Il viaggio di Federica Parisi da Messina al Regno Unito: "Non volevo accontentarmi, qui ho cambiato stile di vita"

Il viaggio di Federica Parisi da Messina al Regno Unito: “Non volevo accontentarmi, qui ho cambiato stile di vita”

Giuseppe Fontana

Il viaggio di Federica Parisi da Messina al Regno Unito: “Non volevo accontentarmi, qui ho cambiato stile di vita”

domenica 05 Dicembre 2021 - 06:51

A 11 anni dal suo "addio", Federica è l'emblema dei tanti ragazzi che vanno via: "Conoscevo i rischi. Ai giovani dico di non avere timore di iniziare da zero"

Un aereo senza guardarsi indietro. Tanti giovani messinesi lo hanno fatto nel corso degli anni e tanti altri lo stanno facendo proprio in questi mesi o si preparano a farlo. Sempre più spesso si sente parlare dello spopolamento di una Messina che perdere ogni anno migliaia di figli. Un fenomeno che non è iniziato oggi, ma prosegue ormai da troppo tempo. Federica Parisi è una ragazza messinese che ha lasciato lo Stretto per andare nel Regno Unito, una delle terre promesse che l’Europa propone ai tanti migranti comunitari e non. Federica ha lasciato la città inseguendo un sogno cullato sin da adolescente, cercando se stessa e trovando una nuova dimensione in cui ormai si è ambientata. Federica ha lasciato Messina da oltre un decennio: tra poco festeggerà 11 anni di nuova vita in terra anglosassone.

Federica, quando e perché hai deciso di lasciare la città?

In verità era uno di quei “sogni” che si hanno un po’ da adolescenti, quando ti senti inadatto e speri di trovare casa altrove. La spinta me la diedero due eventi del 2010. Uno è stato l’insoddisfazione lavorativa: al tempo lavoravo in un call center di recupero crediti e non faceva proprio per me, per quanto mi ha dato comunque una decente esperienza. Ho deciso così di lasciare e intraprendere la strada da insegnante, tramite una qualifica Microsoft, ma non ho avuto molta fortuna. Il secondo evento è stato la scomparsa di un amico conosciuto online e purtroppo mai incontrato di persona. Un ragazzo giovane e estremamente intelligente con tante ambizioni, purtroppo stroncate da una grave malattia. Nonostante non fossimo vicinissimi, questo evento mi ha colpito molto. Allora ho deciso di non volermi fermare o accontentare e, pur conoscendo i rischi, emigrare sembrava la scelta migliore per crescere personalmente e professionalmente.

Come sono stati questi 11 anni lontano da casa? Che tipo di lavori hai fatto e cosa fai oggi?

Intensi, molto intensi, ma in 11 anni succedono e cambiano tante cose. Per quanto riguarda l’ambito lavorativo, ho girato un po’, ma credo finalmente di aver trovato ciò di cui avevo bisogno. Nonostante abbia studiato inglese a scuola, mi sono resa conto velocemente che la barriera linguistica avrebbe avuto un impatto particolarmente importante nell’ambiente lavorativo. Ho iniziato facendo le pulizie e lavorando in un pub come cameriera e al tempo mi sono iscritta a un corso d’inglese a cui partecipavo alla fine della giornata. Mi sono spostata successivamente nella cucina di una caffetteria in un museo e da lì ho girato un paio di cucine: prima quella di una grande catena di sandwich shops, poi una piccola caffetteria privata e dopo ancora un’altra catena, stavolta di ristoranti italiani. Da lì mi sono poi spostata, sempre nell’ambiente del catering, ad un’altra azienda, come team manager questa volta. Dopodiché ho avuto il mio primo lavoro “d’ufficio”, come customer service agent, un classico servizio clienti. Quest’ultimo mi ha dato abbastanza esperienza da poter essere un po’ più selettiva con le mie scelte lavorative. Dopo un paio d’anni ed una buona dose d’incoscienza, la mia attenzione è andata ad un’azienda vegana, poiché un’altra cosa che è cambiata nel mio tempo qui nel Regno Unito è il mio stile di vita e l’etica. 6 anni fa infatti, nonostante pensassi non sarebbe mai accaduto, sono diventata vegana, per tanti motivi, ma soprattutto per gli animali. La compagnia che ha colto la mia attenzione è Vivo Life, dove ho iniziato nuovamente come agente servizio clienti oltre 4 anni fa quando era ancora solo uno start-up (ecco perché la scelta fu un po’ incosciente al tempo) ma ho avuto l’opportunità di costruire e successivamente guidare come team leader l’intero dipartimento. Lavoro ancora nella stessa compagnia, ma ho spostato la mia attenzione al progresso e la visione più ampia del servizio clienti, occupando attualmente il ruolo di Customer Strategy Manager.

Cosa ti manca di più e qual è la prima cosa che hai mostrato di Messina al tuo compagno?

Il sole, il mare, ovviamente la mia famiglia e i meravigliosi panorami. Quindi Jeremy, il mio compagno, ha visto subito il nostro splendido clima, l’estate al mare, la “famigghia”, e tutte quelle classiche meraviglie a cui non facciamo molto caso quando le abbiamo sempre sotto il naso. Il Duomo tra i più gettonati, ma è un fan del cibo messinese e una delle poche parole che ha imparato in italiano è “granita”.

Come vedono la Sicilia e l’Italia in Inghilterra?

Un po’ tristemente, anche se come scherzo. “Mafia” resta sempre una delle prime parole italiane che mi si dicono appena condivido di essere siciliana. Anche se fortunatamente pizza, pasta e lasagna seguono subito. La Sicilia però è generalmente vista come un posto di sole e allegria, e decisamente accogliente. La gente che ho conosciuto qui che ha avuto il piacere e l’opportunità di una vacanza in terra sicula la descrive sempre come meravigliosa.

Cosa ti senti di dire a chi, come hai fatto tu, sta pensando di andare via per cercare la propria strada?

Non abbiate timore di iniziare da zero. Farete il lavapiatti, il cameriere, le pulizie. Non è facile ma c’è tanta opportunità di crescere, spesso anche all’interno della stessa compagnia. Informatevi bene adesso che il Regno Unito è fuori dall’Europa in modo da essere sicuri di avere i requisiti adatti. So che dopo la Brexit non è più semplice come 11 anni fa a livello burocratico, ma non lasciatevi intimorire dai documenti. Non sarà necessariamente facile ma potrebbe portare tante sorprese se avete pazienza e determinazione.

Un commento

  1. Donninnirimelodicu 5 Dicembre 2021 22:46

    Mi sembra che la realtà sia proprio questa a Messina,si spopola di persone oneste, mature per iniziare una vita di sacrifici, ma nella speranza di una vita migliore. Quello che si fa finta di non vedere è che la città si è popolata di delinquenti, nullafacenti giovani e meno giovani, una città in cui viene tutto tollerato, il quaquaraquà è diventato lo stemma di Messina. Grazie ai responsabili a tutti i livelli di questo bel risultato,buona spazzatura e immondizia per questa città,in cui la sporcizia è degrado e ci rapporta alle città del terzo e forse quarto mondo.

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