Confiscati beni per 200 milioni di euro a Scinardo, uomo di fiducia dei Rampulla

Confiscati beni per 200 milioni di euro a Scinardo, uomo di fiducia dei Rampulla

Veronica Crocitti

Confiscati beni per 200 milioni di euro a Scinardo, uomo di fiducia dei Rampulla

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venerdì 18 Aprile 2014 - 09:05

Le Direzione investigativa antimafia di Catania e Messina hanno confiscato di beni per 200 milioni di euro ritenuti riconducibili a Mario Giuseppe Scinardo, di Cosa nostra di Mistretta, e a Sebastiano Rampulla, deceduto nel 2010, e fratello di Pietro, condannato per essere stato l'artificiere che ha confezionato l'ordigno della strage di Capaci.

Sigilli per 11 imprese operanti nel settore dell’edilizia, della produzione del calcestruzzo, dell’agriturismo e delle energie alternative, 229 immobili, 90 mezzi, tra camion, escavatori, trattori, mezzi agricoli ed autovetture di grossa cilindrata, 11 capannoni agricoli, 61 silos, svariati capi di bestiame e 60 rapporti finanziari.
Maxi confisca per Mario Giuseppe Scinardo, siglata ieri dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Catania e Messina. Tutto il patrimonio era dislocato tra le province di Catania, Siracusa e Enna.
La complessa attività d’indagine sulla figura di Scinardo ebbe inizio nel 2003, con l’operazione Icaro, quando a finire nel mirino degli inquirenti fu quell’ascesa rapida, costante e sproporzionata di un piccolo allevatore di Capizzi.
Mario Giuseppe Scinardo fu così ritenuto l’uomo di fiducia du “Zù Bastiano”, il braccio destro di Sebastiano Rampulla, boss di Mistretta e fratello di Pietro, artificiere della strage di Capaci nonchè colui che gestì gli affari illeciti e gli equilibri mafiosi in provincia di Messina per conto di Cosa Nostra. Nel giro di poco il piccolo allevatore divenne un pezzo da novanta nel panorama mafioso. Iniziando come prestanome di Sebastiano Rampulla, Scinardo ben presto divenne lui stesso affiliato del clan, uomo di fiducia e punto di riferimento dell’intera cosca.
Finito nel mirino dell’operazione Icaro, che disarticolava i clan di Mistretta, Capizzi e Tortorici, Scinardo venne poi arrestato nella maxi operazione Montagna, quella che mise a nudo gli interessi della famiglia mafiosa di Mistretta e del clan dei “Batanesi” di Tortorici. Accusato di aver favorito nel 2006 la latitanza del catanese Umberto di Fazio, Scinardo venne poi assolto nel 2012 dal Tribunale di Patti (Operazione Montagna).
La confisca che giunge adesso riguarda, nello specifico, un’altro filone di indagini cominciate nel 2008 A finire nel mirino, anche quell’agriturismo nel quale Scinardo organizzava i summit mafiosi fra i capi di Cosa Nostra. Il pentito Umberto Di Fazio lo ha indicato quale persona inserita nel circuito mafioso di allevatori che ha contribuito a garantire il supporto logistico alla sua latitanza. Scinardo è stato anche socio in affari con Vito Nicastri, già colpito da provvedimento di confisca dei beni, eseguito dalla D.I.A., per un valore di oltre 1 miliardo di euro nella costruzione del parco eolico di Vizzini.

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