Giuseppe Saija, esperto in mobilità sostenibile, sottolinea l'importanza di avere meno auto e di "recuperare spazi urbani alla fruizione delle persone"
MESSINA – Giuseppe Saija, esperto in mobilità sostenibile e specializzato in mobilità ciclistica all’Università di Verona, oltre che segretario di Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) – Messina ciclabile, facciamo chiarezza sull’attuale dibattito. Il tema in città è quello dei parcheggi d’interscambio, delle piste ciclabili e della viabilità. Una visione contestata dal comitato Messina 3S. Ieri mattina il corteo da piazza Cairoli al viale San Martino. Che ne pensa?
“Partiamo da un dato di fondo. La visione non è solo quella del Comune di Messina. È una visione europea, cui l’Italia aderisce. La realizzazione del Pums, Piano urbano della mobilità sostenibile, è un obbligo che riguarda tutti i Comuni con più di centomila abitanti. A loro volta, i Pums devono essere ispirati al regolamento europeo sulla rete transeuropea dei trasporti. E piaccia o non piaccia, il Pums deve andare nella direzione, che è anche una direzione di buon senso, di favorire la mobilità sostenibile, privilegiando il trasporto pubblico e la cosiddetta mobilità attiva, a piedi o in bici, rispetto all’auto privata. Per farla breve, anche se ci fosse un’altra amministrazione, sarebbe comunque obbligata a dotarsi di un Pums e a metterlo in pratica”.

Cosa ha provocato, secondo lei, il caos messinese, con un traffico senza controllo?
“L’assenza di una politica coerente in materia, per tanti anni, ha determinato una situazione di anarchia della mobilità. Ci siamo abituati a cose assurde, come gente che lascia l’auto sulla corsia preferenziale dell’autobus per fare la spesa al supermercato, gli scivoli per i disabili sistematicamente ostruiti, la doppia fila ovunque. E, nello stesso tempo, chi vuole andare in bicicletta si trova a farlo in una situazione di rischio percepito elevato, sia per l’assenza di infrastruttura dedicata, che per il traffico indisciplinato”.
In termini di uso dell’auto non siamo messi bene….
“Non dimentichiamo che, nel 2023, Messina è risultata tra le città più congestionate al mondo, piazzandosi al ventiquattresimo posto su quasi 400 città analizzate da Tom Tom, la famosa azienda di tecnologia satellitare per il traffico. Il dato di misurazione è quanto tempo si impieghi mediamente, sul territorio comunale, per percorrere 10 km. Bene, o anzi male, il dato 2023 era di 24 minuti e mezzo, cinque in più rispetto a Reggio Calabria, tanto per fare un esempio per noi facilmente comprensibile. Il dato è migliorato nel 2024, attestandosi a poco meno di 21 minuti. Meglio, ma c’è da lavorare”.
La sensazione è che a volte la gestione dei cambiamenti, da parte dell’amministrazione comunale, sia stata deficitaria ma non gli obiettivi. Davvero tutti i parcheggi sono inutili? Davvero le piste ciclabili sono tutte inutili?
“Gli obiettivi del Pums sono complessivamente corretti. La strategia di fondo è quella di ridurre il traffico e quindi le conseguenze che esso genera in termini di inquinamento o di tempo perso negli ingorghi. È tutto perfetto? No, di sicuro no, ma va riconosciuto che siamo all’inizio dell’implementazione. Le prime impressioni? Alcuni parcheggi di interscambio non mi convincono perché troppo a ridosso del centro città. Cioè, se arrivi in auto sul Viale Europa, il danno lo hai già fatto, perché sei arrivato in pieno centro. Il parcheggio di Bordonaro è in una zona in cui non intercetta flussi. Ma voglio ricordare, anche in questo caso, un dato di fondo che non può essere ignorato. Sul territorio di Messina ci sono troppe auto. Abbiamo circa 146mila veicoli, secondo dati del Pra (Pubblico registro automobilistico). A Copenhagen, la cui popolazione è tre volte quella di Messina, circolano meno auto. Se continuiamo a chiedere parcheggi, come se lo spazio urbano fosse infinito, guardiamo il dito anziché la luna. La cosa da fare, e non è per niente banale, è quella di far diminuire anche drasticamente quella popolazione di auto. È ovvio che per farlo occorrono alternative”.
E quali sarebbero?
