In scena "Il genio" e una figlia problematica

In scena “Il genio” e una figlia problematica

Tosi Siragusa

In scena “Il genio” e una figlia problematica

mercoledì 14 Maggio 2025 - 20:16

Riuscita perfomance ai Magazzini del Sale a Messina: drammaturgia, interpretazione e direzione di Sabine Uitz

MESSINA – “Il genio“: riuscita performance ai Magazzini del Sale, andata in scena in prima nazionale il 10 e l’11 maggio. Un poderoso atto unico, monologante, la cui drammaturgia, interpretazione e direzione si sono attestate a una meravigliosa Sabine Uitz, austriaca di nascita, perfetta in ognuno degli ambiti.
Avvezza da lungo tempo alla collaborazione con Il Teatro dei Naviganti, ha per questa stagione tenuto
anche un workshop titolato “Vocis Motus”, con incipit il venerdì precedente le date degli spettacoli, sotto
l’egida della Sua valenza anche di pedagoga nel contesto teatrale.
La pièce ha tratto le mosse nel solco di un teatro che non è stato espressione verbale” tout court”, con
l’uso della voce magnificamente orchestrato, ove la mimica stessa ha interagito con la corporeità,
declinata quest’ultima in movenze semplici o più elaborate fino a farsi passi di danza, in uno con le sonorità sottostanti, e il tutto ha generato un’arte per così dire totale.
Ha incantato la Uitz, nelle sue vesti nere essenziali , per l’ora di durata dello spettacolo, allocata davanti o
dietro una tenda bianca trasparente , un sipario a tutto campo, parte integrante non solo della scenografia minimalista, ma strutturale alla “mise en espace”stessa.
Partiamo però dallo script, degno di interesse e profondo, teso come è stato a sviscerare un legame che
può avviluppare e talora impedire una armonica crescita quale individuo dotato di unicità, quello con una
figura paterna ingombrante, già Premio Nobel per la letteratura, coincidente tutto con questo suo ruolo,
assecondato da una moglie asservita e totalmente compiacente, fino a non vedere le disturbate dinamiche familiari.
Un genitore non empatico, di certo, assente ma al contempo assai giudicante, che avrebbe voluto plasmare la prole a propria immagine e somiglianza, e, avendo fallito, respinge la figlia, a suo dire
disadattata, non all’altezza di sicuro, e il figlio meno ribelle, che svilupperà però tendenze di omosessualità e sarà per questo rifiutato dallo scrittore, che non parteciperà neppure al suo prematuro funerale, tutto preso dalla propria tournée che sceglierà di non interrompere.
Il padre ha così permeato di sé quel consesso familiare, decidendo cosa si deve ingurgitare, di cosa
discutere, imponendo lunghi silenzi, come in occasione dell’ascolto musicale, ossessivo, scandito ogni
mattina alle 8.30, prima dell’inizio della routinaria sessione lavorativa giornaliera, dal “Bolero” di Ravel, che
lo avrebbe immesso nel rituale della scrittura.
La figlia, definita pubblicamente nelle interviste, eufemisticamente, problematica, presente talora anche
con il proprio nome nei romanzi paterni, è per il Genio assoluto qualcosa di inadeguato, che, incapace di
ergersi in volo, può solo abitare la rude terra.
Via via, mano a mano che i meccanismi psicologici ostacolano la sua professione, il Genio mette sempre
più in piazza, dandola in pasto alla stampa, l’inadeguatezza della figlia, giungendo a farla sospettare prima di aver orchestrato il furto del suo ultimo capolavoro ( che asseriva esser stato quasi concluso, e del quale per prassi non esisteva altra copia), e infine della sua stessa morte.

La figlia, in una sorta di auto-confessione, vorrebbe non essere giudicata colpevole dall’uditorio, che prova a convincere della propria completa innocenza, atteso che, come si sa, l’apparenza può ingannare.
A mio avviso, pur se di qualche colpa possa essere suscettibile, la protagonista ha comunque già scontato, attraverso quei rapporti familiari insostenibili, eventuali responsabilità. Va dunque assolutamente assolta.
Si diceva anche dei duplici ruoli, di interprete e regista della “mise en scène”, di Sabine Uitz.
Quanto al primo, non può che esprimersi lode incondizionata per la strutturata resa del difficile contesto,
che l’artista è stata in grado di offrire nella sua complessità, sviscerando poco a poco ogni tassello della
intricata matassa, per togliere la sordina al dolore sottostante.
A tratti la narrazione ha assunto i contorni del giallo, si è colorata di possibili intrighi, virando verso ipotesi
delittuose.
Ogni gamma recitativa, mimica, gestuale si è plasmata armonicamente in un tutto di luminosa eccellenza,
che la regia , lavorando per sottrazione ha lasciato intelligentemente emergere.
Il pubblico delle grandi occasioni ha accolto con ovazioni il sapiente lavoro teatrale, vera chicca della
odierna stagione dei Magazzini del Sale, che anche quest’anno è stata brillantemente condotta e che si
avvia alla conclusione con i due saggi da approntare a fine maggio e i primi di giugno.

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