L'Ars impallina le Città Metropolitane. A rischio la riforma delle Province

L’Ars impallina le Città Metropolitane. A rischio la riforma delle Province

Rosaria Brancato

L’Ars impallina le Città Metropolitane. A rischio la riforma delle Province

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martedì 18 Febbraio 2014 - 22:02

L'opposizione, insieme al M5S ed ai franchi tiratori, impallinano le Città Metropolitane previste dalla riforma delle province ed all'Ars scoppia il caos. Il capogruppo dei Drs Picciolo invita "ad una riflessione sulla tenuta della maggioranza" mentre il presidente Ardizzone getta acqua sul fuoco "Le città metropolitane sono previste dall'art.7, non sono state bocciate". Ma il ko di stasera mette a dura prova l'intera riforma. Ed altre polemiche riguardano le proroghe dei commissari....

La riforma delle province rischia di trasformarsi da telenovela in barzelletta.

Improbabile nella forma, improponibile nella sostanza, incerto nel destino, il Ddl sulla costituzione dei Liberi Consorzi dei Comuni e delle tre Città Metropolitane, che avrebbe dovuto essere varato a fine dicembre e che ancora annaspa tra proposte e polemiche, cade alla prova dell’Aula e cade sulle Città Metropolitane.

L’emendamento che boccia il comma 2 dell’art.1 e che prevede l’istituzione delle tre Città Metropolitane di Messina, Palermo e Catania e presentato da Forza Italia, è stato approvato con 40 voti favorevoli (su 70 presenti), tra i quali oltre all’opposizione anche il M5S e qualche franco tiratore.

La bocciatura delle Città Metropolitane mina le fondamenta della riforma e anche la stabilità stessa della maggioranza, messa a dura prova da un testo frutto di una faticosissima mediazione tra le forze della coalizione.

Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, ha sospeso la seduta ed i lavori riprenderanno domani, ma adesso per il Ddl e per il maxi-emendamento venuto fuori dal vertice della scorsa settimana a Roma per salvare una riforma destinata al fallimento, la strada si presenta adesso tutta in salita.

La seduta non era iniziata con le migliori premesse: i tempi sono strettissimi, il rischio di tornare al voto altissimo, i commissariamenti delle province sono scaduti da due giorni, e il testo emendato rischia di aumentare a dismisura sia il numero dei Liberi Consorzi che le spese…..

Mentre l’assessore agli Enti locali Patrizia Valenti rassicurava i deputati sulla nomina di nuovi commissari e sulla possibilità di poter varare la riforma entro il 15 aprile, l’opposizione affilava le armi contro un Ddl che fa acqua da tutte le parti.

Ed alla prima occasione, il voto sull’emendamento che cassava le Città metropolitane, il governo e la maggioranza sono andati ko.

“La riforma delle province cade beceramente sulla soppressione delle città metropolitane votata da una pattuglia di parlamentari irresponsabili che vogliono mandare tutto a scatafascio- il commento a caldo del capogruppo Drs Beppe Picciolo- L'istituzione delle città metropolitane era uno dei punti fondamentali della legge e costituiva una delle norma di prospettiva dell'intera riforma. Con il voto segreto e le solite défaillance del sistema di voto che fa apparire incapaci i deputati ,ci troviamo davanti ad un risultato che pone una seria riflessione sul come stare insieme in questa coalizione. Maggiore attenzione si deve richiedere ai deputati della maggioranza si assentano dai lavori d'Aula e dovrà essere una questione politica che non si può più rinviare ".

Il deputato tira le orecchie ai colleghi della maggioranza “distratti” e pone l’accento sulla tenuta della coalizione che proprio sulla riforma delle province si sta giocando tutto. Ma è chiaro che se cadono le Città Metropolitane sarà arduo riuscire a portare avanti l’intera riforma, a meno che non si trovino altri strumenti, come i Liberi Consorzi Metropolitani, per evitare il peggio.

"È la logica del voto segreto: il Governo, a questo punto, deve fare i conti con la sua maggioranza e capire, tra i 40 voti a favore, quanti appartengono a franchi tiratori- commenta Nino Germanà, Ncd- Quanto alle proroghe ai commissari delle province, si sta perdendo di vista il senso della parola democrazia. Se, negli otto mesi trascorsi da quell'exploit televisivo durante il quale Crocetta recitava la parte dell'avanguardista, promettendo di abolire le province, l'esecutivo si fosse preoccupato del come fare piuttosto che del come dirlo in tv e basta, oggi non ci troveremmo in questa situazione".

L’emendamento era stato presentato da Marco Falcone, F.I, sostenuto dall’opposizione (e dai grillini), che da mesi ribadisce l’inutilità di una riforma che invece di ridurre moltiplica i centri di spesa: “All'interno della maggioranza almeno il 30% dei deputati sarebbe disposto a votare con noi opposizione-ha commentato Nello Musumeci, La Destra-E’ il segno evidente di come l'arroganza e l'approssimazione del governo Crocetta e della sua maggioranza non paghino. La stessa proroga dei commissari sulla cui legittimita' costituzionale noi abbiamo fortissimi dubbi, e' la prova che il governo non e' certo che il disegno di legge vada a buon fine".

