La siccità di gennaio: semplice "variabilità climatica" o effetto del "cambiamento climatico"?

La siccità di gennaio: semplice “variabilità climatica” o effetto del “cambiamento climatico”?

Daniele Ingemi

La siccità di gennaio: semplice “variabilità climatica” o effetto del “cambiamento climatico”?

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lunedì 03 Febbraio 2020 - 10:06

La grave fase siccitosa che ha caratterizzato il mese di gennaio potrebbe essere correlata non solo alla normale "variabilità climatica"

I dati ormai parlano chiaro. Quello del 2020 è stato il gennaio più secco della storia climatologica siciliana, tanta da far peggio delle storiche annate siccitose che hanno caratterizzato parte degli anni 70 e gli anni 80. Dall’inizio delle prime rilevazioni meteorologiche, finora, nessun mese di gennaio è riuscito a fare di peggio. Ora però bisogna fare un po’ di attenzione nell’associare, con una certa facilità, la storica fase secca di gennaio con il discorso dei cambiamenti climatici. Associare ogni singolo fenomeno meteorologico estremo al cambiamento climatico può apparire fuorviante, anche perché eventi come quello occorso nel mese di gennaio possono benissimo rientrare all’interno della cosiddetta “variabilità climatica”, con tempi di ritorno decennale in una scala temporale di poco più di un secolo (dall’inizio delle prime rilevazioni meteorologiche con una strumentazione idonea).

Ma è anche vero che l’aumento di frequenza e di intensità di determinati fenomeni, compresi i fenomeni temporaleschi violenti o le lunghe fasi siccitose, equivale a un cambiamento nella statistica degli eventi meteorologici. In parole povere ci indica che rispetto al passato stiamo andando incontro ad una crescente estremizzazioni dei fenomeni atmosferici (il vero cambiamento climatico è questo). Possiamo trovare traccia di questo collegamento analizzando la quantità e l’intensità di recenti eventi estremi da record. Coumou et al., (2013) hanno osservato un incremento nel numero globale dei picchi di calore mensili, equiparabile a quello che ci si aspetterebbe se le temperature crescessero dappertutto con un tasso pari alla media globale. Hanno anche scoperto che i record mensili locali sono, in media, cinque volte più frequenti di quanto sarebbero in un clima stazionario. In altre parole, quattro nuovi record di calore su cinque non si sarebbero verificati senza il riscaldamento globale. Per fare altre verifiche, possiamo analizzare la frequenza di alcuni eventi meteorologici (come gli uragani), la loro durata e la loro intensità.

Test statistici standard possono anche dirci se un particolare evento rientri in quella che è la frequenza attesa in un clima stazionario. Processi e condizioni fisiche giocano un ruolo importante sia nella distribuzione delle precipitazioni che nell’evoluzione delle condizioni meteorologiche, e nei conseguenti aspetti statistici. Infatti, ci aspettiamo che le statistiche delle precipitazioni e delle temperature vengano influenzate da un sistema fisico “alterato” rispetto al passato. Il clima del nostro pianeta è sempre cambiato e ci sono sempre state cause fisiche all’origine di questi cambiamenti. Ciò significa che il clima è sensibile a cambiamenti di alcune condizioni, come possono esserlo i gas serra. Sarebbe difficile spiegare perché un aumento delle concentrazioni di gas serra non abbia effetto sulla temperatura media globale o sulle statistiche di eventi meteorologici estremi, mentre altre tipologie di forzanti ce l’hanno chiaramente.

Anche passato in rassegna il fenomeno dell’effetto serra e descritto come la convezione possa essere alterata da una maggiore concentrazione di gas serra. Questo collegamento con il ciclo idrologico può spiegare perché le piogge sembrino concentrarsi su piccole aree della superficie terrestre (vedi Benestad, 2018). Precipitazioni su aree ristrette spiegano sia le inondazioni più frequenti, sia la maggiore siccità. Inoltre, condizioni di aridità inaspriscono il calore, perché l’umidità contiene le temperature attraverso l’evaporazione. Più l’aria è umida, più sarà difficile per le temperature possano salire o scendere altrettanto rapidamente. Ci aspettiamo anche precipitazioni estreme in alcune zone, poiché temperature superficiali più elevate aumentano considerevolmente l’evaporazione ed aumentano il ciclo idrologico. Ci sono anche indicazioni di nuvole caratterizzate da un maggiore sviluppo verticale (Witze, 2016) che consentono alle gocce di pioggia di diventare pure più grandi che in passato.

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