Uno degli endemismi dei Peloritani, tra le rupi e gli spontoni rocciosi
Tra le rupi e gli spuntoni rocciosi di Dinnammare cresce una pianta tanto affascinante quanto rara: l’Anthemis messanensis, nota localmente come “camomilla di Messina”. Questa specie, simbolo di un endemismo puntiforme, rappresenta un vero gioiello della flora siciliana, capace di raccontare una storia di adattamento, resilienza e unicità.
L’Anthemis messanensis è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteracee, la stessa della camomilla comune (Matricaria chamomilla). A differenza di quest’ultima, però, la camomilla di Messina è un endemismo puntiforme, ovvero una specie che cresce esclusivamente in un’area geografica estremamente ristretta. Nel caso specifico, il suo habitat è limitato alle rupi e agli ambienti rupestri di Dinnamare. Questo microhabitat, caratterizzato da condizioni microclimatiche particolari, come esposizione al sole, suoli poveri e venti salmastri, ha permesso alla pianta di evolversi in modo unico, distinguendosi dalle altre specie di camomilla presenti in Sicilia e nel mondo.
I fiori della camomilla di Messina sono piccoli capolini con petali bianchi ligulati che circondano un disco centrale giallo, tipici delle Asteracee. La pianta fiorisce in primavera, tra aprile e giugno, tingendo le rupi di Dinnamare di delicati tocchi di bianco e giallo. Le sue foglie sono sottili, leggermente tomentose, e il portamento è compatto, adattato alla vita in ambienti rocciosi dove il vento e la scarsità d’acqua rappresentano sfide quotidiane.
Adattamento e isolamento
L’endemismo dell’Anthemis messanensis è il risultato di un lungo processo evolutivo. L’isolamento geografico di Dinnammare, combinato con le sue peculiarità ecologiche, ha favorito la speciazione, ossia la formazione di una nuova specie distinta dalle altre camomille. Le rupi di Dinnammare offrono un microclima ventoso, con suoli poco profondi ricchi di minerali ma poveri di sostanza organica. Queste condizioni estreme hanno selezionato caratteristiche specifiche nella camomilla di Messina, come la capacità di trattenere l’umidità e di resistere a forti escursioni termiche, tipiche del monte.

L’endemismo puntiforme, come quello della camomilla di Messina, è un fenomeno raro e prezioso. Specie come questa sono considerate “relitti” evolutivi, testimonianze viventi di processi ecologici che si sono susseguiti per millenni. Tuttavia, la loro distribuzione limitata le rende anche estremamente vulnerabili a fattori antropici e naturali, come il cambiamento climatico e la raccolta incontrollata.
Le tradizioni antiche
Tradizionalmente i messinesi si recavano a Dinnammare in primavera per raccogliere i suoi fiori, utilizzati per preparare infusi calmanti, impacchi antinfiammatori o tisane per favorire il rilassamento. Sebbene non sia stata studiata approfonditamente come la camomilla comune, si ritiene che la camomilla di Messina condivida molte delle proprietà tipiche delle Asteracee, come effetti antinfiammatori, sedativi e lenitivi.
Nel passato, la raccolta dei fiori era una pratica comune tra le comunità locali, ma oggi questa attività è fortemente regolamentata per proteggere la specie. La camomilla di Messina, infatti, non è solo un simbolo di benessere, ma anche un elemento chiave della biodiversità peloritana, meritevole di tutela.
La biodiversità di Dinnamare
Dinnamare non è solo la culla della camomilla di Messina, ma anche un hotspot di biodiversità. I Monti Peloritani, con la loro posizione strategica tra il Mar Ionio e il Tirreno, ospitano numerose specie endemiche e habitat unici. La camomilla di Messina condivide il suo ambiente con altre piante adattate alle rupi, come l’Astragalus siculus e la Saponaria sicula. Questo mosaico di specie contribuisce a rendere Dinnammare un laboratorio naturale per lo studio della flora mediterranea e dei processi evolutivi.
L’area di Dinnammare è anche un luogo di grande valore paesaggistico e culturale. Le sue cime offrono panorami mozzafiato sullo Stretto di Messina e, nelle giornate limpide, sull’Etna e le Isole Eolie. Tuttavia, la pressione antropica, come il passaggio di veicoli fuoristrada e il turismo non sostenibile, rappresenta una minaccia per questo fragile ecosistema.