Ed in verità dietro quei 40 sì alla bocciatura non ci sono solo voti dell’opposizione e del M5S, ma pesano le assenze di deputati della maggioranza (come Forzese e Marcello Greco) ed i franchi tiratori, alcuni dei quali anche delle stesse città impallinate, Messina, Palermo, Catania. I mal di pancia e le fibrillazioni sono tutti in casa Pd e maggioranza e costituiscono avvisi ad un unico navigante: Crocetta.

Determinanti i 14 sì del M5S che però spiegano “di non voler affossare la legge. Siamo favorevoli alla riforma, sempre che vengano rispettati i capisaldi fondamento perseguiti dal Movimento (la gratuità della partecipazione ai consorzi e l'eliminazione della politica) e che l'impianto non venga stravolto. Tre città metropolitane nella sola Sicilia erano veramente troppe. Basti pensare che in Europa ce ne sono una decina e tutte di ben altro calibro, visto che rispondono a nomi come Parigi, Londra o Bruxelles”.

E mentre il sindaco di Palermo Leoluca Orlando tuona “questa è una Regione che va commissariata per il bene dei siciliani” a gettare acqua sul fuoco ci pensa il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone che sottolinea come la situazione sia ancora recuperabile: "Non sono state bocciate le citta' metropolitane che sono previste dall'articolo 7 della riforma delle province, ma e' certo un gran pasticcio. Occorre adesso una riflessione politica prima di tornare in aula per la prosecuzione dell'approvazione degli altri articoli. Forse si e' votato sull'onda dell'emozione…. Quando si votera' l'articolo sette scopriremo se saranno istituite le citta' metropolitane o meno. Io sono a favore perche' non ci puo' essere un'Italia a due velocita'. Ma ora, ribadisco, occorre riflessione. Non possiamo andare in aula a occhi chiusi su una materia cosi' delicata. Non possiamo fare una legge che lasci equivoci”.

E’ chiaro che il problema adesso è di tenuta della maggioranza perché da domani riprenderà il tiro al bersaglio dell’opposizione sulle norme del Ddl. Nel mirino c’è il proliferare dei Liberi Consorzi, dal momento che la soglia di popolazione è stata abbassata a 150 mila abitanti, ma anche l’incremento dei centri di spesa, il nodo delle competenze, l’elezione di II livello degli organismi, ed il gettone di presenza. Dulcis in fundo la proroga dei commissari (o le nuove nomine), divenuto tema caldissimo nelle ultime ore. L’assessore regionale agli Enti locali Patrizia Valenti, prima della seduta aveva sottolineato che l’Ars “ ha tempo fino al 15 aprile per la riforma delle Province, vale a dire 60 giorni prima del termine ultimo per le eventuali elezioni per il rinnovo degli enti nel caso in cui il Parlamento non dovesse approvare il ddl”. Nel frattempo l’assessore ha annunciato che a breve saranno firmate le nuove nomine (o le proroghe) per i commissari, il cui incarico è scaduto il 15 febbraio. “Le nuove nomine copriranno il tempo fino al 30 giugno- ha chiarito- ultima data utile per gli eventuali ballottaggi nel caso in cui si tornasse al voto. In questo modo dotiamo le Province di una guida e lasciamo all'aula la serenità per potere approvare la legge nei tempi necessari. Per i comizi elettorali abbiamo un lasso di tempo che va dal 20 febbraio al 15 aprile, per potere andare alle elezioni, in questo caso l'ultima data utile è il 15 giugno con l'eventuale ballottaggio il 30 giugno e la legge da' 60 giorni di tempo per la firma del decreto. Quindi l'aula ha tempo fino al 15 aprile per potere definire la riforma".

A sparare a zero sui nuovi commissariamenti è stato Santi Formica, capogruppo Lm verso F.I “I commissari delle Province non sono presidenti di società partecipate. Quelli sono i rappresentanti legali di un ente locale. In virtù di quale legge il governo può nominare nuovi commissari? Se prima non indice le elezioni non può nominare i commissari. Siamo nella totale illegalità".

Il clima quindi si fa incandescente di ora in ora e l’unica certezza in questo momento è l’incertezza sul destino di un Ddl sempre più traballante sotto i colpi dell’opposizione e i mal di pancia della maggioranza.

E domani si ricomincia.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. la verità vera è che i soliti mangia franchi vogliono le province per continuare a succhiare il sangue ai cittadini e quindi Crocetta non ha tante possibilità di mandare a casa tutti coloro che hanno ingrossato il portafoglio con la gestioni di enti INUTILI ai cittadini ma utili a loro per pappare….

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  2. Cambiare il nome da Pronvicia in altro non credo cambi molto tanto qualcun altro dovrà pur assumersi i compiti che tutt’ora hanno le Provincie e con i compiti e denari da spartirsi.
    Città Metropolitane? Chi Palermo – Catania – Messina? In una Regione dove il trasporto ferroviario è indietro decenni?
    In una Regione dove non si riesce ad avere un collegamento autostradale degno di chiamarsi tale e sopratutto completto per tutta la Regione? In una Regione dove non si riesce a venir a capo dell’attraversamento dello Stretto? In una Regione dove non si riesce a venire a capo del problema lavoro nonostante le mille possibilità? In una Regione dove non si riesce a venire a capo del problema spazzatura?
    Insoma in una Regione dove non si riesce e dove non si vuole?

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