Il Trio Tchaikovsky. La musica da camera russa interpretata da autentici specialisti

Il Trio Tchaikovsky. La musica da camera russa interpretata da autentici specialisti

giovanni francio

Il Trio Tchaikovsky. La musica da camera russa interpretata da autentici specialisti

sabato 16 Febbraio 2019 - 08:12

Sabato prossimo al Palacultura, per la stagione musicale della Associazione V. Bellini, si esibirà il Trio Tchaikovsky, uno dei più importanti complessi di musica da cameta esistenti, e anche uno dei più antichi, essendo stato fondato nel 1975. Ospiti delle principali sale da concerto del mondo, e vincitori di numerosi premi internazionali, i musicisti che compongono il Trio – Pavel Vernikov, violino; Alexander Chaushian, violoncello; Kostantis Bogino, pianoforte – si esibiranno in un programma di musica russa, per il quale sono ovviamente straordinari specialisti. Vista la indubbia importanza che riveste l’evento, sia per la qualità degli interpreti che per la peculiarità dei brani proposti, una vera “full immersion” nella musica da camera russa, mi sembra utile esporre una breve presentazione dei pezzi che verranno eseguiti, ovvero il Trio n.1 in re minore op.32 di Anton Arensky, il Trio n. 1 in sol minore “Elegiaco” di Sergej Rachmaninov e il Trio op.67, in mi minore di Dmitrij Sciostakovich. Anton Arensky, compositore russo della seconda metà dell’800, è probabilmente più noto come grande maestro di musica che come compositore, avendo avuto come allievi Rachmaninov e Skrjabin. Allievo a sua volta di Rimskij Korsakov, ha affrontato ogni genere di composizione, ma soprattutto quella pianistica. Il Trio n.1 in re minore op.32 per violino, violoncello e pianoforte è una delle poche composizioni dell’autore russo che ancora accade di ascoltare nelle sale da concerto. Vi troviamo una sintesi, carattere peculiare della musica di Arensky, della musica colta occidentale – in particolare i due Trii di Mendelssohn – e di quella russa, con la presenza di temi popolari, ma soprattutto con influenze languide e appassionate proprie di Tchaikovsky, anch’egli autore di un memorabile Trio. Il primo movimento, “Allegro moderato”, è ricco di idee melodiche; lo “Scherzo: Allegro molto” si caratterizza per l’apparire di un ironico valzer; il terzo movimento, “Elegia: Adagio”, dal tema a carattere meditativo e sentimentale, rivela quanto Rachmaninov sia stato influenzato dal suo maestro; il “Finale: Allegro non troppo”, cita temi apparsi precedentemente, con carattere riepilogativo. Il Trio n. 1 in sol minore “Elegiaco” di Sergej Rachmaninov, composto a soli diciannove anni, fu pubblicato solo dopo la sua morte, nel 1947. Il brano si sviluppa in un unico movimento senza soluzione di continuità, ed ha un carattere inquieto e ricco di pathos. Risulta anche qui evidente, come nel Trio del suo maestro Arensky, l’influenza del “Pezzo elegiaco”, primo movimento del Trio di Tchaikovsky op. 50, e si rivela chiarissima la strada che il compositore avrebbe intrapreso, nel solco della tradizione post-romantica, assai diversa da quella dei suoi contemporanei Stravinsky e Prokofiev. La musica da camera di Dmitrij Sciostakovich vive un momento di importante rivalutazione (rispetto alla sua più popolare produzione sinfonica) ed è ormai considerata la parte della sua opera di più elevato e profondo valore artistico. Oltre ai ben quindici Quartetti per archi, Il musicista russo compose varia musica da camera, fra cui due Trii, il secondo dei quali, op.67, in mi minore, composto nell’anno 1944, lo dedicò al suo amico e musicista Ivan Ivanovich Sollertinsky, morto per un infarto lo stesso anno. La drammatica situazione della Russia in quel momento storico, insieme alla perdita del caro amico, rimastogli sempre fedele anche durante i suoi rapporti a dir poco problematici con il regime sovietico, influenzarono lo spirito di questo gioiello della musica da camera. Il primo movimento, “Andante – Moderato”, dal carattere prevalentemente melodico, contiene uno splendido incipit da eseguire in modo “desolato e tristissimo”, come raccomandava lo stesso autore. Il secondo movimento, “Allegro con brio” ha un andamento fortemente ritmico e vorticoso, quasi parossistico. Come spesso accade nella musica da camera di Sciostakovich, il momento più alto e profondo viene raggiunto probabilmente nel movimento lento, un “Largo” dal tono meditativo e fortemente introspettivo, un lamento funebre per il suo amato amico, al quale segue, senza soluzione di continuità, il quarto movimento “Allegretto”, definito da alcuni una “danza macabra”, dal carattere sinistro, talora assai violento, indubbiamente di grande fascino, che presenta i temi utilizzati nel primo e terzo movimento, fino a dissolversi lentamente nella sua desolata conclusione. Soprattutto la presenza di questo meraviglioso Trio di Sciostakovich rende il concerto un “must” per gli amanti della musica da camera. .

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