Non più 25 anni ma 16 anni e 8 mesi per il giovane tunisino alla sbarra per l'uccisione di Massimo Canfora
Messina – Scende a 16 anni e 8 mesi, dai 25 anni del primo grado, la conanna per Feres Bayar, accusato dell’uccisione di Massimo Canfora a Letojanni. Il giovane tunisino, assistito dall’avvocato Giovambattista Freni, è comparso davanti la Corte d’assise d’Appello di Messina (presidente Blatti) per il giudizio di secondo grado ed ha deciso di concordare la pena con l’Accusa, rappresentata dal procuratore generale Felice Lima, fissata a poco più di 16 anni. Il ragazzo è accusato dell’omicidio volontario del netturbino Canfora, trovato morto nella sua abitazione di Letojanni, nell’estate di tre anni fa.
Il delitto nella “notte brava”
Confermata quindi la responsabilità e la ricostruzione effettuata dagli investigatori già poco dopo il delitto: il netturbino è stato ucciso nella sua abitazione al culmine di una sorta di “festino” forse a base di droghe. Fatale gli è stata una pioggia di coltellate.
La falsa testimonianza
Bayar era stato intercettato subito dopo la scoperta del cadavere perché era stato notato ad allontanarsi in fretta dall’appartamento. Interrogato a caldo dagli investigatori, ha cercato di sviare i sospetti su un amico presente la stessa notte, vicino di casa della vittima. Ma non è stato creduto: le testimonianze, gli esami scientifici sulle tracce ritrovate in casa, l’analisi dei tabulati telefonici sarebbero contro di lui. Da qui la condanna per calunnia.
La famiglia di Massimo si è costituita parte civile al processo, assistita dall’avvocato Giacomo Rossini. Hanno ottenuto il risarcimento e una provvisionale, fissata in cifre tra i 20 mila e i 50 mila euro a testa.
