“Ho perso il filo” O del gioco dolce-amaro delle odierne esistenze

“Ho perso il filo” O del gioco dolce-amaro delle odierne esistenze

Tosi Siragusa

“Ho perso il filo” O del gioco dolce-amaro delle odierne esistenze

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domenica 31 Marzo 2019 - 07:50

Venerdì 29 u.s (con repliche Sabato 30 marzo, ore 21:00 e Domenica 31 marzo, ore 17:30) è andato in scena al Teatro Vittorio Emanuele, in esclusiva per la Sicilia, “Ho perso il filo” spettacolo ironico e graffiante con unica interprete monologante la bravissima Angela Finocchiaro, autrice anche del soggetto, insieme a Walter Fontana e Cristina Pezzoli, quest’ultima anche regista. L’attrice è stata accompagnata dagli eccellenti ballerini del corpo “Le creature del labirinto”: Michele Barile, Giacomo Buffoni, Fabio Labianca, Alessandro La Rosa, Antonio Lollo, Filippo Pieroni, Alessio Spirito. In aperto contrasto con i soliti ruoli ricoperti, la Finocchiaro ha per l’occasione assunto le vesti di Teseo, il mitico eroe greco che avrebbe sconfitto il Minotauro, riuscendo a uscire dal labirinto nel quale si era infilato per compiere l’impresa, grazie al filo che Arianna, peraltro sorella della mostruosa creatura, e anch’essa figlia di Pasifae ,ma con Minosse per padre, aveva dipanato appositamente. Una piece che tratta quindi dello smarrimento, della perdizione di sé, per poi ritrovarsi, dopo varie esitazioni, in un racconto denso di ironia, comicità a volte irresistibile, ma che offre diversi e profondi spunti di riflessione. Il labirinto nel quale la nostra eroina si perde assume le connotazioni di un luogo magico, ove Teseo incontra creature fantastiche e misteriose, che spezzano il suo filo, provocando in lui/lei disorientamento e sgomento. Teseo/Angela però non si perde d’animo, affronta ogni sfida, intraprende il gioco crudele che le creature impongono per ritrovare il filo, e quindi la via del ritorno, e, tappa dopo tappa, finalmente affronta il Minotauro e ritrova a suo modo il proprio sè. Ogni passo di questo viaggio rappresenta un’occasione per trattare argomenti e psicosi che caratterizzano la nostra contemporaneità, con un’eccezionale vena umoristica e la lotta con le forze oscure che abitano il labirinto diventa spunto per mettere alla berlina le varie fissazioni moderne, i social, la dieta “bio”, l’eroismo che al giorno d’oggi si richiede alle persone “normali”. Tutte le ansie e le paure che connotano la nostra modernità vengono dunque passate in rassegna, investite da quell’irresistibile vis comica esilarante propria della famosa attrice, che però cela un ben più profondo intento, cioè quello di metter a nudo le fobie dell’uomo moderno, vittima di un insieme di sovrastrutture e non più libero. Il labirinto diventa così metafora dei lacci derivanti dalle nostre stesse nevrosi, della prigione che l’uomo stesso si è costruito, ma dalla quale può ancora evadere. Lo spettacolo coniuga alla perfezione le parole cariche di umorismo per raccontare la vicenda, e i movimenti quasi arcaici degli straordinari e agilissimi ballerini, diretti dall’affermato coreografo Hervé Koubi. Le scene, fondamentali nella ricostruzione del labirinto e del muro parlante, riferibili a Giacomo Andrico, così come le luci, ottimamente utilizzate da Valerio Alfieri, in uno alle musiche originali di Michele Pagani – con riferimenti anche ai ben noti brani quali “La danza di Zorba” e “Libertango”, opportunamente rivisitati, hanno costituito riuscito corollario a servizio della coinvolgente mise en scene. Ottimo successo di pubblico, che per l’occasione ha gremito il Teatro messinese, per una piece della durata di quasi due ore senza intervallo, che ha risposto abbondantemente ad ogni aspettativa.

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