"Le giornate di Filicudi" di Giuseppe La Greca al Teatro Vittorio Emanuele

“Le giornate di Filicudi” di Giuseppe La Greca al Teatro Vittorio Emanuele

Dalila Tassone

“Le giornate di Filicudi” di Giuseppe La Greca al Teatro Vittorio Emanuele

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sabato 28 Gennaio 2012 - 11:45

15 mafiosi, 250 abitanti, 30 giorni di prigionia. Numeri sconvolgenti ed esemplificativi di ciò che, dal maggio al giugno 1971, gli eoliani tutti, ma i filicudari in particolare, dovettero affrontare per cacciare l’onta dalla propria terra, la mescolanza con l’altro, il diverso mai come allora percepito in chiave antitetica.

Le giornate di Filicudi raccontano questa realtà, Giuseppe La Greca è uno storico che si è fatto portavoce di quella rivolta popolare per il diritto alla propria libertà, il Centro studi e ricerche di Storia e problemi eoliani ha edito il volume che intende rinfrancare gli isolani da trenta giorni di puro inferno.

Ieri, alle ore 18 presso la Sala Conferenza del Teatro Vittorio Emanuele, il dottor Enzo Bonaventura ha coordinato e moderato il dibattito intorno a questo pezzo di storia tutta siciliana; con lui, al tavolo dei relatori, il sindaco di Lipari Mariano Bruno, l’autore Giuseppe La Greca, l’avvocato Carmelo Briguglio, l’avvocato Francesco Rizzo, il presidente del centro studi eoliani Nino Saltalamacchia. E c’era, lo hanno sentito tutti, anche il presidente onorario del centro, Vincenzo Consolo. L’incontro inizia con il ricordo della sua ricca produzione letteraria, ma, soprattutto, del suo amore sconfinato per le nostre isole: “Isola è fine di ogni viaggio […], isola è anelito, approdo, remissione d’ogni incertezza e ansia, superamento della natura, scoperta, inizio della conoscenza, progetto della storia, disegno della convivenza […]. Isola è metafora di questo nostro mondo […]; è metafora della vita umana”.

Stava per rialzare la testa Filicudi dopo aver “ospitato” i confinati durante il fascismo, stava per dare slancio al turismo, stava per aprire le porte al mondo consentendogli di affacciarsi alla meraviglia delle sue terre. L’uccisione a Palermo del procuratore generale della repubblica Pietro Scaglione mischia di nuovo le carte: quindici identità mafiose del calibro di Tano Badalamenti, Mario Brusca, Rosario Terrasi, Calogero Sinatra vengono portati sull’isola e, per i filicudari, è l’indizio di un nuovo incubo.

Il libro di Giuseppe La Greca è una fotografia, un’istantanea di quei trenta giorni in cui sul piccolo lembo di terra si riversarono migliaia di eoliani (e non solo), con un moto popolare spontaneo, attivo, in nome di un comune sentire: l’identità, l’orgoglio, la libertà.

L’onda di siciliani sull’isoletta ha l’effetto prorompente di un maremoto che vuole inondare la terra per purificarla dalla contaminazione mafiosa e dinanzi al quale lo Stato non può che rivedere le proprie posizioni: i boss verranno trasferiti all’Asinara, per i filicudani la consapevolezza di una grande prova di solidarietà, di devozione e attaccamento alla propria terra (al proprio “scoglio”, potremmo dire, verghianamente).

E siccome, come ci ha ricordato l’avvocato Briguglio nel suo intervento, parafrasando un po’ la celebre frase del giornalista Arrigo Benedetti, “gli articoli si guardano, le immagini si leggono”, l’attenzione del pubblico viene richiamata da un film-documentario, realizzato dall’autore in collaborazione con la dottoressa Flavia Grinta e, ovviamente, con il centro studi eoliano: Il maggio di Filicudi è uno zoom forte, incisivo che racconta con le voci veraci dei protagonisti, con immagini anche inedite, la protesta della Sicilia, di un Sicilia che non vuole dimenticare e che mai, come adesso, ha bisogno di far proprie le parole del sindaco Mariano Bruno, portavoce di una preoccupazione della comunità tutta per possibili, nuove, incursioni straniere in terra eoliana: quello che ci si auspica è che lo Stato agisca in costante, strenua, univoca tutela di queste “isole dolci del dio”.

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