Ossimoro messinese: "prigioniero" in una spiaggia libera

Ossimoro messinese: “prigioniero” in una spiaggia libera

Ossimoro messinese: “prigioniero” in una spiaggia libera

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mercoledì 06 Luglio 2011 - 22:14

Di seguito la riflessione di una cittadina sulla situazione dei litorali e sulla difficoltà di accesso agli stessi

La mia città non ha nulla di bello salvo che la location, certo non per – colpa- sua. Povera Messina appena cento anni fa il terremoto l’ha rasa al suolo, allora le costruzioni non erano –antisismiche- e dunque giù case, chiese e monumenti che erano stati costruiti dopo che era stata devastata da un altro terremoto nel 1783.
Tutto nuovo, intorno agli anni ’20 ancora si ricostruiva, una nuova Messina che nel suo impianto ricorda New York (Manhattan), strade squadrate e parallele divise blocchi chiamati isolati, andate a Forte Cavalli (costruito a fine ‘800 per avvistare le navi che entravano nello stretto) e ve ne accorgerete, poi la città si è estesa ai villaggi limitrofi.
Messina non ha entroterra, localizzata com’è in una stretta fascia costiera tra i monti Peloritani e il mare, e in questo è paragonabile a Istanbul, tanto che due secoli fa era chiamata il Bosforo d’Italia.
Messina si affaccia su tre meravigliosi mari, quello dell’omonimo Stretto, e i mari Jonio e Tirreno. Noi messinesi siamo fortunati perché non solo la città si sviluppa di fronte a un meraviglioso porto naturale dragato dalle correnti e circoscritto da una lingua di terra a forma di falce, ma lo siamo anche per il clima ventoso, certo lo scirocco è fastidioso, ma il maestrale attenua il caldo e abbassa la temperatura percepita e infine abbiamo chilometri di spiagge che potrebbero essere una meraviglia. E con tutte queste meraviglie chi non vorrebbe vivere qui? Ma purtroppo questa è la Messina del mito, di Scilla e Cariddi, delle spadare, della rassegna internazionale del cinema che faceva concorrenza al festival di Venezia, dei teatri, dell’Università retta da Salvatore Pugliatti, del ritrovo Irrera, qualcuno ricorda la canzone: In fondo al viale? Si lo ammetto forse avrà anche ragione Proust o forse no, ma oggi lo squallore imperversa, e in questo Messina è in linea con il resto del paese. Non voglio polemizzare sulle nostre precarie condizioni economiche, sul disinteresse della classe politica di destra e di sinistra che l’ha ridotta così, ma solo raccontare un episodio che è insieme ridicolo e tragico, quello di un cittadino che trovandosi a Mortelle sul mar Tirreno, località che si trova appena superati i laghetti di Ganzirri, altro spettacolo naturale, e la punta di capo Faro, il cittadino dicevo, vuole scendere nel tratto di spiaggia -libera- che separa il Lido dei Carabinieri dal Lido Giardino delle Palme e trovandone chiuso l’accesso, decide comunque di raggiungere la “spiaggia libera” passando dal Lido delle Palme. All’entrata del Lido gli chiedono il pagamento del biglietto di ingresso, dicendo che viene corrisposto da tutti coloro che si recano nella spiaggia –libera-.
Il povero messinese si rifiuta di pagare e replica che lo farà solo ai vigili urbani se necessario. Quando poi all’imbrunire, decide di ritornare a casa, trova i proprietari (o gestori non è dato di sapere perché non si qualificano)che glielo proibiscono e gli chiudono in faccia la porta di accesso al Lido. Rimane sulla spiaggia due ore, per fortuna con il cellulare in funzione cosa che gli permette di chiamare nell’ordine: vigili urbani, capitaneria di porto e carabinieri spiegando l’accaduto. Finalmente alle 20,30 arriva una Volante della stazione Calispera e grazie ai suoi buoni uffici, alle 21 viene liberato e può tornare a casa!

