Rodì Milici, insulti e minacce al presidente di Legambiente Longano

Rodì Milici, insulti e minacce al presidente di Legambiente Longano

Redazione Tirreno

Rodì Milici, insulti e minacce al presidente di Legambiente Longano

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mercoledì 07 Settembre 2016 - 22:27

"Diamo fastidio a chi preferisce fare delle nostre bellezze una discarica abusiva piuttosto che un luogo da ammirare" - è il commento amaro di Carmelo Ceraolo, presidente dell'associazione ambientalista. Che ci spiega perchè l'aggressione subìta è solo l'ultima di una serie sistematica di minacce

“Ci impegniamo a fondo per recuperare i luoghi più suggestivi della nostra terra, valorizzarli e renderli fruibili alla collettività; ci spiace che a qualcuno questo dia fastidio”. C’è tanto rammarico nelle parole di Carmelo Ceraolo, presidente di Legambiente del Longano, dopo l’aggressione subìta a Rodì Milici. Un’aggressione che, dapprima verbale, stava degenerando nella violenza; e solo l’intervento di un maresciallo della Guardia di Finanza e di un gruppo di persone ha impedito ai facinorosi di passare ai fatti.

Una strana serie di coincidenze
“La vicenda è iniziata quando abbiamo ottenuto in comodato d’uso la cupola rosata, un relitto che si trova nell’atrio del torrente Patrì” – racconta Ceraolo – “il luogo è di incomparabile bellezza, ma da tempo veniva utilizzato come una discarica abusiva. Con l’ex sindaco di Rodì Milici, Filippo Torre, è stata stipulata una convenzione di utilizzo, che ci ha permesso di ripulire l’area, renderla fruibile al pubblico e realizzarci diversi progetti. Nella speranza di una ulteriore riqualificazione, l’abbiamo persino inserita nel GAL tirrenico”.

Tutto positivo, dunque. Eppure, non tutti apprezzano il lavoro dell’associazione. “Per impedire agli incivili di gettare rifiuti nell’area, abbiamo dapprima installato dei paletti e una catena. In quell’occasione abbiamo ricevuto il primo avvertimento: i paletti sono stati strappati via” – continua l’ambientalista – “in un secondo momento è stata invece bruciata la bandiera dell’associazione”.

Poi qualche mese di calma. Finchè, nel giugno scorso, i volontari dell’associazione trovano nella cupola rosata una busta contenente un gatto morto e dei fili elettrici. “A quel punto, ho insistito affinchè venisse sul luogo la Polizia municipale” – spiega ancora Ceraolo – “ma, al termine del sopralluogo, i vigili hanno ritenuto che non si trattasse di un’intimidazione”. A fine giugno, l’ennesimo avvertimento spinge il presidente di Legambiente in Procura.

L’aggressione
“Al termine della serata di lunedì stavo tornando nella piazza di Rodì Milici, discutendo con un vigile urbano. A un certo punto, si sono avvicinati due soggetti che hanno iniziato a inveire verbalmente nei miei confronti, con frasi colorite e minacce neanche troppo velate” – è la versione di Ceraolo – “ai due si è anche aggiunta una terza persona, ma questo non ha turbato il vigile che mi era accanto, che non ha ritenuto necessario intervenire. Nel frattempo, gli animi si sono surriscaldati, e i tre uomini stavano passando alle mani. È stato a quel punto che il provvidenziale intervento di un maresciallo della Guardia di Finanza, aiutato da un gruppo di persone, ha evitato guai peggiori”.

Una brutta esperienza, che Ceraolo ha esposto al procuratore l’indomani stesso: “Vista la catena di eventi, mi sembra abbastanza chiaro che le minacce sono sistematiche e, in tutta probabilità, riguardano la nostra attività di recupero della cupola rosata” – conclude l’uomo, che però non ha alcuna intenzione di arrendersi – “nella nostra terra, purtroppo, questi eventi sono da considerarsi una medaglia. Indicano che stai lavorando bene, che sei sulla strada giusta. A volte viene voglia di mollare; ma noi crediamo nella nostra attività e in questi luoghi. E non li abbandoneremo all’incuria e al degrado cui vuole condannarli qualche incivile”.

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