Un giorno senza operazioni al Piemonte. Il comitato per l’ospedale parla col sindaco

Un giorno senza operazioni al Piemonte. Il comitato per l’ospedale parla col sindaco

Un giorno senza operazioni al Piemonte. Il comitato per l’ospedale parla col sindaco

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mercoledì 06 Novembre 2013 - 12:17

Il Comitato "Salvare l'Ospedale Piemonte" ha incontrato ieri il sindaco di Messina, Renato Accorinti per proseguire l'azione di denuncia, avviata nei mesi scorsi con l'assessore Mantineo e nei giorni scorsi con il prefetto di Messina, Trotta. Ai ritardi per la riapertura di due padiglioni, si aggiunge oggi la carenza di personale, soprattutto nel reparto di Anestesia e Rianimazione. Il sindaco ha assunto degli impegni ben precisi che coinvolgeranno a breve la Regione

L’azienda ospedaliera Papardo-Piemonte, per un giorno intero, ha riconosciuto di non poter svolgere gli interventi programmati al Piemonte per mancanza di anestesisti. A segnalarlo è il Comitato “Salvare l’Ospedale Piemonte” che ha incontrato, ieri sera, il sindaco di Messina, Renato Accorinti.

L’allarme era stato già lanciato al prefetto Trotta due settimane fa e adesso reiterato nei confronti del sindaco, il cui coinvolgimento era stato auspicato proprio dal prefetto.

Gli esponenti del Comitato presenti, Marcello Minasi, Silvano Arbuse e Donatella Melina, hanno raccontato gli eventi estremi degli ultimi periodi di gestione aziendale. “Dove ubicare il Polo Materno – Infantile tra i presidi ‘Papardo e Piemonte’ diventa un problema marginale, a fronte delle gravi carenze della struttura – sostiene unanime il movimento cittadino -. Lo svuotamento del personale dall’Ospedale Piemonte a vantaggio del Papardo segue la chiusura di specialistiche e potrebbe servire ad inficiare l’operato dell’intera struttura fino a farla chiudere”.

Su questo scenario funesto, Accorinti è intervenuto con fermezza: “Abbiamo chiarito con l’assessore Borsellino che l’Ospedale Piemonte deve restare aperto con tutte le opportunità di diagnosi e degenza”.

Ad oggi, due padiglioni ristrutturati per l’adeguamento sismico e costati oltre 2 milioni e mezzo di euro sono ancora chiusi: il padiglione 4 ha avuto in agosto il nulla osta dei Vigili del Fuoco e il padiglione 6 è già in ritardo sulla consegna lavori (metà ottobre 2013).

“Chiediamo – dichiara il presidente Minasi – di mantenere e potenziare un centro d’assistenza in grado di garantire tutte le specialistiche d’emergenza-urgenza, non solo in caso di catastrofi naturali, come disposto dalla Protezione Civile, ma anche nella quotidianità. Se molti specialisti lamentano di effettuare un superlavoro a discapito della qualità delle prestazioni, il manager non può smentire queste dichiarazioni ma solo correre ai ripari. Forse, con lui funzionano solo segnali forti e sollevazioni popolari”.

L’azienda ha ammesso il problema nel momento in cui sette specialisti, tra Anestesisti e Rianimatori, hanno mandato un atto extragiudiziario in cui denunciano l’impossibilità di assistere contemporaneamente più pazienti in sale operatorie diverse. La pianta organica infatti prevedrebbe in questo delicato reparto 14 medici più il primario mentre al momento sono 8+1 con un medico aggiuntivo che farà da spola tra Papardo e Piemonte.

“L’Anestesia e la Rianimazione sono il cuore di un ospedale – afferma Arbuse -. Senza di esse, tutte le altre discipline non possono esistere, dall’Ostetricia alla Cardiologia, dall’Ortopedia alla Chirurgia Generale. A fronte di turni di lavoro durissimi proprio per mancanza di ricambio, questi medici sono costretti a coprire più ore. Ognuno di loro arriva a svolgere 30 ore in più al mese, addossandosi circa 5 turni in più. Persino il Primario di reparto si adatta ad effettuare le guardie mediche, pur di mandare avanti la struttura. In simili situazioni, la lucidità può venire meno con i rischi che ne conseguono. Se adesso sono gli anestesisti ad essere in fermento, lo scorso giugno erano invece sessanta medici di varie branche che hanno denunciato con una lettera al commissario un elenco di criticità”. Tra loro c’è anche la dottoressa Melina che, oltre a sottolineare l’esiguo numero di posti letto (78 contro i 121 previsti dalla Regione), intende ricordare che “negli anni, altri traslochi dal Piemonte al Papardo sono risultati controproducenti, come l’Emodinamica, che ha salvato tante vite, o il Centro Sangue, che ha causato la perdita di ben 700 donatori”.

Il sindaco Accorinti ha accolto le istanze del Comitato e ha preso l’impegno di parlare entro pochi giorni con l’assessore Borsellino per poter organizzare un incontro con tutte le parti interessate. L’intento sarà quello di chiarire una volta per tutte che l’ospedale Piemonte non può essere toccato nella sua funzionalità, insieme ad altri servizi come l’Asp 5 di Via del Vespro. A tal proposito, il Comitato ha riportato al sindaco la proposta avanzata mesi fa al direttore generale dell’Asp 5, Manlio Magistri, di accorpare il presidio all’Azienda Provinciale. Magistri si è dichiarato “pronto ad assorbire immediatamente l’Ospedale Piemonte per interventi di media e bassa complessità”.

Un commento

  1. Accorinti pensa che è meglio una Italia senza forze armate , senza tribunali, senza scuole e che al posto degli ospedali bastano gli stregoni e le fattucchiere. Pensate quanti soldi si risparmiano per il benessere dei buddaci.

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