LAURA PULEJO

5 commenti

  1. … a me sembra sequestro di persona … se così fosse sequestrerei il lido …

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  2. LA SPIAGGIA è DI TUTTI E NN SI PAGA L’ACCESSO KIUNQUE PUù ENTRARE ANKE DAI LIDI SI PAGA SOLO SDRAIE OMBRELLONI ECC. MA NO LA SPIAGGIA ,IL MARE

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  3. L'Osservatore 7 Luglio 2011 09:09

    Invito la signora a sporgere denuncia: i gestori del lido hanno L’OBBLIGO di farla accedere alla spiaggia libera, non le fanno un favore, è stabilito PER LEGGE!!!

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  4. MEGALEXANDROS 7 Luglio 2011 12:03

    PRIMA DI ACCUSARE UN IMPRENDITORE (CHE E’ IN REGOLA CON LE CONCESSIONI DEMANIALI E CHE IN CASI ANALOGHI HA AVUTO PIENA RAGIONE DELLA CAPITANERIA DI PORTO) DI “SEQUESTRARE” UNA PERSONA, OCCORREREBBE SENTIRE L’ALTRA CAMPANA, COME IMPORREBBE UN CORRETTO ED EQUILIBRATO MODO DI FARE GIORNALISMO: SI SCOPRIREBBE, AD ESEMPIO,
    – CHE LA STRISCIA DI TERRENO SU CUI LA PERSONA “SEQUESTRATA” PRETENDEVA DI PASSARE E’ DI PIENA PROPRIETA’ PRIVATA (IN CONCESSIONE ESSENDO SOLO LA FASCIA DI LITORALE MARINO ANTISTANTE) E CHE, PERTANTO, NON C’ENTRA NULLA L’OBBLIGO DI LEGGE DI PERMETTERE IL PASSAGGIO SULLA SPIAGGIA IN CONCESSIONE, INTEGRANDOSI, AL CONTRARIO, IL REATO DI VIOLAZIONE DI DOMICILIO, CONTRO LA VOLONTA’ DEL PROPRIETARIO;
    – CHE SOLO PER MERA TOLLERANZA ERA STATO CONSENTITO IL PASSAGGIO ALL’ANDATA, MA CHE AD UNA CERTA ORA, TERMINATI I SERVIZI DI SPIAGGIA, LA PROPRIETA’ PRIVATA VIENE CHIUSA, ANCHE PER EVIDENTI RAGIONI DI SICUREZZA, COME FAREBBE QUALSIASI PRIVATO DI BUON SENSO;
    – CHE IL BIGLIETTO E’ RICHIESTO PER ACCEDERE AL LIDO ED AI SERVIZI CONNESSI E NON CERTO PER ANDARE SULLA LIBERA SPIAGGIA;
    – CHE LA SPIAGGIA LIBERA E’ ACCESSIBILE DA UNA STRADA PUBBLICA, ESSENDO GARANTITO A TUTTI LA POSSIBILITA’ DI RAGGIUNGERLA;
    – CHE OGNI ALTRA CONSIDERAZIONE RASENTA LA CALUNNIA, PERCHE’ NESSUNO PUO’ PRETENDERE DI ENTRARE IN CASA ALTRUI, MASCHERANDO TALE PRETESA CON LA FALSA ACCUSA DI VIOLARTE LA LEGGE, QUANDO, PER LEGGE E PER CONCESSIONE, NESSUN PASSAGGIO SI DEVE GARANTIRE DALLA PROPRIETA’ PRIVATA, MA SOLO SU EVENTUALE TERRENO IN CONCESSIONE, LADDOVE ESISTE UN ACCESSO PUBBLICO APERTO A TUTTI.
    TUTTO CIO’ PER FARE CHIAREZZA ED EVITARE CHE, SENTITA UNA SOLA VERSIONE, SI TRAGGANO CONCLUSIONI INESATTE O, PEGGIO, DIFFAMATORIE E CALUNNIOSE.

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  5. SaltaLaMacchia 7 Luglio 2011 12:38

    Un invito.
    Usare “Posizione Geografica” piuttosto che “Location” rende bene lo stesso e tiene in vita la nostra meravigliosamente
    complessa lingua italiana che tutti ci invidiano.

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