Il sì trasversale al Ponte e alle opere. Uniti per fermare la Sud..ditanza

Il sì trasversale al Ponte e alle opere. Uniti per fermare la Sud…ditanza

Rosaria Brancato

Il sì trasversale al Ponte e alle opere. Uniti per fermare la Sud…ditanza

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sabato 01 Agosto 2020 - 10:18

Adesioni trasversali al primo flash mob per il Ponte e le infrastrutture. Assente il Pd che pure nei giorni scorsi ha detto sì

C’erano i giovani di Italia Viva e quelli di Forza Italia, i sindacalisti della Cisl e quelli della Uil, gli artigiani e la confcommercio, gli ordini professionali e gli economisti, c’erano i movimenti e i deputati regionali e nazionali. La caratteristica del primo flash mob per il Ponte e per le infrastrutture è la trasversalità. E’ stato il sì che ha unito.

“Se non ora quando?”

Lo slogan era “se non ora quando?”, e gli sguardi sono tutti puntati a quel Recovery Fund ed ai soldi dell’Europa che, sia pure dalla seconda metà del 2021 in poi, dovrebbero comunque dare ossigeno all’Italia. Già, l’Italia, lo stesso Paese che dall’Unità in poi ha costruito, con la complicità delle classi politiche e dirigenti del meridione, un Paese a due velocità. Un Sud bacino di manodopera per il Nord, un Sud..dito… con un gap che i miliardi del Recovery fund potrebbero in minima parte iniziare a colmare. Non a caso i gesti simbolici del flash mob sono stati due: la scelta di stare in ginocchio ed in catene e poi alzarsi.

La lettera aperta

Una delegazione ha poi consegnato al prefetto Maria Carmela Librizzi la lettera aperta destinata alle istituzioni. Più che una lettera è una strategia di sviluppo indicando le opere necessarie per risollevare la Sicilia. Tutti con indosso t-shirt bianche con la scritta #cittadininonSUDditi, hanno voluto unire storie diverse per un unico grido: basta discriminazioni.

La posizione ambigua del Pd

In questa trasversalità, anche di esponenti politici, mancavano i rappresentanti del governo giallorosso. Se la posizione contraria al Ponte (ma non alle infrastrutture) del M5S è nota, quella del Pd è mutevole come le stagioni, ma, è il caso di ricordarlo, appena pochi giorni fa, ben 21 deputati Pd hanno depositato una mozione PROPRIO PER IL PONTE E LE INFRASTRUTTURE. La domanda è: perché erano assenti al flash mob per le infrastrutture visto che anche la loro mozione guardava al Recovery fund e visto che in piazza c’erano gli alleati di governo di Italia Viva? Misteri. C’erano Matilde Siracusano e Beppe Picciolo, Elvira Amata, Pino Galluzzo e Fortunato Romano, c’era Luigi Genovese e Cateno De Luca, Nino Germanà e Matteo Francilia. Insomma non c’erano bandiere di partiti ma solo t-shirt bianche contro la sud..ditanza.

La ministra: Il Ponte uno strumento

Peraltro nelle stesse ore la ministra ai trasporti Paola De Micheli parlava proprio di infrastrutture all’Ars Palermo e ci metteva dentro anche il Ponte definendolo “strumento di sviluppo”. Per la verità la ministra De Micheli ha fatto un capolavoro di equilibrismo, ed ha detto: “Il Ponte sullo Stretto ha senso se rientra in una nuova mobilità nazionale. Credo che decisioni così importanti, per il futuro di due regioni ma anche con un impatto sulla politica dei trasporti nazionali, debbano essere valutate con attenzione e con il giusto approfondimento. Di certo il Ponte non può essere un obiettivo ma uno strumento. Quando si arriva in Sicilia devi poterla girare, altrimenti non si comprenderebbero le ragioni di una scelta su una infrastruttura di questa portata. C’e’ un prima e successivamente decideremo anche il dopo. Il ponte può essere il fine, lo strumento di una nuova mobilita’ nazionale”.

Il prima, il dopo e il durante

Non è ben chiaro cosa sia il “prima” e il “dopo” ai quali fa riferimento la ministra definendo nel contempo il Ponte sia “il fine” che lo strumento per la nuova mobilità nazionale. Affiancando le parole della ministra alla lettera del flash mob ed alla mozione dei 21 del Pd si scopre che dicono tutti la stessa cosa. Allora perché dividersi? Lo slogan scelto dalle sigle del flash mob “se non ora quando” ha date ben precise, perché l’Europa vuol sapere come ed entro quando l’Italia saprà utilizzare le risorse ed in che modo. Questa è l’ultima occasione che abbiamo per dotarci di opere e infrastrutture vitali per la nostra sopravvivenza. Altrimenti rassegniamoci al destino di colonia.

Chi ha aderito al flash mob

Queste le sigle che hanno aderito alla manifestazione, che è comunque aperta ad altre adesioni fin quando la battaglia andrà avanti. Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno (promotrice)- coordinamento regionale Sicilia futura – Italia Viva, Forza Italia, Forza Italia giovani Sicilia, Diventerà Bellissima, Ora – Sicilia al centro, Vox Italia, Fratelli d’Italia, Lega Messina, Cisl Messina, Uil Messina, Confcommercio Messina, Sicindustria, Fai – Conftrasporto Nazionale, Fidapa, Adoc Sicilia, Claai, Casartigiani dei Nebrodi, Movimento dei Forconi, Consiglio Notarile di Messina, Ordine Architetti e Ppc Messina, Ordine Ingegneri Messina, Istituto Nazionale di Bioarchitettura, Capitale Messina, Movimento Cristiano Lavoratori, Cittadinanzattiva Messina, Movimento 24 agosto nazionale, Movimento dei tavolini, Associazione Ferrovie Siciliane, Comitato pro Ferrovia Valle Alcantara, Comitato Pro raddoppio SS 284, Rivista Galileo, Sicilia Autonoma, Duo Onlus, organizzazioni studentesche Sud, I Figli di Ippocrite e Athena.

