Il Ponte sullo Stretto come miraggio della politica italiana in attesa dei fatti

Il Ponte sullo Stretto come miraggio della politica italiana in attesa dei fatti

Marco Olivieri

Il Ponte sullo Stretto come miraggio della politica italiana in attesa dei fatti

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mercoledì 22 Marzo 2023 - 07:30

L’opera rischia di diventare la “Fata Morgana” della propaganda in una Messina condannata agli slogan

MESSINA – Un’illusione ottica. Un miraggio, come lo ha definito in passato Vittorio Sgarbi. Il Ponte sullo Stretto rischia di diventare la “Fata Morgana” della politica italiana nel segno di una Messina condannata alle parole propagandistiche. “Parole, parole, parole” come una vecchia canzone sempre attuale nella città celebrata come la patria dei “buddaci”, quelli che parlano assai e non concludono nulla. Ricordate il fenomeno della Fata Morgana? “Una forma complessa e insolita di miraggio che si può scorgere all’interno di una stretta fascia posta sopra l’orizzonte. Un fenomeno frequentemente osservato nello Stretto di Messina e tramandato dai Normanni”, si legge su Wikipedia. Ma, in questo caso, il miraggio non è responsabilità dei “buddaci”, di chi parla troppo senza mai realizzare. Qui la responsabilità è della politica nazionale e siciliana.

Prima di un’analisi concreta di costi e benefici e della necessaria valutazione ambientale, è avvenuto il celebrato passaggio in Consiglio dei ministri con l’approvazione, “salvo intese, di un decreto legge che introduce disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”. Così si rimette in moto la Stretto di Messina Spa ma non si risolvono i nodi strutturali. Su tutto prevale la spinta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini a intestarsi questa battaglia, con tanto di video sulla Messina del futuro attraversata dal Ponte. Ma i punti interrogativi rimangono tanti.

Da qui il rischio dell’effetto “Fata Morgana”, simile al milione dei posti di lavoro di berlusconiana memoria. Si tratta un fenomeno consueto nella politica contemporanea: a furia di parlare di qualcosa, sia un’opera o un’idea o un progetto, si dà per scontato che quello slogan sia diventato realtà. Si agisce come se fosse realtà. Il Ponte diventa illusoriamente sul piano mediatico qualcosa di reale seppure ancora il processo, qualunque sia il giudizio sull’opera, sia ancora lontano da uno sbocco concreto.

Di conseguenza, l’analisi, lo studio, la valutazione degli impatti ambientali, economici, sociali, e legati ai trasporti, che il Ponte avrebbe, vengono sostituiti dagli annunci trionfanti e dai post su Facebook. Quella che dovrebbe essere, da parte dei sostenitori dell’opera, un’esultanza frutto di una serie di riscontri, in ambito europeo e nazionale, è sostituita dal tifo e dalla forza degli annunci.

Il Ponte come creatura fantasmatica

Così lo slogan diventa “reale”, seppure nello specchio illusorio di una politica ridotta a salottino da talk show, e il Ponte si aggiunge alle altre creature fantasmatiche. Per risollevare questa terra, in termini di servizi e infrastrutture, ci vorranno anni e una seria progettazione. Di tutto abbiamo bisogno ma non di un eterno chiacchiereccio mediatico su una costruzione che richiede un ponderato e accuratissimo studio tecnico per essere valutata. E non l’esaltazione da show mediatico del ministro Salvini.

Nel frattempo, sarebbe il caso di fare un’analisi altrettanto rigorosa di quello che comporterebbe la realizzazione del Ponte in una città così problematica, stressata da infiniti lavori e dal caos quotidiano. Peccato però che con le indagini serie non si possano fare i titoli ad effetto sui giornali, né i post acchiappa like sui social.

Un salutare bagno di realtà

Vedremo quando il principio di realtà, con i suoi tempi più lunghi e le valutazioni scrupolose di ogni elemento pro e contro, tornerà a dominare il dibattito. Noi messinesi abbiamo molti difetti ma non meritiamo di diventare carne sacrificale di una guerra mediatica a colpi di annunci e slogan. “Dietro a un miraggio c’è sempre un miraggio da considerare”, canta De Gregori, e in attesa di un’immersione nella concretezza sembra di essere tutti vittima, noi cittadini di Messina e Reggio, di una situazione paradossale. A metà tra un romanzo metafisico dell’ultimo Sciascia e un cinepanettone dei tempi d’oro con Boldi e De Sica.

Chi fermerà la propaganda per approdare a una disamina dettagliata? Servirebbe un’Europa all’altezza delle sue antiche ambizioni e, soprattutto, meno provincialismo italiano nell’anteporre l’annuncio ai fatti. Lo spot alle carte e ai complessi studi di tecnici ed esperti. Da questo, dalla serietà dell’analisi, occorre ripartire.

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Un commento

  1. Porto di Tremestieri senza certezze. Basile: “Speriamo in una quadra entro 15-20 giorni”. Non riescono a fare il porto e vogliono fare il ponte, scassare una città e poi lasciarla più scassata di prima.

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