Due amici seduti attorno a un tavolo a parlare delle loro vite e a brindare ad una giornata interminabile degli anni ‘70.
La compagnia Mana Chuma Teatro, composta da Massimo Barilla e Salvatore Arena, porta la lettura scenica di un testo di Arena con cui era arrivato finalista al Premio Riccione per il teatro nel 2005, con l’accompagnamento musicale di Giacomo Farina.
Vanni, l’ingenuo, che soffre per il braccio ferito durante un incidente sul lavoro, si lancia in soliloqui conflittuali e schizofrenici quando l’amico lo lascia solo: è il segno di una disperazione insanabile, disperazione di non avere più un lavoro.
La stessa angoscia la prova Peppe, licenziato perché non ha una famiglia da mantenere, e che prova a riscattarsi giocando a carte con persone di cattiva fama, ma la sorte gli è avversa, nonostante i numerosi santini di Vanni.
La loro è una vita basata sull’attesa che qualcosa cambi, sull’attesa degli amici, che arrivi la fortuna: nel frattempo si raccontano le loro vicende personali, Vanni parla di una donna e cerca di prendere un topo che lo tormenta, Peppe di una triste vicenda familiare, ed entrambi fanno sogni utopici sul futuro, facendo brindisi su brindisi, “a sta jurnata che è longa”, a questa giornata della vigilia di Natale, che invece di portare gioia, porta altro sconforto.
Nonostante sia ambientato lontano nel tempo, è un tema da sempre attuale in Sicilia: la difficoltà di trovare lavoro e il rifugio nella falsa amicizia dei giocatori di carte e negli strozzini mafiosi. Ci sono molti punti di contatto con il testi della compagnia Scimone Sframeli, d’altro canto è la stessa Sicilia, ma meno completa, forse perché il fatto che si tratti di una lettura scenica limita la recitazione.
Lavinia Consolato