Sonia Consolo Giaccotto a Tempostretto.it: «Per me scrivere e respirare sono la stessa cosa».

Sonia Consolo Giaccotto a Tempostretto.it: «Per me scrivere e respirare sono la stessa cosa».

francesco musolino

Sonia Consolo Giaccotto a Tempostretto.it: «Per me scrivere e respirare sono la stessa cosa».

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giovedì 17 Maggio 2012 - 08:01

Sabato 19 maggio, alle ore 18.30, presso la sala conferenze “Giardini Oasi” – Piazza S. Sebastiano - verrà presentato il libro "L'ombrello" (ed.Rupe Mutevole), esordio narrativo della scrittrice messinese Sonia Consolo Giaccotto.

Può un ombrello avere un’anima? Se lo chiede retoricamente la scrittrice esordiente messinese, Sonia Consolo Giaccotto, nel suo primo romanzo, L’Ombrello (edito da La Rupe Mutevole, pp.88, €10). Sarà sin dalla primissima pagina proprio il protagonista, Marcello, a narrare dal suo particolare punto di vista l’umanità che lo circonda e le vicissitudini che gli accadono, con una prosa lineare e delicata, che rivela la prima passione della Consolo Giaccotto, la forma in versi.

L’Ombrello colpisce perché fin troppo spesso i libri d’esordio sono mere narrazioni di una quotidianità banale eppure sempre meritoria di finire sulla pagina. Invece la Consolo Giaccotto ha osato e ha fatto centro, donando vita ad un oggetto e per giunta un ombrello: uno di quelli oggetti che trattiamo sempre con grande indifferenza, abbandonandolo in macchina o a casa di amici a ogni piè sospinto.

“Ma l’Ombrello, lui, cosa prova?”.

Parte da questa semplice domanda un libro tenero che è anche o soprattutto, una favola moderna contro l’indifferenza, una metafora di una scala valori che tutto domina e tutto piega ai suoi bisogni, senza curarsi di ciò che calpesta.

Tempostretto.it ha intervistato Sonia Consolo Giaccotto.

Sonia, come nasce L’Ombrello?

L'idea di rendere un ombrello protagonista della mia storia nasce in maniera del tutto casuale, dalla ripetizione in più occasioni di una stessa situazione: la dimenticanza appunto di un ombrello.

Da qui l’idea di personificare quest’oggetto, che mi ha portato a pensare:

“povero ombrello, mai considerato e spesso abbandonato…”.

Ma quante volte ci siamo sentiti “ombrelli” nella nostra vita, quanti “ombrelli” ci sono nella nostra società. L’idea, nata appunto spontaneamente e casualmente, è stata poi sviluppata in modo assolutamente consapevole, volendo fare dell’ombrello una metafora dell’uomo, considerato nella sua individualità, in una società che tende a schiacciare questa sua unicità, riducendo tutti noi a meri numeri.

Ed è questo concetto che vorrei rivalutare con la metafora dell’ombrello, un oggetto poco considerato, in grado però di nascondere, nella sua essenza, tante sorprese, persino un’anima.

Come hai costruito Marcello, il tuo protagonista?

Nella costruzione di questo personaggio, nell’intento di personalizzare l’ombrello, ho voluto tracciare la sua esteriorità, la sua forma, umanizzandola.

Perciò l‘ombrello avrà delle braccia (i raggi), avrà una veste (la stoffa) avrà degli occhi e delle orecchie e persino un anima, solo si troverà in una situazione di assoluta passività e tante volte soffrirà questo disagio.

La corporeità dell’ombrello rappresenta per me solo l’occasione per occuparmi di altro, quegli aspetti introspettivi, paure e incertezze, il disagio dell’abbandono o dell’emarginazione ed emozioni diverse positive e negative, persino l’amore e la gelosia. Nel fare ciò ho utilizzato la tecnica di partire dalla forma, per giungere a valutarne l’essenza.