“L’elemento più importante è il trasporto pubblico. Sento lamentele in giro, ma la situazione è nettamente migliorata. Nel novembre del 2008 il trasporto pubblico messinese finì sui giornali nazionali perché in un giorno scesero in strada 16 autobus e 5 tram. Lasciamo da parte la linea tramviaria, appena fermata per lavori. Oggi l’Atm manda in strada quotidianamente più di 100 autobus. La frequenza delle linee del centro è aumentata. Sicuramente alcune zone di periferia non sono ancora servite come dovrebbero, ma il futuro è quello. Più trasporto pubblico, più capillare, più ecologico, più accessibile. E per accessibilità intendo anche la gradevolezza dei capolinea e delle fermate. Su quello c’è ancora moltissimo da fare. Non si può chiedere alla gente di prendere il mezzo pubblico e poi abbandonare molte fermate in mezzo alla sporcizia o senza un minimo di riparo dalla pioggia o dal sole. Sento spesso gente della mia generazione (56 anni, ndr) che non prende l’autobus da trent’anni, perché non concepisce altro che il mezzo privato. L’automatismo “devo uscire, prendo la macchina” è roba del passato. Servono anche soluzioni complementari come il cosiddetto car sharing, le auto condivise e altre opzioni di cosiddetta micromobilità, come bici e monopattini. Dobbiamo cambiare il modo di rapportarci con gli spostamenti in città, altrimenti non se ne esce”.
E le ciclabili? Secondo il comitato 3S, con presidente Sciacca, le uniche giustificabili sono quelle paesaggistiche fuori dal centro, in collina. Qual è la sua opinione?
“Questo è un concetto anacronistico perché relega la mobilità in bici ad attività di diletto, quando invece va considerata come una forma di mobilità urbana a pieno titolo. E se anche avessimo le ciclabili solo fuori città, come ci si arriverebbe? In auto, per creare altri ingorghi e cercare parcheggi dove parcheggi non ce ne sono? Un sistema di mobilità efficiente deve permettere la scelta agli utenti. In questo momento la scelta della bici è difficile, per molti, essenzialmente per una questione di sicurezza e di rischio percepito. Le condizioni di traffico vengono avvertite da molti come troppo pericolose. E poi, smettiamola con questo mantra delle troppe piste, cerchiamo di rimanere ancorati ai dati reali. La dotazione di piste ciclabili a Messina è ancora molto modesta rispetto a molti altri contesti italiani ed europei. E le ciclabili esistenti, magari, non sono del tutto funzionali alle esigenze delle persone. Attualmente siamo a circa una quindicina di chilometri, destinati a superare i venti con gli interventi in corso. A Bolzano, la cui popolazione fa circa la metà di Messina, hanno una rete di 70 km”.
Ma anche su questo versante un cambiamento è possibile?
“Sì. Ricordiamoci una cosa: nei trasporti l’infrastruttura crea la domanda. Se fai le autostrade, la gente andrà in macchina; se fai le ferrovie, prenderà il treno. A Messina la situazione va riequilibrata perché in un territorio così compromesso non si può continuare a concepire la mobilità urbana con il solo mezzo privato. A Bruxelles oggi gli spostamenti in bici assorbono quasi il 10% degli spostamenti totali. L’uso della bici è esploso negli ultimi 5 anni perché l’amministrazione locale ha sviluppato una rete ciclabile capillare. E chi prima non osava andare in bici ha iniziato a farlo. Ma non sono processi che accadono dall’oggi al domani. Tutto quello che comporta il cambiamento delle abitudini ha bisogno di tempo”.
Si può concepire una Messina diversa, nel tempo, in cui isole pedonali, meno auto, più servizi pubblici e parcheggi trovino un’armonizzazione?
“Non solo si può. Si deve. È il futuro, che è anche già presente in molte altre città europee. Abbiamo solo da guadagnarci e da recuperare spazi urbani alla fruizione delle persone. Guardiamoci intorno. Che spazi abbiamo oggi in città per i bambini? Poco e niente… Bisogna smetterla di pensare alla città come a un enorme parcheggio senza regole e rivendicare gli spazi della comunità”.
Sul piano concreto, cosa si potrebbe proporre all’amministrazione comunale nella gestione di questi processi?
