Irto, dimissioni per scuotere il Pd e attivare le Primarie. Ma sarà così?

Irto, dimissioni per scuotere il Pd e attivare le Primarie. Ma sarà così?

mario meliado

Irto, dimissioni per scuotere il Pd e attivare le Primarie. Ma sarà così?

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martedì 01 Giugno 2021 - 15:39

Lo stesso Letta confida nello scioglimento di tutti i nodi entro la settimana. Incoraggiamento dal ministro De Micheli. Ma M5S e Iric guardano oltre

Nicola Irto è un politico troppo esperto per non sapere che la Calabria conta cento volte meno di Roma e Milano sullo scacchiere sociale e dell’economia reale, ma mille volte meno sullo scacchiere politico. Le sue dimissioni da candidato Governatore in pectore del Pd hanno aperto un varco importante. E lo dimostrano tante attestazioni più che positive dei maggiorenti dèm . Ma a fronte di questo, ci sono parecchi altri punti interrogativi. E soprattutto, ci sono vari nodi che paiono destinati a rimanere irrisolti, comunque vada la “missione calabrese” di giovedì prossimo dell’ex ministro Francesco Boccia.
E c’è un aspetto meraviglioso e sconfortante: di quali punti si tratti, in realtà l’ha detto lo stesso Irto.

Tra elogi e slanci

Un minuto dopo la divulgazione dell’intervista in cui Nicola Irto rinunciava alla candidatura alla Presidenza della Regione, sono iniziate le lodi pubbliche. Certo il più autorevole riscontro è arrivato dallo stesso Enrico Letta, che peraltro aveva incontrato Irto a Roma solo una manciata di ore prima. «Non si può andare oltre questa settimana – asserisce il segretario nazionale del Pd –, abbiamo la volontà di dare alla Calabria un futuro che sia diverso da quello che le sta dando Spirlì. Lo faremo con un rinnovamento, anche dei gruppi dirigenti».
Anche il ministro a Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli ha tentato di fare quadrato: «Per la Calabria ci vuole un progetto di forte rinnovamento in grado di raccogliere le energie migliori di quella terra, per questo la candidatura di Nicola Irto va sostenuta con tutta la nostra energia». Non lontane le dichiarazioni del viceministro degli Esteri Marina Sereni: «Per le prossime Regionali in Calabria ci sono le condizioni per una coalizione ampia, aperta, rappresentativa delle maggiori espressioni delle forze progressiste. Nei giorni scorsi abbiamo identificato in Nicola Irto la persona giusta per rappresentare il Pd all’interno di questa coalizione e spero che possa ridare la sua disponibilità ad essere il nostro candidato».
Ma, ad attestare le contraddizioni – in Calabria, così come sul fronte nazionale – sulle quali si tornerà dopo, parlamentari significativi del Movimento Cinquestelle come uno dei coordinatori per le Regionali 2021, il deputato cosentino Alessandro Melicchio, ha ammesso che il ritiro di Irto a suo avviso «può facilitare la costruzione di una coalizione più grande che possa essere competitiva contro il centrodestra», inclusiva dunque verso il “TanDem”. E lo stesso consigliere regionale di Io resto in Calabria Graziano Di Natale, premesso che le affermazioni di Irto «non possono lasciarci indifferenti», lesto aggiunge che «bisogna prendere atto di una Calabria che ha bisogno di cambiamento, anzi d’innovazione». E, ben lontano dal chiedere al collega d’Ufficio di Presidenza di ripensarci, il segretario-questore di Palazzo Campanella anticipa che «insieme a tanti amministratori della provincia di Cosenza vogliamo dare vita a un laboratorio d’idee nuove, fresche, sganciate dalle solite logiche del ginepraio della politica. In Calabria non si vuole dare spazio alle forze giovani perché gli agglomerati di potere stentano a cedere il passo. È inaccettabile. Serve una netta inversione di tendenza».