Al sud il 40% delle risorse

Il flash mob è stato l’inizio di una mobilitazione permanente da qui al prossimo 15 ottobre, data entro la quale l’Italia dovrà comunicare a Bruxelles i progetti da finanziare con i fondi comunitari assegnati per l’emergenza Covid. Nella lettera consegnata viene chiesto di rispettare l’impegno assunto dalla ministra Paola De Micheli di riservare al Sud almeno il 40% delle risorse, pari a 83 miliardi 600 milioni di euro. In proporzione alle rispettive popolazioni, alla Sicilia dovrebbero essere riconosciuti, per esempio, 20 miliardi 390 milioni, alla Calabria 8 miliardi 156 milioni.

L’alta velocità ferma a Salerno

«Oggi – ha spiegato durante il flash mob Fernando Rizzo, presidente di Rete civica – mancano circa 550 chilometri per collegare l’alta velocità da Palermo a Salerno e completare i corridoi della rete Ten-T, in particolare il corridoio 1, inizialmente battezzato Berlino – Palermo. Noi vogliamo che venga rispettato questo corridoio e che si investa sulle infrastrutture in Meridione, rinforzando i porti, le autostrade e quant’altro è necessario per il rilancio effettivo del Sud Italia».

Le richieste nel dettaglio

Nel dettaglio, si richiedono l’alta velocità/alta capacità ferroviaria da Augusta, in Sicilia, fino ai confini con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia; il Ponte già cantierabile. Le zes e gli adeguamenti delle quindici Autorità di sistema portuale; il rafforzamento e l’integrazione dei sistemi aeroportuali esistenti; la digitalizzazione e la banda larga.

La stima della spesa

Questa la stima della spesa da sostenere contenuta nella lettera aperta redatta da un comitato scientifico composto da professionisti e accademici e coordinato dall’architetto Alessandro Tinaglia e dal docente di politica economica dell’Università di Messina Michele Limosani: Ponte sullo Stretto 3,9 miliardi di euro; opere connesse 2,3 miliardi; alta velocità/alta capacità Cosenza – Reggio Calabria 5,5 miliardi; alta velocità/alta capacità Messina – Catania – Augusta 3,3 miliardi; alta velocità/alta capacità Catania – Palermo 3,3 miliardi; interventi per le Autorità di sistema portuale Sicilia Occidentale, Sicilia Orientale e dello Stretto 600 milioni l’una; rafforzamento e integrazione dei sistemi aeroportuali (Catania, Reggio Calabria, Lamezia) un miliardo; digitalizzazione e banda larga mezzo miliardo. Più altri sette miliardi di «altri investimenti» e circa cinque miliardi per la sanità, provenienti dal Mes. Per un totale di 33 miliardi 600 milioni.

i 4 corridoi transeuropei

Nel ragionamento del movimento spontaneo, è strategico il completamento dei quattro corridoi transeuropei. A partire da quello Scandinavo Mediterraneo, all’interno del quale il Ponte sullo Stretto risulta indispensabile ai fini di un collegamento stabile tra la Sicilia e il resto del continente e della realizzazione di una piattaforma logistica, connessa ai porti e a tutte le altre reti di comunicazione, soprattutto l’alta velocità e alta capacità ferroviarie. Così da riconquistare centralità nelle rotte marittime commerciali del Mediterraneo.

Le nuove rotte

«Il 50% circa della produzione mondiale, oggi, proviene dai Paesi del Sud Est Asiatico – si legge nella lettera aperta – e i nuovi protagonisti della scena mondiale – Cina, India, Korea, Giappone – promuovono investimenti nelle infrastrutture di trasporto e nella logistica in Africa e in Europa per favorire sbocchi commerciali per i loro prodotti (la nuova via della seta lanciata dai Cinesi). I flussi mercantili provenienti dal Far East e diretti in Europa passano per il Canale di Suez – la cui capacità nel 2015 è stata raddoppiata – e, invece di “toccare” i porti dell’Europa Mediterranea, doppiano lo Stretto di Gibilterra, superano la Manica e raggiungono i grandi scali del Northern Range.

Il Mediterraneo torna centrale

Le conseguenze dal punto di vista economico e ambientale sono negative; più distanza, più tempo e quindi più costi, più inquinamento atmosferico derivante dall’aumento del percorso. Il Mediterraneo, dunque, a distanza di cinque secoli dalla scoperta dell’America, ritorna a ricoprire un ruolo fondamentale nei flussi del commercio mondiale. Il bacino del Mediterraneo registra il transito del 19% dell’intero traffico mondiale, abbraccia 25 Stati di tre Continenti diversi e nel 2021 rappresenterà un mercato potenziale di oltre 500 milioni di persone».

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Un commento

  1. Non bastano tutti i riscontri (sociali, economici, ambientali, ingegneristici ecc ecc ecc…) che provano che il ponte sia infattibile, c’è ancora chi crede nel mito di questa cattedrale nel deserto il cui costo verrà ripagato con pedaggi, turisti e merci su gomma…

    In questa città è rimasta/o solo chi si vuole mangiare le ultime briciole di un luogo spolpato dalla miseria.

    Poveretti.

    6
    2

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