La musica da camera russa nella strepitosa esecuzione del Trio Tchaikovsky.

La musica da camera russa nella strepitosa esecuzione del Trio Tchaikovsky.

giovanni francio

La musica da camera russa nella strepitosa esecuzione del Trio Tchaikovsky.

lunedì 18 Febbraio 2019 - 07:44

Sabato scorso al Palacultura, l’esibizione del celebre Trio Tchaikovsky, uno dei più importanti complessi di musica da camera esistenti, e anche uno dei più antichi (fondato nel 1975) ha confermato in tutto le attese. Gli spettatori, accorsi numerosi per l’occasione – nonostante i trii da camera spesso non richiamino il grande pubblico – hanno, infatti, assistito ad una magistrale performance di musica del repertorio russo dell’800 e del 900.

Ospiti della stagione musicale della Associazione V. Bellini, il cui presidente Giuseppe Ramires, nel presentare il concerto, ha sottolineato il fascino di ascoltare da eccellenti musicisti russi la musica di quel paese, i membri del prestigioso Trio – Pavel Vernikov, violino; Alexander Chaushian, violoncello; Kostantis Bogino, pianoforte – hanno interpretato come meglio non si potrebbe i brani proposti.

Si è trattato in effetti di una entusiasmante immersione nella musica russa da camera, con l’esecuzione del Trio n.1 in re minore op.32 di Anton Arensky, del Trio n. 1 in sol minore “Elegiaco” di Sergej Rachmaninov e del Trio op.67, in mi minore di Dmitrij Sciostakovich.

Per il commento sui brani rimando alla presentazione pubblicata ieri su questo quotidiano, aggiungo soltanto che, riascoltando i due Trii di Arensky e di Rachmaninov, non si può che ribadire la profonda e importantissima influenza che il grande Tchaikovsky, col suo splendido Trio in la minore op. 50, in particolare il suo “Pezzo elegiaco”, ha esercitato sia su Arensky che su Rachmaninov, i quali hanno tenuto ben presente il celebre tema nei loro Trii. I due brani, comunque gradevoli ed espressivi dello spirito musicale russo ottocentesco, hanno costituito un piacevole “aperitivo” al piatto forte della serata: il Trio op.67, in mi minore di Sciostakovich. La formidabile esecuzione dell’ultimo movimento “Allegretto”, un brano sinistro, demoniaco, dal ritmo ossessivo ma trascinante, che costringe l’ascoltatore a non perderne neanche una nota, preceduto, senza soluzione di continuità, da quell’amaro e commovente “Largo”, funebre meditazione per la morte del suo amato amico, Ivan Ivanovich Sollertinsky (morto per un infarto lo stesso anno della composizione di questo capolavoro), non verrà dimenticata facilmente dal pubblico presente, ovviamente entusiasta.

Oltre l’affiatamento perfetto fra le parti, ciò che ha colpito è stato in particolare la limpidezza e profondità del suono, la sicura e consumata abilità dei musicisti nel calibrare i “forte” e i “piano”, per cui non è mai successo, come purtroppo invece capita sovente di ascoltare, che il suono di uno strumento prevalesse sugli altri.

Infine è stata ammirevole l’empatia dimostrata con un brano – quello di Sciostakovich – di difficile interpretazione, che presenta nei vari movimenti diversi e complessi aspetti interpretativi.

Dopo aver ringraziato il pubblico e interloquito simpaticamente con esso, sottolineando la loro gioia di suonare a Messina – ove si erano esibiti molti anni or sono – i musicisti hanno concesso generosamente due bis, dei quali il secondo, una fantasia su temi di Rossini di un autore russo contemporaneo, omaggio all’opera italiana, ha voluto concludere con una ventata di allegria, un programma imperniato tutto su musica drammatica se non lugubre. Nel primo bis invece – “Aprile” da “Le Stagioni” di Tchaikovsky – lo straordinario Trio ha saputo cogliere la dimensione malinconica, quasi patetica, propria del grande compositore russo, un brano che non poteva essere eseguito meglio. Speriamo di rivederli ancora, magari con l’esecuzione del Trio di Tchaikovsky.

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