Lo Stretto Pride e il signor Dugin

Lo Stretto Pride e il signor Dugin

Giusy Pitrone

Lo Stretto Pride e il signor Dugin

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venerdì 14 Giugno 2019 - 07:41

C’è libertà e libertà, stiamo calmi e non facciamoci prendere dall’euforia

A pochi giorni dallo Stretto Pride, possiamo dire serenamente che la nostra città ha dato una grande prova di civiltà, maturità e partecipazione. La manifestazione è stata una vera festa, fatta di colori e musica che creavano lo sfondo per un messaggio tutt’altro che leggero: la libertà di essere sé stessi. Ok, gli altri hanno Asia Argento e Vladimir Luxuria che si baciano appassionatamente, mentre i nostri consiglieri comunali manco una pacca sulla spalla, ma vabbè…

I nemici giurati del Pride si sono barricati in casa con le assi inchiodate a porte e finestre, per paura che un trans, scheggia impazzita, facesse mambassa di loro, deliziosi bocconcini etero. Qualcun altro ha organizzato gruppi di preghiera per scacciare il peccato dalla città, altri ancora hanno passato in rassegna le immagini trasmesse dai social, con la stessa attenzione di agenti CIA, per individuare insospettabili volti noti travestiti da Cher ai tempi d’oro. Alla faccia loro, Messina ha dato un segnale forte. Non siamo più la città babba, siamo pronti a un salto di qualità, siamo all’avanguardia, siamo una città libera, che tutela e difende la libertà. E ora, mettiamo una corona sulla testa della statua di Nettuno e sostituiamo il tridente con una fiaccola.

Però c’è libertà e libertà, stiamo calmi e non facciamoci prendere dall’euforia. Perché succede che delle associazioni messinesi hanno l’ardire di organizzare un convegno all’Università e invitare un filosofo russo. Attenzione però, non è il teorico della ricetta della famosa insalata, né, come avevo dedotto dall’aspetto, un pover’uomo appena rilasciato dopo una lunga permanenza in mano a cattivi sequestratori. Il signor Dugin lo conoscono in pochi (il suo nome è stato il termine più googlato negli ultimi giorni, dopo dieta-lampo e costumi contenitivi), non solo in città. Si dice che la cognata abbia dichiarato di essere convinta che facesse l’insegnante di matematica alle elementari, mentre i cugini ammettono di non ricordare neanche di quale zio sia figlio.

Ma per fortuna non ci sfugge niente e qualche segugio riesce a mettere le mani su una copia del documento di riconoscimento del signor Dugin, dove evidentemente campeggia la dicitura: segni particolari filo-nazista. Ah no! Non scherziamo, questo all’Università non ci mette piede. A gridarlo a gran voce è un’associazione di partigiani, che, in quanto tali, dovrebbero avere a occhio e croce 110/120 anni ognuno, quindi diavolo se sono saggi! Il signor Dugin ha una teoria, che avrebbe espresso durante il convegno, che si rifà ad Evola, che si rifà a Guénon, che si rifà a Heidegger, che si rifà a Platone che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò. Per tutta questa serie di complicazioni, se vuole parlare lo faccia a casa di qualcuno degli organizzatori. Magari chi ha il salotto grande e può lasciare le porte aperte così fa un po’ di corrente.

Si offende pure, il signor Dugin, e non va da nessuna parte. Da giorni sognava di intingere la brioche nella mezza caffè con panna, insolente e irriverente che non è altro. Continua a rilasciare dichiarazioni in cui afferma di essere antifascista e che gli stanno sui maroni solo gli Americani, ma niente, neanche un vassoio di cannoli gli mandiamo. Qualcuno gli ha suggerito di dichiarare la sua omosessualità, per rimediare almeno due biglietti del traghetto, ma pare che abbia una moglie permalosa e noi non siamo fessi.

Per cui stiamo attenti al concetto di libertà di espressione. Siamo una città che promuove sì la libertà, ma la libertà di decidere chi può esprimersi e chi no.

4 commenti

  1. articolo azzeccato, impostazione divertente, verità irrinunciabile.

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  2. libertà di espressione: “Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”;
    Falsa libertà o meglio “censura”: la libertà di decidere chi può esprimersi e chi no.

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  3. Articolo che banalizza e butta in ridicolo una questione che richiederebbe ben altra considerazione. Confesso che non avevo mai sentito parlare del prof. Dugin, ma una rapida ricerca in rete mi ha mostrato che è uno dei fondatori del partito Nazional-Bolscevico, non esattamente una combriccola di allegri filosofanti.
    Da quanto ho potuto comprendere, il prof. Dugin in breve: rigetta il femminismo, la democrazia, la separazione tra chiesa e Stato e pressoché tutti i valori che l’Occidente ha costruito a partire dall’Illuminismo, sostiene il ritorno a una forma di religiosità mistico-paganeggiante a metà tra i Vecchi Credenti e certi culti esoterici indiani, si ispira dichiaratamente a reazionari conclamati come Evola e a quei buontemponi amanti dell’archeologia della Ahnenerbe e sogna il ritorno a forme di società basate sulla divisione per nascita. Se comandasse gente così altro che Gay Pride, si riaprirerebbero i forni crematori.
    Popper sarà stato anche un pensatore mediocre, ma una cosa giusta l’ha detta: non si può essere tolleranti con gli intolleranti. Meno che mai trasformarli in martiri del libero pensiero.

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    1. Sono d’accordo con zio pippo.
      Giusy Pitrone come tanti altri ci fa. Uomini e partiti anti-democratici non hanno facoltà di invocare ipocritamente diritti democratici

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