Irene, "astronauta" contro i clacson: la storia della messinese e della battaglia di Carnevale

Irene, “astronauta” contro i clacson: la storia della messinese e della battaglia di Carnevale

Giuseppe Fontana

Irene, “astronauta” contro i clacson: la storia della messinese e della battaglia di Carnevale

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domenica 05 Marzo 2023 - 07:37

Il suo costume ha fatto scalpore, tra chi ha apprezzato e chi l'ha "quasi insultata": il suo è un messaggio d'orgoglio contro l'inciviltà

MESSINA – Con un costume da astronauta ha colpito al volto, metaforicamente e con grande ironia, i cittadini messinesi che hanno passeggiato lungo l’isola pedonale nei giorni in cui gli eventi di carnevale hanno animato il centro. Ma dietro quella maschera si nasconde una messinese come loro, delusa da una mentalità che non vuole cambiare, andata via decenni fa e insoddisfatta quando torna nel vedere Messina ancora preda di clacson e maleducazione, stradale e non solo. Irene Giambò ha ricevuto critiche e complimenti per il suo costume e lo striscione che, attraverso l’ironia, ha lanciato però un messaggio serio: “Messinese, vinci il premio per peggiore automobilista della galassia, indecente abuso del clacson, parcheggio incivile, ignoranza dell’uso delle frecce”.

Irene Giambò

“Una ragazza mi ha quasi insultata”

In tanti hanno applaudito e fatto foto con lei, sindaco Basile compreso, con lo staff guidato da Carmelo Abate (nella foto in evidenza con Irene Giambò), attirato dall’hashtag #mancastamanera, lanciato dall’amministrazione. Ma “c’è anche chi si è arrabbiato, non capendo né il messaggio né l’ironia. Una ragazza mi ha detto che non si riscontrava e l’ha presa sul personale. Mi ha quasi insultata. Molti, invece, mi hanno dato suggerimenti per aggiungere altre cose”. Irene in poche parole spiega il senso: “Era fatto, come si dice da noi, per ridere per non piangere”.

Irene vive lontano dall’età di vent’anni: “Vivo fuori da messina dagli inizi del 2000 e ho vissuto in Finlandia, in Irlanda, in Uk, in Australia, in Canada e ora vivo a Londra ma andrò a lavorare a Malta. Per me è difficile dire quali siano le differenze tra l’estero e Messina, avendo scelto di andare via praticamente vent’anni fa. Vedo che ora qui ci sono più eventi, che i ragazzi sono meno vincolati all’omologazione e li vedo più sereni nell’esprimere la propria personalità. L’influenza di internet si è fatta sentire anche qui e la mentalità sembra più aperta, ma Messina è ancora oggi un posto in cui la gente giudica. Vivendo a Londra per me è complicato capirlo: lì non vieni giudicato mai, ti interfacci a persone di ogni tipo. Questo ti permette di far espandere la propria mentalità. E c’è una scena culturale, di arte, musica e tutto il resto, che a Messina chiaramente non si può riscontrare”.

Il meessaggio di Irene Giam,bò

Come nasce l’astronauta

Come nasce l’idea del costume da astronauta? “Sono tornata a Messina per la scomparsa di mio nonno e ho aiutato mia madre a riorganizzare casa. In queste settimane ho messo da parte varie cose, dai pezzi di un gioco di società rotto a scatole e lenzuola non utilizzate. Trovando divertente il carnevale ho detto a mio nipote che mi sarei vestita da astronauta. Ho improvvisato il costume ed è venuto bene, una cosa simpatica. L’avevo pensato per una festa tra di noi, per fare divertire mio nipote. Ma a un tratto ho pensato che a carnevale ogni scherzo vale. Un clacson di troppo ha fatto traboccare il vaso e ho deciso di crerare il personaggio dell’astronauta che consegna il premio di peggior automobilista della galassia. Per questo ho scritto il banner e ho fatto il giro a Villa Mazzini, poi Corso Cavour e Piazza Cairoli. Poi la scritta #mancastamanera e l’incontro con l’ideatore della campagna, lì mi sono fermata. Il punto peggiore? L’incrocio al Boccetta, al liceo Archimede, lì i clacson si sprecano”.

Irene: “Cosa cambierei? La mentalità di chi ama lamentarsi”

Una questione di chiusura e mentalità? Forse sì. Irene spiega cosa cambierebbe e parla proprio di questo: “Sì, cambierei la mentalità del messinese, perché ama lamentarsi e fa poco per cambiare la situazione. Quando dico questo penso anche alla mia famiglia. Quando ho deciso, pochi giorni fa, di vestirmi da astronauta per lanciare questo messaggio e togliermi anche qualche sassolino, i membri della mia famiglia mi hanno subito supportata. Ma allo stesso tempo mi dicevano che se vivessi a Messina mi rassegnerei. Non combatterei contro muri di gomma ma accetterei che certe cose non cambiano e che la città è così. Io ho risposto che non è così: se vivessi a Messina non lo tollererei, come non tollero ora questi atteggiamenti incivili”.

