“Jeanne du Barry” è l’ultima anteprima del TaorminaFilmFest: il regale che diviene umano VIDEO

“Jeanne du Barry” è l’ultima anteprima del TaorminaFilmFest: il regale che diviene umano VIDEO

Emanuela Giorgianni

“Jeanne du Barry” è l’ultima anteprima del TaorminaFilmFest: il regale che diviene umano VIDEO

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sabato 01 Luglio 2023 - 10:30

Insieme al film di Johnny Depp, anche “The absence of Eden” è protagonista della serata al Teatro Antico. Premiati, inoltre, Dafoe e Ferrara

TAORMINA. All’ottavo e penultimo appuntamento della 69esima edizione del TaorminaFilmFest – che non si ferma, nonostante il colpo di scena della chiusura del Palacongressi – arrivano le ultime due grandi anteprime. A chiudere il Festival il giorno seguente saranno, infatti, i Nastri D’Argento.

“The absence of Eden”

Zoe Saldana (Avatar; I guardiani della Galassia), insieme a Marco Perego, sono i grandi ospiti della giornata, rispettivamente attrice protagonista e regista della prima anteprima assoluta della serata: The absence of Eden.

The absence of Eden porta nella meravigliosa cornice del Teatro Antico un agente dello United States Immigration and Customs Enforcement alle prese con un lavoro a volte disumano. Il protagonista si imbatte in una donna priva di documenti che lotta per sfuggire a uno spietato cartello e sceglie di collaborare con lei per salvare la vita di una ragazzina innocente.
Ha vita, così, un thriller che lascia con il fiato sospeso, mentre interroga su domande esistenziali e dilemmi morali.

Saldana e Perego, innamoratissimi, riempiono il Blue Carpet del Festival, accompagnati da due altri grandissimi protagonisti di questa edizione: Williem Dafoe e Abel Ferrara che, dopo aver curato le masterclass e la sezione di proiezioni che hanno arricchito l’intero Festival, vengono insigniti al Teatro Antico di un Premio alla Carriera che si fa anche premio per la loro grande amicizia.

Jeanne du Barry

La serata si conclude, poi, con l’attesa anteprima italiana di Jeanne du Barry – La favorita del re, diretto da Maïwenn, con Johnny Depp (la cui presenza era stata inizialmente annunciata a Taormina ma poi mai più confermata), Maïwenn, Pierre Richard e Melvil Poupaud. In tutte le sale dal 30 agosto. 

Un dramma liberamente ispirato alla storia tanto nota dell’ultima amante di Luigi XV alla corte di Versailles. Mentre il re (Johnny Depp, che torna al cinema con questo film) non riesce a trovare un senso alla vita dopo la morte della sua amata compagna; Jeanne Bécu (interpretata dalla stessa Maïwenn), una giovane donna della classe operaia – che prende il titolo di Madame e il cognome du Barry per un matrimonio fatto per convenienza – affamata di cultura e piacere, usa la sua intelligenza e il suo fascino per divenire la favorita del re. Luigi XV, ignaro del suo status di cortigiana, se ne innamora perdutamente (dopo che è proprio il duca du Barry a presentargliela). Contro ogni decoro ed etichetta, Jeanne si trasferisce a Versailles, dove il suo arrivo scandalizza la corte (soprattutto le due figlie del re, raccontate alla pari delle sorellastre di Cenerentola). 

Un dramma in costume che ha raccolto pareri contrastanti sin dalla sua prima assoluta al Festival di Cannes.

Non è la fedeltà storica – che, infatti, non viene rispettata completamente, non vi è nessun accenno a ciò che accade fuori dalle mura di Versailles – il centro dell’interesse della regista, ma il delineare personaggi concreti, per nulla iconici o idealizzati. Una donna forte, intelligente, polemica e anticonformista ma che usa la sua intelligenza solo per agire da arrampicatrice sociale; un re umano, dotato di una certa sensibilità, ma profondamente egoista e vigliacco. E se la Jeanne du Barry di Maïwenn voleva ergersi a simbolo del femminismo e dell’emancipazione della donna non vi riesce, non aiutata sicuramente da un disegno narrativo forte. 

Anche l’interpretazione di Johnny Depp, che resta sempre ammaliante e ironica, convincente e incisiva con i suoi sguardi profondi e i manierismi iconici, soffre della difficoltà di una lingua che non conosce. Per limitare il più possibile il suo francese, nel film Depp è quasi un divo del muto.

Maïwenn ritrae una Reggia di Versailles fatta di opportunismi e ipocrisie, dove la regalità perde del tutto quella sua aura solenne e si dimostra umana, troppo umana. Si fa commedia. Descrivendo la vita a Versailles, Maïwenn ne ridicolizza le superficialità, i comportamenti di rito, i gesti studiati, le risatine, le lunghe attenzioni quotidiane di cui necessita il sovrano, le grandi parrucche. Ma anche qui la riuscita non è vincente; la narrazione si alterna tra momenti o scambi un po’ troppo banali, e riflessioni saltuarie che sanno donare profondità al racconto, di cui si fa quasi sempre protagonista la figura del re, nella sua umanità.

È un film che, però, tra i suoi pro e i suoi contro, lascia comunque incollati allo schermo, grazie ai sontuosi costumi d’epoca di Jürgen Doering, alla maestosa fotografia di Laurent Dailland, alla imponente scenografia di Angelo Zamparutti e alla colonna sonora di Stephen Warbeck che offre emozione e grandiosità agli eventi. I soli elementi capaci – aiutati dalla naturale bellezza di Versailles – di mantenere e raccontare una solennità che viene fatta del tutto svanire nella narrazione.

E, allora, se come recita una battuta del film: “È grottesco. No, è Versailles”; così si potrebbe racchiudere l’idea del film: “È grottesco. No, è Jeanne du Barry- La favorita del re”.

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