Poco distante dal marciapiede dove Sara è morta i Carabinieri hanno trovato una lama, che sarà esaminata. La madre chiarisce il suo ruolo
Messina – I genitori di Stefano Argentino, la sera del femminicidio di Sara Campanella, si sono precipitati a Messina, l’hanno fatto salire in auto, lo hanno portato a Noto. Ma non per farlo sfuggire all’arresto. Loro, infatti, non sapevano di quello che era accaduto con Sara Campanella.
Stefano voleva suicidarsi
“Ho ricevuto una telefonata in cui Stefano mi diceva addio, voleva suicidarsi. Mi sono precipitata a Messina, in auto tutto il tempo al telefono con lui per convincerlo a non farlo, ogni volta che una galleria interrompeva la comunicazione io precipitavo nel panico. Arrivati a Messina, attraverso la posizione inviataci da Stefano, io e mio marito siamo arrivati in una stradina strettissima con tante auto parcheggiate su entrambi i lati, Stefano era zuppo, è salito in auto ancora confermando la volontà di suicidio, siamo tornati verso Noto. Solo qualche minuto prima di arrivare ci ha confessato il motivo della sua volontà suicida. Non siamo andati a casa ma nel b&b per lasciarlo tranquillo, lontano dal fratello, perché lui continuava a parlare di suicidio. I Carabinieri sono arrivati nel giro di 10 minuti”.
Una madre provata
Questa in estrema sintesi è la versione della madre di Stefano, che stamane a Messina si è recata spontaneamente dai Carabinieri per chiarire la sua posizione. “La donna è molto provata, è disperata per sua figlia ma anche per Sara, e per il dramma della famiglia della ragazza. Non intendeva assolutamente “coprirlo” ma solo salvargli la vita”, spiega l’avvocato Stefano Andolina che assiste gli Argentino insieme alla collega Rosa Campisi. Oggi legali e familiari hanno incontrato il ragazzo nel carcere di Gazzi dove è in isolamento, sorvegliato a vista. “Non ha abbandonato il proposito di togliersi la vita, non mangia da 4 giorni, è molto depresso”, racconta il legale.
Trovato un coltello poco lontano dal luogo del femminicidio
Intanto poco lontano dal Policlinico e dal luogo del femminicidio gli investigatori hanno trovato un coltellino pieghevole che potrebbe essere la lama adoperata dal ventisettenne di Noto per ferire mortalmente la collega di corso 22enne. La conferma che si tratti davvero dell’arma arriverà dopo i rilievi della Scientifica. Il coltello è stato infatti consegnato ai Ris di Tremestieri, a lavoro anche sull’appartamento dove Stefano risiedeva a Messina, dopo le lezioni al corso di Tecniche di Laboratorio. L’appartamento di centro città è stato sequestrato dagli uomini del comandante provinciale Lucio Arcidiacono, e sarà passato al setaccio per ricostruire elementi utili all’indagine.

Che strano, gli parlava al telefono ininterrottamente e poi lo ha lasciato solo nel B&B perchè stesse tranquillo! Io penso che chi vuole suicidarsi sul serio lo fa e magari sceglie un metodo meno cruento di quello scelto per infliggere la morte agli altri ma lo fa! Credo anche che chi intende suicidarsi non comunica l’intenzione di farlo ma lascia, se del caso, un biglietto di “saluti e di scuse” e non comunica la propria posizione per essere immediatamente trovato. Penso altresì che i bravi ragazzi non camminano con il coltello! Anche Turetta dopo l’assassinio di Giulia Cecchettin voleva suicidarsi! Peccato che queste persone riescano solo a uccidere gli altri!