Il lavoro di Marco lontano da Messina

Il lavoro di Marco lontano da Messina

Simone Milioti

Il lavoro di Marco lontano da Messina

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lunedì 11 Gennaio 2021 - 11:56

La storia di Marco, un giovane messinese, che è spinto dalla non comprensione piena del suo lavoro a svolgerlo lontano dalla città

I giovani che ‘smanettano’ al pc per anni sono stati additati come dei perdigiorno. C’è chi invece da questo suo hobby tecnologico è riuscito a crearsi un lavoro e una fonte di guadagno. Marco è uno di questi, 27 anni, nato a Messina. Incoraggiato dai propri genitori, a perseguire tutte le diverse forme di arte, “prendere la creatività a 360°”. Quindi che fosse musica, disegnare, girare dei piccoli video ma soprattutto la fotografia con il boom scaturito dalla tecnologia digitale, lui ha provato di tutto.

Finita la scuola va a studiare al Politecnico di Venezia Arti Visive, preso appunto dalla passione per le immagini e la fotografia. Decide dopo un anno di trasferirsi a Roma per proseguire gli studi al DAMS. Qui trova una realtà più improntata al cinema, costruzione di sceneggiatura e riprese e, grazie alla sua apertura mentale, non si tira indietro. L’impostazione cinematografica, unita alla sua duttilità, lo porta a girare molti corti insieme ai colleghi. Di volta in volta si scambiano i ruoli “regista, produttore, fonico, sceneggiatore. Fino ad arrivare alla parte del digitale che mi ha preso definitivamente, quindi montaggio, motion graphic, animazione”.

Marco ne coglie le potenzialità e lo fa diventare il suo lavoro

Trovandosi per scelta già fuori da Messina per studio e non per bisogno lavorativo, si rende conto che diventa sempre più importante la ‘user experience’, unire le infinite informazioni ad una comunicazione semplificata e fruibile in diverse modalità, “dalla semplificazione visiva tramite immagini ad animazioni o personaggini che ti spiegano meglio i concetti”. Decide quindi di puntare su questo settore e a tutt’oggi si occupa, da solo o tramite un’azienda di cui è co-fondatore, Makerz, di fornire servizi di comunicazione a chi ne fa richiesta. Dalla semplice creazione di contenuti per presentare un’azienda, alla realizzazione di spot. 

Recentemente Marco nel periodo di lockdown ha collaborato con l’università La Sapienza alla creazione di un video animato in cui erano spiegati i vari step per sostenere gli esami online. E appena è stato possibile tornare a spostarsi si è impegnato a realizzare una web-serie curando il montaggio, mentre un altro suo collaboratore si è occupato delle riprese.

Sulle possibilità di lavorare a Messina

Il suo lavoro lo ha portato spesso a fare trasferte in tutta Italia e riceve anche diversi contatti di aziende all’estero. Sulla possibilità di lavorare anche in riva allo Stretto precisa che bisogna fare due distinzioni, “la richiesta che mi può arrivare da Messina è deprezzata. Togliendo magari i partiti o i grossi gruppi imprenditoriali che hanno possibilità economiche, tutte le altre offerte di lavoro sono al ribasso. Poco più di metà di quello che guadagnerei fuori per fare lo stesso servizio”. Mentre con l’arrivo della seconda ondata Marco ne ha approfittato per tornare a casa e lavorare fisicamente in città. Da questo punto di vista ammette che “si potrebbe lavorare tranquillamente a Messina perché è tutto digitale”.

“Nella nostra città c’è meno attitudine all’investimento, specie per la comunicazione. Una cultura che secondo me arriverà anche qui” prosegue Marco “nel frattempo credo si preferisca assumere una persona interna per la comunicazione dell’azienda, senza andare a ricercare chi come me si occupa dell’animazione”. Alla domanda, se a Messina ci fosse la stessa richiesta di lavoro? Risponde: “Le condizioni per tornare ci sarebbero, non solo perché il costo della vita è inferiore, ma anche perché non avrei il problema della casa senza considerare la vicinanza con amici e affetti. Purtroppo posso anche dirti che al momento a Messina troverei una realtà già satura per le poche richieste. La realtà comunque è che vivo a Roma, lavoro e mi trovo bene, quindi al momento la escluderei come scelta”.

Un commento

  1. Io per poter lavorare sono andall’estero

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