L'arresto di 15 presunti scafisti rappresenta la prima applicazione del cosiddetto "decreto Cutro"

L’arresto di 15 presunti scafisti rappresenta la prima applicazione del cosiddetto “decreto Cutro”

Redazione

L’arresto di 15 presunti scafisti rappresenta la prima applicazione del cosiddetto “decreto Cutro”

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lunedì 03 Aprile 2023 - 14:57

Le indagini sono state condotte dalla Squadra mobile di Reggio e dal Commissariato di Siderno in collaborazione con Guardia di finanza e Guardia costiera

Trova la sua prima applicazione la stretta imposta dal governo italiano contro i trafficanti di esseri umani dopo il naufragio del 26 febbraio scorso a Steccato di Cutro con 93 morti accertati. E la trova proprio in Calabria, dove la Procura di Locri la scorsa settimana ha sottoposto a fermo 15 presunti scafisti, accusati per quattro sbarchi avvenuti il 23, 24 e 26 marzo scorsi e che hanno condotto nei porti di Roccella Ionica e Reggio Calabria oltre un migliaio di migranti. Nei confronti di alcuni di loro, infatti, la Procura ha ipotizzato il nuovo reato di “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”, introdotto appunto dal cosiddetto ‘decreto Cutro’ e punito con la reclusione da 20 a 30 anni. A bordo di due delle imbarcazioni, infatti, c’erano anche due cadaveri. Nuovo reato contestato a 11 dei 15 presunti trafficanti.

Il comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Nicola Carlone, ha detto di avere la coscienza a posto: “Abbiamo fatto quello che si doveva fare. Quando c’è una tragedia uno si sente vicino a chi ha sofferto, e Cutro è stata una grande tragedia. Dovremo sicuramente rifletterci e siamo sicuri che la magistratura farà chiarezza”. Le indagini sugli scafisti sono state condotte dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dal Commissariato di Siderno con la collaborazione, per alcuni sbarchi, della Guardia di finanza e della Guardia costiera. Quattro egiziani sono indagati per lo sbarco del 23 marzo a Roccella Ionica con l’arrivo di 210 migranti soccorsi in mare dalla Guardia costiera. Nella nottata del giorno successivo sono sbarcati 185 migranti a Roccella, condotti dalla Guardia costiera, e altri 110 nel porto di Reggio Calabria, giunti a bordo di un pattugliatore della Guardia di finanza.

Del trasporto sono stati ritenuti responsabili quattro egiziani e tre siriani. Ed è a loro che viene contestato il nuovo reato, perché dalle loro condotte sarebbe derivata la morte di un giovane pakistano. Lo stesso reato viene contestato anche a quattro egiziani, che sarebbero responsabili dello sbarco di 312 migranti avvenuto il 26 marzo ancora a Roccella Ionica, dove è giunto cadavere un cittadino siriano. Il migrante, che i suoi compagni di viaggio hanno detto fosse in condizioni di salute precarie a causa del diabete, secondo l’accusa avrebbe comunque potuto essere assistito e giungere indenne.

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