crack New Vigile Peloritano, tutti gli indagati e i retroscena

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giovedì 19 Dicembre 2013 - 14:28

Lunedì gli interrogatori dei fratelli Messina, accusati di aver pilotato il fallimento delle società di vigilanza privata, al centro di una dura vertenza sindacale. Indagati anche il padre, una congiunta e due soci. Ecco come è stato realizzato il carck.

Ci sono altri quattro indagati per il crack della Vigile Peloritano, poi New Vigile Peloritano, infine Folgore Vigilanza. Tre società una successiva all’altra attraverso le quali, come scatole cinesi, la famiglia Messina ha trasferito i beni dell’attività di vigilanza privata, così da sottrarli ai vari fallimenti ma soprattutto ai creditori, a cominciare dai dipendenti. Più di una volta i lavoratori hanno manifestato, aprendo una dura trattativa sindacale con l’intervento del Prefetto. E qualche anno fa il fallimento della società madre, gestita dal padre Rosario Messina, oggi ottantanovenne, era stato al centro di un processo penale. Oggi i più duri provvedimenti per i figli, che hanno continuato ad effettuare “cessioni di rami d’azienda” illeciti, evadendo il fisco e truccando i bilanci.

Insieme ai due fratelli ed il padre, indagata anche la moglie di Sebastiano Maria Letizia Mangano, alla quale il marito ha intestato, nel 2009, il contratto di leasing della Bmw 320 della società, mascherando contabilmente il trasferimento dalla società al patrimonio personale della moglie con un acquisto, ma ad un prezzo nettamente inferiore del valore, e come “pezza d’appoggio” un assegno che non trovava riscontro nella contabilità della società. Indagati anche Angelo Pistone e Domenica Chillè, amministratore unico e socia della Folgore Vigilanza, al centro di un aumento di capitale secondo la Finanza assolutamente irregolare. L’altro socio era Antonino Messina.

La parabola dell’attività dei Messina comincia nel 2008 quando la Vigile Peloritano, amministrata da Rosario Messina, viene dichiarata fallita causa debiti per oltre 2 milioni e mezzo. Già allora la Finanza aprì una inchiesta per bancarotta fraudolenta e la Bmw 320 della società venne sequestrata. Poco prima della dichiarazione di fallimento, infatti, era stata creata la New Vigile Peloritano e i beni lì spostati, per sottrarli ai creditori. Nell’ottobre 2010 causa protesta dei dipendenti, in arretrato con gli stipendi, il Prefetto sospendeva la licenza alla società. Sebastiano Messina, quindi, a novembre, liquidava la società. Qualche mese prima, però, un ex dipendente, aveva richiesto alla Prefettura la licenza per la Folgore Vigilanza, che aveva assorbito le guardie giurate prima in servizio alla New Vigile Peloritano. Ad agosto 2011 anche questa società dichiarava fallimento, ed il curatore nominato dal Tribunale scopriva che in viale Italia, dove era ubicata la sede della società, non c’era che un locale abbandonato e che tutti i beni erano stati trasferiti in un deposito della Folgore Vigilanza, a Messina 2.

I due fratelli Messina saranno interrogati a partire da lunedì prossimo dal gip Giovanni De Marco, accompagnati dai difensori, gli avvocati Valter Militi e Aldo Lombardo. (Alessandra Serio)

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