La porta dei sogni. Antonio Presti mette insieme bimbi, mamme e artisti

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Redazione

La porta dei sogni. Antonio Presti mette insieme bimbi, mamme e artisti

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sabato 18 Ottobre 2025 - 08:00

La nuova opera la Magma di Librino, il museo a cielo aperto del mecenate messinese

Catania – Saranno presentate il 22 ottobre alle 10 in viale Castagnola, alla scuola Angelo Musco, le tre ultime opere del Magma, il museo a cielo aperto di Librino promosso dal mecenate messinese Angelo Presti.

Un’onda magmatica di bellezza civile che attraversa viale Nitta. E’ questo il senso delle tre istallazioni, nell’ambito della Triennale della Contemporaneità promossa dalla Regione Siciliana, con la Fondazione Fiumara d’Arte.

Le nuove installazioni ampliano il grande percorso di arte pubblica del quartiere. Librino, spesso raccontato attraverso stereotipi negativi, continua così ad essere un importante laboratorio di cittadinanza attiva: l’arte pubblica si intreccia con la scuola e restituisce agli abitanti il diritto a un’estetica condivisa. I bambini e le madri sono i veri protagonisti di un’arte che parla alla gente, restituisce senso di appartenenza al proprio territorio.

“Non si possono quantificare vent’anni della propria vita con il valore del denaro – dice il maestro Antonio Presti-. Ciò che è stato costruito a Librino è un dono del cuore. Siamo partiti con la Porta della Bellezza, che ha coinvolto quattro generazioni in un’esperienza magnetica e di condivisione, proseguita con la Porta delle Farfalle e con tutte le altre opere che hanno trasformato il quartiere in un museo d’arte contemporanea all’aperto diffuso, unico al mondo. Mi auguro che la Regione insieme all’amministrazione comunale di Catania, possa proteggere il futuro di questo grande patrimonio d’arte, prezioso volano per lo sviluppo turistico ed economico del territorio, grazie alla sua posizione strategica, a pochi passi dall’aeroporto Fontanarossa, facendo così di Librino con il suo museo, una nuova meta internazionale. Il 22 ottobre inaugureremo insieme a tutte le scuole e a tutti i ragazzi del quartiere una nuova tappa di questo percorso: sarà una grande festa dei sogni. Perché nella vita il sogno non deve mai smettere di esistere, soprattutto in luoghi dove i bambini possono sentirsi tristi o emarginati. “Il sogno è sognare sempre”.

La “Porta dei sogni”

Tremila mattonelle di terracotta, impastate da mani di bambini e di madri: su ciascuna, una frase, un pensiero, un desiderio, un sogno. Dalla lunga stagione dei laboratori permanenti attivi in tutte le scuole di Librino, nasce un’installazione monumentale che fa della crescita un atto maieutico e dell’educazione un’opera. Collocate lungo la grande fascia blu di viale Nitta, queste formelle non sono un semplice ornamento: sono un segno collettivo, una testimonianza viva di una comunità che ritrova nella bellezza la propria forza di riscatto.

I sogni di tutti i bambini sono stati consegnati all’opera “Cavalli nel vento” di Filippo Messina, collocati sul muraglione sempre di viale Nitta con un ampio bassorilievo in terracotta che, come un fregio classico, corre lungo la strada. I cento cavalli, scolpiti in corsa, condensano i valori universali che l’intero progetto intende consegnare alla comunità – forza, libertà, lealtà, coraggio, visione – e trasformano il muro in una soglia simbolica: non più divisione, ma passaggio, non più periferia, ma approdo.

Luna sola

Poco più avanti, si innalza “Luna Sola” opera di Giancarlo Neri: una sedia monumentale, alta 10 metri, sormontata da una luna che, di giorno, rivela dettagli e fughe prospettiche, e di notte si accende come un globo sospeso. È un segno metafisico e poetico che sposta lo sguardo ordinario all’immaginazione straordinaria del sogno: la sedia di un gigante, la luna “caduta” lì per caso, un invito a restare bambini nella curiosità e negli interrogativi, rigenerando così la visione del “sogno”.

Leporinus

Le nuove opere incontrano alla fine, lungo l’asse del percorso: “Leporinus” di Antonella De Nisco, un’installazione di 3 Lepri in acciaio dipinto, collocata sulla rotatoria all’ingresso del quartiere, che ne restituisce la propria radice etimologica: Librino come “terra di lepri”. L’opera, con la sua trama leggera e al tempo stesso trasparente, consegna identità al luogo e ne rilegge la toponomastica come memoria viva, invitando chi passa a riconoscersi in un nome che torna a farsi storia: “I’am leprinus”.

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