L’assessore Finocchiaro, Irene Giambò, il sindaco e l’assessora Cannata

“Sono cose che non piacciono a nessuno – prosegue -, non serve una campagna individuale ma bisognerebbe raggruppare tutti quelli che si sentono come me. Piano piano, ci credo, qualcosa cambierebbe. E a loro dico che se non sei parte della soluzione sei parte del problema. Anche mia mamma parcheggia davanti al negozio in cui vuole fermarsi, o mio fratello utilizza il clacson. Parliamo di una mentalità di rassegnazione che ti fa sentire sconfitto rispetto a un fenomeno che in realtà non vorrebbe nessuno. Bisogna dare l’esempio, solo così qualcosa può cambiare. Ma se non cambia almeno sei stato sincero con te stesso, lo fai per te. Se ogni singolo messinese lo facesse, per orgoglio o per stile di vita, succederebbe una magia”.

Il messaggio: “Siate orgogliosi di Messina”

Irene lancia poi una sorta d’appello. “Il messaggio ai cittadini è proprio questo: siate orgogliosi della vostra città, più rispettosi anche. Spesso mi domando che impressione facciamo ai turisti delle crociere. Sottolineo ancora che Messina è notevolmente migliorata, io facevo questo lavoro con i turisti 20 anni fa e li si portava direttamente a Taormina perché qui non c’era niente di turistico da fare a piedi. Oggi si migliora, ma restano alcune criticità: da una parte lo scenario magnifico dello stretto e la disponibilità del messinese, dall’altra abbiamo ancora le cacche di cane, la spazzatura, la gente che suona il clacson, non lasciamo la migliore impressione possibile di Messina”.

La scelta di andare via

Irene è andata via a inizio anni 2000: perché? “Ho lasciato Messina perché per natura, per la mia personalità, volevo vedere il mondo. Lo avrei fatto in ogni caso, era un mio grande desiderio. Ho girato tanti posti in cui si parla inglese e ho trovato molte più possibilità di lavoro. Sono laureata in Scienze politiche ma non ho mai usato questa laurea se non per crescita personale. Ho iniziato come project manager e operation manager di corsi di lingua inglese all’estero, tra summer camp e vacanze studio. Poi ho cambiato settore e sono specializzata in behavior changing e sostenibilità, cioè organizzo campagne per la comunità con lo scopo di cambiare brutte abitudini, migliorando i comportamenti. Ad esempio mi rivolgo a chi non ricicla, al settore dei rifiuti oppure della mobilità, a tutti quelli che potrebbero non usare l’auto a beneficio della comunità e dell’ambiente. Sono campagne che non vogliono giudicare il singolo individuo, ma trovare le soluzioni a diverse problematiche. Sono anche un’insegnante di inglese, una sex coach, che aiuta chi ha problematiche legate al proprio corpo e alla propria sessualità, e una professional organizer, cioè riorganizzatrice spazi di compagnia, di famiglia, di uffici. Faccio tante cose: sono anche un cuoca vegana specializzata nelle campagne contro lo spreco di cibo. Una cosa che all’estero accade molto più che in Italia”.

Il sogno per Messina: “Non dover andare via per forza ma per scelta”

Se è difficile spiegare quante cose tengono impegnata Irene nella vita, più facile è chiederle cosa sogna: “Da qualche parte nel mondo, a un tratto, vorrei avere un piccolo appezzamento di terra dove coltivare le mie verdure, avere un cane, qualche pulcino e poter ospitare turisti. Magari dare lezioni di lingua e vivere una vita molto semplice e rilassata, in contatto con la natura e senza stress. Questo potrebbe essere anche l’augurio per Messina, nel senso che abbiamo tante terre non occupate, tanti palazzi non usati, c’è grande potenziale e bellezza naturale. Ci sono posti che potrebbero rappresentare la svolta per una città in cui c’è tanta fuga di persone che magari hanno un sogno e non riescono a realizzarlo dove vorrebbero. E anche quando si va via ti lasci sempre qualcosa dietro: io ho lasciato i miei nipoti, mio nonno, la mia famiglia. Sarebbe bello poter non dovere andare via ma farlo per scelta. Il mio augurio è per tutti: una routine vivibile, a contatto con la natura, dove si mangia meglio e si creino connessioni migliori, senza giudizi e conoscendo davvero le persone”.

3 commenti

  1. Irene, sei un miraggio nel deserto messinese. Qualora decidessi di realizzare un “arca” per traghettare verso un meno fosco futuro cittadino, sappi che almeno io, che mi ritrovo nel tuo pensiero, e non credo di essere il solo, ci sarò. Brava

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  2. Onore a Irene. Ha fatto bene ad andarsene, dispiace dirlo ma ha fatto bene. Riguardo al cittadino messinese non togliamo la sua grande specialità il suo grande talento il suo must L’uso sconsiderato del clacson ma anche delle seconde e terze file e delle 4 frecce.
    Kim Jon Gun pensaci tu

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  3. bucca domenico 26 Agosto 2023 23:13

    se vieni fuori messina ti metti le mani ai capelli brava una bella iniziativa

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