“In alto mare”: una perturbante commedia nera al Teatro dei 3 Mestieri

“In alto mare”: una perturbante commedia nera al Teatro dei 3 Mestieri

Tosi Siragusa

“In alto mare”: una perturbante commedia nera al Teatro dei 3 Mestieri

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martedì 02 Maggio 2023 - 09:00

Regia di Bonaventura e quattro eccellenti attori in una pièce surreale

MESSINA – “In alto mare” è una produzione Nutrimenti Terrestri e Castello di Sancio. Uno spettacolo andato in scena per il penultimo appuntamento con la stagione teatrale “Tracce D’Inchiostro” del Teatro dei 3 Mestieri di Messina,

Testo del 1961, sorprendentemente attuale, seppur datato, questo di Slawomir Mròzek, tragico, su tre naufraghi alla deriva in una zattera priva di sbarre (ma che li imprigiona), in alto mare, e in preda ai morsi della fame.

Gli spietati protagonisti si sfidano per la sopravvivenza, in una macabra pièce, atto unico del drammaturgo polacco contemporaneo, che è parte di una trilogia, in scena in prima nazionale, con la regia, l’ideazione luci e lo spazio scenico a cura di un magistrale Roberto Zorn Bonaventura. Gli interpreti, tutti di gran qualità, Giulia De Luca, Francesco Natoli, Gianfranco Quero e Michelangelo Zanghì, “elegantemente”, ma ferocemente in scontro, discettano su chi debba essere mangiato per trarre in salvo gli altri due.

Tutto è surreale e il naufragio è chiaro simbolo della condizione umana a brandelli, anzi, di quella permeata disumanità che si rivela e svela, con violenza e prevaricazione verso i propri simili, nella illusoria speranza che possa realizzarsi con ciò, per chi la pratica, una salvifica possibilità, e questo soprattutto nelle emergenze. La misera esistenza degli umani alla deriva non lascia spazio alcuno alla luce, i carnefici confidano a torto di imboccare la strada della salvezza, ma è la fine per tutti, non c’è via d’uscita da un mare che tutt’intorno, minaccioso, ci stringe in un abbraccio mortale. E intanto, nel gioco al massacro, le falsità, istante dopo istante sopravanzano, l’opportunismo dilaga, mentre la politica è inerte e inconcludente.

Probabilmente il senso della rappresentazione può rintracciarsi nel rimando a quella perdurante devastazione del teatro, che è parte essenziale dell’umana vita e, come quelli di noi ancora sani, non si arrende agli attacchi, perseguendo il proprio fine… quello, sublime, di indicarci, nonostante tutto, la strada.

Le scene minimaliste, ma d’impatto, con una pedana spessa, in legno, a fungere da zattera, tre sedie rosse, per ognuno dei naufraghi, tutti in apparenza signorili ,con abiti pretenziosi, in nero, per lo più, tranne uno addobbato con accessori giallo canarino, una valigia, rossa anch’essa, che fungerà, prima da predellino, su cui salire per l’improvvisato comizio dei tre,(che precede, “democraticamente” il voto su chi debba essere cibo per gli altri due) e dalla quale, in momento successivo, si tirerà fuori una cesta con ciotole, pentole, posate, per il macabro pasto in preparazione. In scena, anche un cappello a cilindro, di uno dei tre, in funzione, alla bisogna, anche di urna, per contenere i voti segretamente espressi.

Anche l’uso delle luci, sempre consono, conferisce preziosità alla performance di feroce rappresentazione dell’umano giunto al suo ultimo atto, come il grosso, il medio e il piccolo sono simboli di diverse sfaccettature di noi, tutti in fondo figli del Nulla, che ci dibattiamo l’un contro l’altro armato, cercando ad ogni costo di compiere la Scelta…. non esiste, però, quella giusta e la condanna è oramai inesorabile.

Applausi meritati per uno spettacolo convincente

Dopo aver percorso la via della votazione, non andata a buon fine, si imbocca allora la strada di stimolare il sacrificio volontario, per il bene comune, ma l’egoismo imperante non consente soluzione, e, infine, si opta per sacrificare, facendo appello ad un ipocrita principio di giustizia sociale retributiva, chi ha fin lì ricevuto di più dalla vita, anche se risulta, in modo tangibile, che gli altri due mentono e si sono alleati contro il più debole di loro, che dopo aver tentato di procrastinare l’insano banchetto, si concede, qual carne per i suoi menzogneri aguzzini.” Grosso, medio e piccolo” dunque, con il” piccolo” già vittima sacrificale proprio in quanto tale e il “grosso” malvagio al punto da preferire cibo umano, nonostante la scoperta tardiva di una scatola di piselli, che il “medio” aveva suggerito di mangiare in alternativa, e per ciascuno di essi “nomen è omen”

Ulteriore personaggio essenziale della rappresentazione è una figura femminile, che, con bianca maschera in volto, apre e chiude, nel prologo e nell’epilogo, la performance, dando voce all’Autore, che detta prescrizioni severe per la mise en scene, da osservare pedissequamente, ed è un escamotage assai indovinato, non didascalico, per dar voce al drammaturgo e, in uno, far comprendere i tratti connotanti del testo, che, come imposto a futura memoria, va reso in modo minimalista, pulito, senza aggiungere alcun elemento scenico, e senza conferire alcuna comicità, che possa assommarsi alla drammaticità, poiché la tragedia, e solo essa , ne costituisce forma e sostanza. L’attrice incarna, superbamente, anche una portalettere, che giungerà fin lì per consegnare un telegramma al piccolo, rischiando di essere, a sua volta mangiata, e il servitore, tal Giovanni, talmente devoto al grosso, che, non volendo, smaschererà nella sua condizione di stirpe nobiliare, e, per ordine del padrone, si toglierà la vita. Assente la musica, che non avrebbe potuto aggiungere alcunchè alla rappresentazione, nella sua essenza.

Il numerosissimo e caloroso pubblico ha mostrato, con prolungati applausi, gradimento convinto dello spettacolo.

Penultimo appuntamento, questo, ai 3 Mestieri, di una rassegna, “Tracce d’inchiostro”, di indiscussi impatto e significanza, che anche per questa stagione ha portato drammaturgie contemporanee e compagnie nazionali di indubbia qualità.

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