Definitive le condanne a 20 anni per Lo Duca e De Luca e gli altri verdetti per i clan della zona sud
MESSINA – E’ definitiva la sentenza dell’operazione Provinciale sui nuovi equilibri della mala in zona sud a Messina, ricostruiti con l’omonima operazione dell’aprile 2021. La Corte di Cassazione ha rigettato quasi tutti i ricorsi, confermando quindi la sentenza della Corte d’Appello di Messina che il 7 giugno 2023 aveva assolto solo 2 imputati del tutto, emesso pesanti condanne per i “principali protagonisti”, scagionando infine alcuni degli imputati dall’aggravante dell’associazione mafiosa. Per un gruppo di imputati, invece, la Cassazione ha annullato ma con rinvio.
In particolare i giudici d’appello avevano escluso l’esistenza di un’autonoma “famiglia Sparacio” e assolto dalla relativa accusa di esserne vertice i tre imputati, a cominciare da Salvatore Sparacio. Per lui gli atti tornano alla Procura, perché valuti le sue responsabilità rispetto alla criminalità organizzata degli altri gruppi.
La sentenza della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha chiesto alla Corte d’Appello di Messina (faranno parte del collegio giudici diversi rispetto a quelli che hanno emesso la sentenza del giugno 2023) di rivedere le condanne di: Ugo Ciampi, Domenico Mazzitello, Domenico Romano, Emanuele Balsamo e Rossella De Luca. Per tutti loro il rinvio riguarda non la condanna in sé ma l’applicazione delle aggravanti o le recidive. Potrebbe cambiare il “quantum” della condanna finale cioè, che resta. La Suprema Corte ha invece rigettato tutti gli altri appelli. Per gli imputati, quindi, le condanne sono ora definitive. Spiccano le condanne a 20 anni di per Giovanni De Luca e Giovanni Lo Duca,
Nomi e condanne
Ecco il verdetto del 2023: 5 anni per Salvatore Sparacio, 10 anni e 4 mesi per Vincenzo Gangemi; 14 anni per Giuseppe Esposito, 6 anni e 8 mesi ad Emmanuele Balsamo, 12 anni e 8 mesi per Ugo Ciampi; 8 anni e 8 mesi per Francesco Puleo, 13 anni e 4 mesi a Domenico Romano; 13 anni per Giovanni Tortorella; 12 anni per Tyron De Francesco e Giuseppe Marra; un anno e 5 mesi per Mario Alibrandi, un anno e 5 mesi ad Antonio Scavuzzo, 10 anni e 8 mesi a Giuseppe Surace; 10 anni e 4 mesi ad Anna Lo Duca; 9 anni a Kevin Schepis; 12 anni per Domenico Mazzitello, 6 anni e 8 mesi per Mario Orlando, 8 anni e 8 mesi per Ernesto Paone, 8 anni per Maria Puleo; 2 anni e 2 mesi per Antonino Soffli, un anno e 5 mesi per Letterio Cuscinà e Carlo Cafarella, 1 anno e 8 mesi per Antonina Cariolo; 6 mesi per Graziella La Maestra e Rossella De Luca. Confermati i risarcimenti all’associazione antiracket Addio Pizzo.
Hanno difeso gli avvocati Cinzia Panebianco, Salvatore Silvestro, Alessandro Trovato, Alessandro Billè, Antonello Scordo, Tino Celi, Tancredi Traclò, Nino Favazzo, Andrea Florio.
La retata
Il blitz con gli arresti di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza scattò ad aprile di 2 anni fa e confermò che la pax mafiosa tra i clan della zona centro sud cittadina è ancora vigente. Documentato anche l’attivismo dei gruppi criminali in periodo elettorale, in favore di questo o quell’altro candidato andato a bussare alle porte dei boss ormai consolidati di centro città.
Il boss col reddito di cittadinanza e quello latitante
L’indagine ha messo in luce il ruolo di quelli che secondo la Procura di Messina sono i boss emergenti della zona sud di Messina. Come Salvatore Sparacio, De Luca, catturato dalla Polizia il 5 novembre 2019 dopo mesi di latitanza, e Lo Duca.
