I campetti di Pompei: tra i pochi spazi aggregativi rimasti a Messina

I campetti di Pompei: tra i pochi spazi aggregativi rimasti a Messina

fabrizio berte

I campetti di Pompei: tra i pochi spazi aggregativi rimasti a Messina

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mercoledì 06 Agosto 2014 - 23:31

Quello spazio ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per le attività sportive ma anche un centro sociale di aggregazione in una città carente di strutture.

Spazi di aggregazione, attività sportive e manifestazioni benefiche.
E’ questo il ritratto dei campetti sportivi di Pompei, tra gli ultimi rimasti nella città di Messina.
Entrare in un caldo pomeriggio di agosto ed osservare tanti bambini, italiani e non, ridere, divertirsi e correre dietro ad un pallone.
E’ questo l’aspetto sano e romantico dello sport, quello che tanto ci piace.
Un luogo di incontro, dove intraprendere insieme agli altri un percorso educativo, dove lo sport è amicizia, dove poter crescere liberi.
Eppure, tutto questo, rischiò di finire nel 2010, quando il legale rappresentante dei Frati Minori Cappuccini di Messina presentò al Comune una richiesta di concessione edilizia.
Un progetto che prevedeva la costruzione di tre palazzine, di sei piani l’una, più seminterrati vari e piani parcheggio in deroga. Il tutto nel terreno che oggi ospita i campetti di calcio di Pompei.
Grande operazione svolta dal Consiglio della IV Circoscrizione e dal Presidente Francesco Palano Quero che, in piena collaborazione con gli abitanti della zona, ma non solo, ha avviato una vera e propria battaglia sociale.
Nacque per l’occasione il Comitato “Costruttori di Futuro”, con l’obiettivo di salvaguardare questo storico spazio socio aggregativo.
Con la collaborazione della “Comunità Sportiva di Pompei” che dagli anni settanta si occupa della gestione degli impianti, furono raccolte circa 2.500 firme, che contribuirono alla “salvezza” dei campetti di Pompei, per la gioia di tutti gli sportivi e non solo della città.
La zona, infatti, non venne ritenuta idonea alle previsioni dell’Articolo 2 delle Norme Tecniche di Attuazione, perché la Via delle Mura, dove avrebbe dovuto sorgere il complesso edilizio, ha una larghezza insufficiente ed è priva in tutto o in parte di marciapiedi di larghezza conforme alle norme, con conseguente rischio alla circolazione pedonale.
Inoltre, la Via delle Mura è una strada senza uscita e dunque la stessa non costituisce via di accesso idonea in caso di calamità, tenuto conto dell’ulteriore carico urbanistico.
Sembrerebbe che i Frati Minori Cappuccini non si siano del tutto rassegnati e stiano valutando la possibilità di vendere uno spazio alternativo all’interno dell’area conventuale ad una ditta, sempre per eventuali costruzioni.
Notizia, tuttavia, da verificare.
Ciò che conta più di ogni altra cosa è che, ancora oggi, i campetti di Pompei rappresentano un autentico punto di riferimento per chiunque voglia fare attività sportiva. Un luogo socio aggregativo no profit, per i “vecchi nostalgici”, ma anche per la nuova generazione.

Fabrizio Bertè

2 commenti

  1. Pompei è uno di quei luoghi nei quali probabilmente migliaia di messinesi hanno trascorso i momenti più spensierati della loro adolescenza e non solo.
    Idem potrebbe dirsi per il San Luigi.
    Sull’iniziativa dei frati nulla da ridire dal punto di vista formale.
    Mi chiedo però con quale spirito certi frati affrontino la loro vita e la loro missione.
    Se ignorano l’importanza di preservare luoghi come questi in un contesto carente come quello messinese allora forse non sono adatti a svolgere la loro missione, che ricordo Loro ancora una volta non è quella di fare soldi.
    Sugli insegnamenti di Cristo non mi soffermo nemmeno, perchè ognuno di noi sa bene suppongo che il profitto non è neanche menzionato tra gli indirizzi della missione sacerdotale.
    Bene hanno fatto le persone che hanno fatto ricorso la prima volta.

    Salvatore

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  2. Pompei è uno di quei luoghi nei quali probabilmente migliaia di messinesi hanno trascorso i momenti più spensierati della loro adolescenza e non solo.
    Idem potrebbe dirsi per il San Luigi.
    Sull’iniziativa dei frati nulla da ridire dal punto di vista formale.
    Mi chiedo però con quale spirito certi frati affrontino la loro vita e la loro missione.
    Se ignorano l’importanza di preservare luoghi come questi in un contesto carente come quello messinese allora forse non sono adatti a svolgere la loro missione, che ricordo Loro ancora una volta non è quella di fare soldi.
    Sugli insegnamenti di Cristo non mi soffermo nemmeno, perchè ognuno di noi sa bene suppongo che il profitto non è neanche menzionato tra gli indirizzi della missione sacerdotale.
    Bene hanno fatto le persone che hanno fatto ricorso la prima volta.

    Salvatore

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