Il maestro di Nibali: “Gli dissi di andare via, uscire in bici a Messina è un rischio”

Il maestro di Nibali: “Gli dissi di andare via, uscire in bici a Messina è un rischio”

Simone Milioti

Il maestro di Nibali: “Gli dissi di andare via, uscire in bici a Messina è un rischio”

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martedì 11 Agosto 2020 - 07:00

Presso il suo salone da barbiere Piero Bonanno tiene la sua bici in un angolo pronto a uscire, appesa al muro una sua foto da giovane mentre taglia il traguardo da vincente e conservate alcune foto di quando allenava il piccolo Vincenzo e una lettera di Nibali in cui il campione lo ringrazia.

Piero Bonanno, classe 1961, è un barbiere di Messina. Possiede una personalità eccentrica che già solo scambiando qualche parola trasmette tanta energia e simpatia. Uno showman, come lui stesso si definisce, che nell’adolescenza ha dovuto scegliere tra la sua passione per la bicicletta e la sua professione che tutt’oggi esercita. All’interno del suo salone si può intravedere la sua bicicletta pronta ad essere inforcata una volta chiuso il negozio e sulla sua maglietta, per chi ha lo sguardo attento, c’è scritto Maestro.

Da giovane correva come amatore, racconta di aver vinto quasi 100 gare, un foto attaccata al muro lo ritrae braccia alzate vittorioso in un circuito cittadino a Messina, “prima di tagliare il traguardo io mi sistemavo i capelli” ricorda divertito. Non provò mai a passare professionista perché preferì lavorare, ma tra gli amatori era molto considerato tant’è che Salvatore Nibali gli affidò suo figlio Vincenzo quando cominciò a muovere le prime pedalate.

Non soltanto un maestro di bici, ma anche un amico di famiglia tant’è che fece da presentatore al 18° compleanno del primogenito dei Nibali ed anche una figura che ha influito molto sulla vita dello stesso Vincenzo, trasformandolo nel futuro campione e aiutandolo nelle scelte di vita. Siamo andati a trovarlo dove lavora per scambiare con lui qualche parola da esperto di ciclismo a Messina qual è.

Maestro Bonanno, possiamo considerarla il padre ciclistico di Vincenzo Nibali?

Cartolina firmata da Nibali al suo Maestro Piero Bonanno

Io ad Enzo ho insegnato tutto quello che sapevo e l’ho consigliato nella fase iniziale della sua carriera. Ci allenavamo insieme, ero stato tra i primi a Messina a provare l’allenamento dietro motore. Andavamo in giro per la Sicilia per fare delle gare. Gli altri partecipanti che avevano notato quanto era forte pensavano fosse davvero mio figlio. Enzo se fosse rimasto a fare l’amatore qui da noi non sarebbe diventato nessuno. Il mio consiglio è stato quello di andare fuori, in Toscana, a confrontarsi con corridori e realtà più dure. Lui fortunatamente mi ha ascoltato. È stato subito notato, al punto che una squadra che stava per chiudere ha deciso di correre ancora un anno per puntare su di lui. Quando dopo qualche anno ha vinto il Giro della Lunigiana, la corsa più importante lì per i giovani, e il campionato italiano Juniores mi ha mandato una cartolina con dedica. Mi ha anche scritto una lettera in cui privatamente mi ringraziava per il tempo trascorso insieme e i consigli che l’hanno fatto diventare il campione che è. Vincenzo è stato bravo a resistere alla tentazione di tornare nonostante la giovane età, questo ha fatto la differenza.

Lei in passato ha partecipato e vinto molte corse, quali sono le differenze rispetto alle competizioni di oggi?

Tanti anni fa si facevano molti circuiti, io ho vinto tante volte ad esempio il circuito con arrivo in centro. Adesso per le corse i permessi non li danno più come una volta, con traguardi in Via Garibaldi o Ganzirri. Si corre più facilmente nei paesini di provincia dove si possono chiudere senza difficoltà i circuiti. Inoltre vanno molto di moda le granfondo, che permettono ad un grosso numero di corridori di partecipare ma che non sono fattibili in città. Il mio consiglio è sempre lo stesso ai ragazzi che scoprono di avere le qualità, andare fuori abbandonando tutto. Piuttosto che vincere a livello amatoriale, che vale poco, è più appagante fare delle uscite o escursioni lunghe in luoghi che meritano.

Lei ancora oggi esce in bicicletta, com’è essere ciclista a Messina?

Si, una volta chiuso il negozio in estate facciamo un giro con qualche amico tornando quando c’è ancora luce, in inverno invece è preferibile la mattina presto. Noi andiamo verso zona nord, Villafranca o salendo dalla strada militare e passando da Gesso. Le strade sono quelle che sono, le macchine a volte ti ignorano, è un rischio. Io saluto tutti anche se qualcuno ci urla dietro insulti, saluto tutti ed evito di bisticciare. Alcuni ciclisti sbagliano ad occupare la carreggiata, ma le persone con le macchine potrebbero far finta di essere dietro un camion avere pazienza e aspettare l’attimo giusto per superare.

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