Così ad esempio, sin dalle prime righe, vi e’ questo passaggio: Marcello e’ appena nato in un ambiente osceno, tra i rumori della fabbrica e la distrazione di un gruppo di operaie, che vestono questi ombrelli apaticamente, parlando tra loro. Marcello e’ stato più fortunato: la donna che lo veste e’ molto attenta e cerca di sistemargli il vestito nel migliore dei modi.

E poi, c’e’ un contatto tra la sua mano rovinata e Marcello: questo spinge il protagonista ad andare oltre l’operaia, cercando la donna.

Si sofferma sul suo sguardo, un infinito mare in cui scorge un pizzico di tristezza, e coglie la donna, probabilmente madre e moglie, che si sacrifica in quella fabbrica, per la sua famiglia.

Quante volte noi nel quotidiano andiamo al di là di uno sguardo o di un gesto, per scoprire chi si cela dietro, quale anima vi sia dietro?

Che tipo di scrittura hai? Ovvero, hai pianificato la storia e i suoi sviluppi o ti sei lasciata condurre dalla vicenda?

La mia scrittura è semplice, molto sciolta: io la trovo divertente e ironica, anche se dietro questa ironia, si cela una grande amarezza.

Vorrei, attraverso quella che potrebbe sembrare una semplice storia divertente, lasciare un messaggio al lettore, di sentirsi ombrello o ricordarsi quando si è sentito tale, per riscoprire, nel prossimo, anche nel quotidiano, un rapporto umano.

E’ molto difficile che io mi trovi a pianificare una storia, di solito è la storia che mi cerca e mi trova, viene fuori dal quotidiano e io mi perdo in lei, fino a quando non l’ho conclusa.

Nel mio blog www.sottolombrello.it sto compiendo ultimamente un esperimento di pubblicazione di piccoli racconti.

Mi piace scrivere, riesco a far uscire la vera parte di me, la parte più libera, emozioni e attimi molto intensi nelle mie poesie, introspezioni personali e non, nei miei racconti.

Ad esempio il mio nuovo lavoro è nato, spontaneamente, dal mio scrivere uno di questi piccoli racconti dedicati al blog:

questa una storia che mi ha cercata e trovata.

Ma il tuo Ombrello è una metafora, una favola moderna?

Più che favola, nonostante il finale, che, come ho detto tante volte, vorrei lasciare alla sorpresa di chi legge, è una metafora della realtà.

Troppi ombrelli nel nostro vivere quotidiano: ombrelli vecchi e inutilizzabili, perché ormai hanno fatto il loro tempo, senza alcun rispetto per ciò che hanno fatto finora, ombrelli rotti, neanche recuperati, lasciati e mai più ritirati dai proprietari nei grandi vasi, di cui parlo nel libro, dove stazionano, normalmente, gli ombrelli “in pausa”.

E poi ci sono gli ombrelli poco alla moda, che nessuno sceglie se non in una situazione di emergenza. Il finale come dicevo o si odia o sia ama.

È vero che stai già lavorando ad altri progetti? Vuoi anticiparci qualcosa?

Per me scrivere e respirare sono, in concreto, la stessa cosa. E’ in uscita, anzi proprio oggi mi è arrivata l’anteprima della casa editrice, il mio libro di poesie: si chiama “Tra cuore ed eros” ed e’ una raccolta di poesie “inquiete”, tra la introspezione e la passione dell’amore.

Poi devo dirti, che mentre stavo lavorando a un vecchio e caro progetto, il tipico romanzo ancora incompiuto che tutti gli scrittori hanno e che prima o poi verrà a finire, come ti ho detto prima, una storia mi ha cercata e io ho dovuto ascoltarla.

E’ ancora in fase di ultimazione di stesura, quindi siamo ancora nell’ambito del progetto, ma mi piace molto, me ne sono innamorata io stessa e te lo voglio accennare.

E’ l’incontro tra due uomini molto diversi, per radici e tradizioni, ma entrambi provati dalla vita, ognuno a modo suo.

Chiusi nel silenzio, s’incontreranno, come un incontro tra due anime voluto dal destino e quell’incontro sarà la loro salvezza.

Molto introspettivo, molto vero, di alcune parti me ne sono davvero innamorata.

(FRANCESCO MUSOLINO)

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