I “feudi”

Esistono nel Partito democratico calabrese i «piccoli feudi» che ha messo sotto accusa Nicola Irto? Certo che esistono. E per la verità, esistono “prima” e “indipendentemente” dalle prossime Regionali. Proprio per questo, comunque finisca con questa candidatura, è dura non essere scettici sulla loro cancellazione.
Tra l’altro, su questo tema Enrico Letta dovrebbe impegnarsi parecchio, per coerenza. La lotta alle “correnti” di cui s’è fatto promotore appena designato segretario è solo un piano “nobile” della cancellazione di “riserve di caccia” varie. Fra le terminazioni più temibili di questi feudi, ci sono le conseguenze in sede di formazione delle liste. Dove molto spesso i candidati non cercavano d’articolare un programma adeguato, o d’acquisire consenso in ragione delle proposte, ma di sbarrare la strada a chi potesse “far ombra”.
Più che chiedersi, dunque, se esistano le condizioni per una o l’altra candidatura, il Partito democratico dovrebbe forse chiedersi: esistono le condizioni per sfrondare questo

Il trasversalismo

L’altra grande questione sollevata da Irto, poi, è esattamente la genesi di un Giano bifronte visto potentemente in azione in questi anni. Parliamo del «trasversalismo, in pezzi del centrosinistra calabrese – citiamo testualmente dall’intervista rilasciata dall’ex presidente del Consiglio regionale alla collega dell’Espresso Susanna Turco –, dovuto a interessi comuni con pezzi del centrodestra».
“Bifronte”, sì.
Perché è la consapevolezza di differenze talora impercettibili tra i due poli maestri ad aver reso plausibile una candidatura “civica” come quella di Pippo Callipo. Non per la splendida figura d’imprenditore, ma in relazione all’aver Callipo prima corso in posizione terzopolista, quindi appoggiato l’allora vicesegretario regionale di Fi Wanda Ferro. Un percorso opinabile, per un candidato Governatore del centrosinistra.
E dall’altro lato, proprio l’avvertito annacquamento valoriale ha irrobustito l’idea di una Sinistra-Sinistra, o se preferite di un populismo-populismo: quelli espressi dal TanDem. Che dall’elettorato calabrese di Sinistra in molti casi non è affatto malvisto; anzi.
…Questo fa capire al volo che, più che di Giano bifronte, d’Idra di Lerna a più teste dovremmo parlare. Perché un’opposizione considerata blanda a Palazzo Campanella e fuori, un commissario regionale “fantasma” rimandano al tema dell’alleanza con Cinquestelle. Che a Roma c’è. Nel governo Draghi, in verità, ci stanno tutti tranne Fdi. Ed è chiaro che quest’assetto rende tutto più complicato sul territorio. Perfino il populismo (dell’M5S) “non è più quello di una volta”, ed è per questo che l’asse Tansi-de Magistris diventa interessante per molti. Evidentemente servono nuovi equilibri, nuove soluzioni. Complicato, osteggiare Virginia Raggi a Roma con la sinistra, e chiedere a Cinquestelle di sostenere il proprio candidato in Calabria.
Fuori da un perimetro nuovo, “osato”, c’è spazio solo per le beghe di bottega. Per i personalismi piccini-piccini. Per i famosi «troppi pezzi di partito impegnati ognuno nella sua piccola trattativa», temiamo di sapere su che cosa.

Tansi: centrosinistra confuso

«Proposta vuota». «Fumo negli occhi». «Un cumulo di frottole». Ad avviso del leader di “Tesoro Calabria” Carlo Tansi, in sostanza questo sarebbe e veicolerebbe il centrosinistra. Epperò, questo avrebbe contribuito a svelare il “passo indietro” del fin qui candidato piddino alla Presidenza della Regione Nicola Irto.
Nella «misteriosa» coalizione che si sta tentando di costruire, con gli occhiali di Tansi s’intravede solo «la confusione più assoluta». E una micidiale «paura di non riuscire a presentarsi ai nastri di partenza con un progetto serio e credibile agli occhi dell’elettorato». E c’è di più: i dèm troppo a lungo sarebbero stati «rappresentati da gente imbarazzante». Proprio questo, avrebbe generato un «lungo corteggiamento nei miei confronti – così l’ex capo della Protezione civile calabrese –, alla ricerca di figure che potessero ridare la verginità da tempo perduta» al Partito democratico calabro.
Certe “falangi” farebbero pensare una cosa sola: «Non si può dare in mano le chiavi a personaggi chiacchierati e da sempre promotori di logiche clientelari». Né manca una stilettata di Tansi allo stesso Irto: spesso questi nei vengono coperti da un candidato «in apparenza senza macchia» che però, se regge il “giochino”, «non può essere realmente affidabile».

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