“Comunicare tanto e meglio. Alcuni cambiamenti vengono annunciati senza far capire bene alla gente quale strategia ci sia dietro. Bisogna dare valore agli spazi sottratti al traffico urbano con interventi di qualità. Fare in modo che camminare o andare in bici in città ci renda in qualche modo orgogliosi di poterlo fare in una città che ha recuperato la sua bellezza. Serve coerenza nella lotta contro la sosta selvaggia. Servono interventi di moderazione del traffico e della velocità, soprattutto in alcune intersezioni pericolose, come quella davanti alla prefettura. E sul tema bici aggiungo una cosa. Non è solo questione di ciclabili. È anche questione di educazione dei ciclisti e dei non ciclisti nel condividere gli spazi urbani. Dobbiamo abituarci alla coesistenza di varie forme di mobilità. In altre città ci riescono. Non vedo perché non dovremmo riuscirci qui”.

Il trasporto pubblico deve garantire mezzi che passano ogni cinque minuti da ogni fermata per 24 ore al giorno e coprire la maggior parte delle vie della città e dei villaggi, solo cosi si potrà rinunciare all’auto. Il resto è solo Fantasia.
A Messina siamo tutti col reddito di cittadinanza, tutti invalidi…ma a chi caxxo gli avete fatto tutte quelle piste ciclabili che fra poco camminiamo tutti cn la carrozzina? Per giunta avete distrutto una città? Peggio di così credo che era impossibile fare.
Ma perché dovrei rinunciare all’auto? Che ne pago a fare il bollo, l’assicurazione, la revisione, il tagliando? Perché sarei così stupido da spendere oltre 10.000 Euro di auto, se non 20.000 o più, per poi non usarla? Il servizio pubblico, deve essere efficiente, sempre. Ma io ho il sacrosanto di diritto, di cercare di usarlo il meno possibile. Quella volta su 100 che mi può servire, lo voglio trovare pulito ed efficiente, perché è fatto anche con i miei soldi. Efficiente, ma lo uso il meno possibile. Fatevene una ragione. Stupida e ignorante ideologia ecologista. E anche in quel caso, che mi compro a fare un’auto elettrica? Per usarla poco? Se non inquina, a maggior ragione la uso!
Il problema di Messina è il trrrafffico!
Franco, forse lei non ha capito che a doversene fare una ragione è lei, non chi amministra né tanto meno chi è per una mobilità diversa da quella selvaggia dell’auto a tutti i costi .
Con il suo modo di pensare anacronistico e limitato non potrà che vivere male il resto dei suoi anni a Messina ,così come in qualsiasi altra città europea e non solo ..
Le consiglio quindi di prendere per buona l idea di trasferirsi in qualche città Indiana , come Kolkata ,o Puma
Per citarne 2 , anche Baranchilla in Colombia farebbe al caso vostro 😀
Le do una chicca, li non pagherà neanche il bollo, quindi questo astio verso una mobilità sostenibile sarà leggermente affievolito.
Benvenuto nel 2025.
Credo che il ragionamento espresso nell’articolo non tenga in alcun conto la peculiarità urbana della città di MESSINA . Al contrario delle città del nord Italia o Berlino o Amsterdam che si sviluppano in modo pianeggiante favorendo così la mobilità a due ruote , la ns città non ha un solo mt. di strada in queste condizioni, per non parlare che la stragrande maggioranza dei concittadini che vive in zone come Annunziata , Camaro , Montepiselli ed altri che non mi pare proprio siano in pianura , anzi. Ciò dimostra che quanto detto in Europa, al solito si decida dietro le scrivanie della burocrazia non tenendo in alcun conte le esigenze reali.
Fazioso. Indulgente con gli errori dei parcheggi e con gli errori di atm, ma severo con auto e automobilisti.
Ha visto che la città é fatta di salite e discese?????
Parcheggio interscambio in zona Circonvallazione????
La parte alta del viale Europa e del viale giostra…. Parliamone. Ad oltre 1 km dal tram…..
Fare parcheggi multipiano al fosso….
Fare parcheggi per pendolari tipo cavalcavia coprendo parte della stazione,
I soldi li hanno trovati per fare fesserie.
Una città fatta tutta in salita come fai a pedalare? Compri uno sceccu ci attacchi la bici e vai
Perché tanto si fa per i ciclisti, e non si fa niente per i disabili ?, oggi vicino l’orto botanico era impossibile camminare, tra buche sterpaglie, fossi e ferri, spazzatura, ma la nuova pista di via del vespero era pulitissima, perfetta. Perché tanto per le piste ciclabili e tutte le strisce pedonali quasi scomparse? Allora al cittadino comune vengono molti dubbi, comprensibili certamente.
