L’ammazzatore. Un inno alla vita, testimoniato dagli abissi di un mondo derelitto, rapisce il pubblico

L’ammazzatore. Un inno alla vita, testimoniato dagli abissi di un mondo derelitto, rapisce il pubblico

Tosi Siragusa

L’ammazzatore. Un inno alla vita, testimoniato dagli abissi di un mondo derelitto, rapisce il pubblico

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mercoledì 13 Marzo 2019 - 07:24

Ernesto Scossa , il protagonista della drammatica” mise en scene” rappresentata sabato e domenica u.s. al messinese Clan Off,è figlio di una Palermo che non lascia via di scampo e sembrerebbe non concedergli il minimo spiraglio di luce, mettendolo di fronte all ’unica possibilità, quella di uccidere per mestiere, facendo ciò che bisogna fare, a qualunque costo. La piece, il cui script si è attestato a Rosario Palazzolo (che ha ricevuto il premio ANCT 2016 proprio per l’attività di drammaturgia) è storia di un uomo emblematico di un’umanità meschina e derelitta, che sembrerebbe destinato a proseguire nelle proprie efferatezze fino al baratro finale, finchè….un viso di donna non parrà aprire per Ernesto un varco su una possibilità di riscatto, che da allora inizierà a perseguire, sulle prime quasi disorientato dalla sua stessa scelta ma, mano a mano, sempre più risoluto verso un nuovo inizio in quel di Apecchio,con la diversa identità di Marcello Clemente. La direzione di Giuseppe Cutino – che è anche eccellente attore e che recentemente ha svolto la funzione di assistente di Emma Dante – si è snodata con maestria e sicurezza a mezzo spunti originali resi fra le pieghe di una trama entro cui districarsi. In scena lo stesso autore unitamente a Salvatore Nocera, con il quale costituisce già da tempo un duo in un riuscito sodalizio artistico: e si rasenta davvero la perfezione, con ogni battuta sempre perfettamente contestualizzata, in una lingua ora evocativa e poetica, ora dura e violenta, disarticolata e divaricata, doppia come certe esistenze possono essere. I protagonisti procedono a incarnare personaggi diversi, ma si scambiano anche i ruoli in un continuum di sovrapposizioni davvero originale e creativo. E se l’incipit è apparso davvero brutale, ci ha poi trasportati a ritroso nel tempo, per sottolineare le motivazioni sottese al contesto in apertura rappresentato, di un uomo cioè fatto schiavo, divenuto marionetta da muovere a piacimento per essersi consentito una ribellione poi risultata temeraria e comunque impossibile L’amore- questo il messaggio corrosivo- che può rendere delicato anche un minuscolo uomo, non può servire a segnare però un reale cambio di rotta e la bionda Katia, che il protagonista si è rifiutato di giustiziare, non lo potrà accompagnare lungo alcuna via di riscatto. La scena è sorprendentemente piena pur nel minimalismo più estremo, ove un lenzuolo bianco avrà un uso volta per volta diverso, fino a ricoprire gli stessi spettatori in un triste sudario. Bellissime infine anche le musiche, intense e appropriate, che hanno scandito in modo eccelso i vari cambi di registro. Insomma, una rappresentazione impeccabile davvero, ove non un solo elemento negativo giunge a inficiare quella perfezione alla quale raramente si può assistere: il pubblico presente ha tributato una vera ovazione, risultando, giustamente, oltremodo coinvolto e affascinato dall’ intenso spettacolo.

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