È anche grazie all’egoismo e all’individualismo di innumerevoli cittadini che popolano questa città se siamo ridotti così
Luca, sarà forse anacronistico, ma maggioritario. Ne riparliamo alla prossime elezioni… se la cittadinanza si sveglia, questa maggioranza politica che si sente illuminata, e non lo è, prenderà una sonora sberla elettorale. Se così non fosse, i messinesi avranno quello che si meritano.
Forse queste idee vanno bene a Verona, ma non a Messina, ci sta un buon trasporto pubblico ma le ciclabili fanno solo ridere, soldi buttati nel gabinetto, i ciclisti bisogna inventarli.
Il futuro di Messina con piste ciclabili-parcheggi-spazzatura abbandonata senza leggi vere che puniscano i trasgressori-colonie di ratti a cui diamo da mangiare con la raccolta dell’umido e tanto altro.
Non ho visto mai nesuun ciclista nostrano usare con moderazione le cosiddette piste ciclabili. Sono utilizzate senza alcun criterio del codice della strada da persone per le quali la moderazione della velocità , il controllo che passino pedoni è discutibile. In compenso transitano molte bici elettrificate a alta velocità.( Sono delle vere e proprie motociclette) .
Signor Luca se ne faccia una ragione lei. Dopo che pago pure per “l’aria che respiro” me ne sbatto altamente di cosa questa pseudo Europa mi impone. E allora si…”benvenuto 1980″ senza tutte ste menate green che di green hanno poco e nulla. Ne riparliamo alle prossime elezioni.
Alle prossime elezioni ,pronti a votare il primo Cetto La Qualunque magari .
Cari Franco e Domenico e con voi tutta la vostra “maggioranza ” ,se riguardate l articolo, spero lo abbiate letto , noterete qualcosa che magari vi lascerà un pò perplessi.
Ve lo riporto:
“Per farla breve, anche se ci fosse un’altra amministrazione, sarebbe comunque obbligata a dotarsi di un Pums e a metterlo in pratica”
Capite come funziona ??
Questo astio verso il cambiamento non aiuta voi ,non aiuta i cittadini più evoluti e sopratutto non aiuta a dare un futuro migliore alle nuove generazioni.
Messina è morta tanti anni fa ,adesso solo un cambiamento radicale,che sia esso strutturale così come di abitudini può riportarla in vita.
Percorso lungo e non privo di imprevisti , errori e disagi ,però chiaro sia che la strada da seguire non é quella che l’ha portata alla morte ma ben altra.
Altro che prossime elezioni ,sveglia!
Signor Luca…le ribadisco io…se l’Europa chiede determinate cose non è che dobbiamo essere proni e accettare in silenzio tutto quello che ci propinano perché secondo loro è giusto e debba avere valenza per tutte le città. Messina ha determinate caratteristiche che si figuri se a Bruxelles se ne fregano di qualcosa. Di certo una buona amministrazione comunale deve fare l’interesse dei cittadini e non piegarsi anch’essa a poteri forti. Che poi sono opere che fatte in questo modo tutto sono men che meno che green. Le ripeto alla prossima amministrazione ne riparleremo. Anche a me piace ogni tanto prendere una bicicletta e farmi una pedalata ma di certo non è questo il modo di improvvisare ciclabili in pieno centro cittadino e soprattutto realizzate male.
Luca, se fosse come dice lei, ed è possibile, significa che la nostra è una falsa Democrazia. Perché se il popolo, col libero voto, non può determinare un cambio antitetico, significa che è tutta una presa in giro. Ed è possibile che sia così. Del resto è proprio questa la causa principale del “non voto”: (Che voto a fare se tanto non cambia niente?). Ma se così dovesse essere, prima o poi, la Storia lo insegna, il popolo, perderà le staffe, e quando il popolo perde le staffe, la Storia lo insegna, sono… “attributi” amari per chi ha impedito il cambiamento! Forse non lo vedremo, ma prima o poi, la pentola a pressione, se non le si dà la giusta valvola di sfogo, scoppia. E c’è gente esasperata. Molto esasperata. Forse a Messina, meno che altrove, ma l’onda dell’esasperazione, si propaga.