Crisi settore edile, a Messina il ricorso alla cassa integrazione aumentato del 433,9%

Crisi settore edile, a Messina il ricorso alla cassa integrazione aumentato del 433,9%

Crisi settore edile, a Messina il ricorso alla cassa integrazione aumentato del 433,9%

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lunedì 08 Ottobre 2012 - 07:57

I dati forniti dall’Ance Sicilia, pronta ad avviare una class action contro gli enti locali per recuperare le somme derivanti da decreti ingiuntivi mai risarciti. Non si esclude anche una “marcia su Roma” appoggiata a livello nazionale

Sono dati da brivido quelli diffusi dall’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), in merito al fallimento delle imprese del settore negli ultimi mesi. In molti casi, in Sicilia, la scarsa liquidità che finisce col rendere “out” le stesse azienda, è collegata anche al mancato pagamento, da parte delle pubbliche amministrazioni, delle fatture dovute alle imprese per i lavori svolti. A Messina, secondo i dati forniti da Ance Sicilia, il ricorso alla cassa integrazione, a causa di tale condizione di precarietà, ha raggiunto il massimo del 433,9%. (oltre la media del 250% nel resto del Paese). Per ottenere le somme dovute tramite decreti ingiuntivi e per chiedere il risarcimento dei danni provocati da queste prolungate morosita' l'Ance, con ha deciso di avviare una class action contro gli enti locali. L’iniziativa, avviata dai costruttori siciliani che si dicono pronti anche a viaggiare su Roma. È stata appoggiata anche a livello nazionale dai sindacati e da parte degli stessi enti, con l’obiettivo di organizzazione di una grande manifestazione per chiedere al governo Monti una corsia preferenziale per le imprese siciliane. E se cio' non bastasse ecco pronta anche una serrata: le imprese sospenderanno tutti i cantieri di opere appaltate da pubbliche amministrazioni morose. Questo il quadro generale di una situazione in cui i numeri, snocciolati da Salvo Ferlito, leader dell’Ance Sicilia, sono preoccupanti. ''Dal 2008 ad oggi hanno perso il lavoro 46mila edili diretti e 30mila nell'indotto – denuncia -. Il nostro sistema da anni avanza da Stato, Regione ed Enti locali 1,5 miliardi di euro. Sono gia' fallite 475 aziende”. Tra aprile e maggio di quest'anno la cassa integrazione in edilizia e' esplosa con i valori piu' alti d'Italia. Oltre Messina i picchi maggiori sono stati raggiunti a Siracusa 476,2%) e Ragusa (352,4%). Non va meglio a Catania (318%) e Caltanissetta (284,1%)''. Ma le previsioni per il 2013 sono anche peggiori. Secondo Ferlito, infatti, ''l'anno prossimo gli investimenti della Regione in infrastrutture subiranno un'ulteriore contrazione di un miliardo di euro. Per questo l'esenzione di 600 milioni dal Patto di stabilita', sia pure ottenuta grazie alla nostra battaglia, risulta solo un contentino. Bisogna liberare dal Patto di stabilita' la quota di cofinanziamento regionale che consentirebbe di utilizzare 10 miliardi di fondi europei. Viceversa – conclude -, perdere queste risorse segnerebbe la fine del comparto e soprattutto il default della Sicilia''. (EDP.)

5 commenti

  1. Purtroppo l’ideologia nefasta del non fare ha sempre la meglio! In America dopo la grande crisi del 1929 con un grande piano di rilancio, anche infrastrutturale, ha permesso all’America di rialzarsi. Noi invece abbiamo coloro che dicono NO A TUTTO: NO PONTE; NO MOSE; NO TAV; NO NATO (a Messina), ecc. Addirittura a Messina si dice no a interventi massicci per la NATO. Incredibile!!
    Di recente si sono festeggiati i 75 anni della costruzione del Golden Gate, simbolo di rinascita economica e grandezza ingegneristica, la stessa cosa dovrebbe essere fatta per il Ponte sullo Stretto!

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  2. per messenion
    la differenza tra la nostra crisi attuale e quella del 29 sta nel fatto che qui dovremmo accontentarci di opere sfacciatamente e palesemente inutili, mentre dopo la crisi del 29 negli States pianiuficarono una ricrescita, dal profondo e dalla base. Non sono le grandi opere a risollevare le sorti di un paese come il nostro, ma un’attenta pianificazione che deve partire dalla base, dalla famiglia, da un’attenta pianificazione di ampio respiro. L’ideologia nefasta appartiene invece a chi opera scelte folli senza un’attenta pianificazione, vedi ILVA, Gela, Milazzo territori che adesso piangono i propri morti e le centinaia di malati perchè a suo tempo si è agito d’impulso e pensando solo allo sfruttamento del territorio senza guardare lontano.

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  3. NEL 1929 IN AMERICA?
    siamo nel 2013 in Sicilia che facciamo remiamo contro la storia ? Il Ponte sullo Stretto ma che c’entra con la crisi del mattone ( edilizia) ? Forse nel 1929 avevi già 29 anni e non ti sei accorto che il Ponte si costruisce con l’acciaio anzi mi correggo non si costruisce più…lo sanno i giovani..

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  4. Messenion…Attenzione non facciamo confusione e generalizzazioni pericolose. Nella valutazione delle grandi opere necessarie per la ripresa si impone un criterio scientifico e razionale . Ci soccorra l’esprit de finesse e non serve mandare il cervello all’ ammasso o schierarsi pigramente subalterni alle tante parrocchie culturali e politiche .La Tav Torino -Lione probabilmente e’ inutile e costosissima, il disarmo navi Nato rischia di affossare definitivamente l’unica speranza di rinascita affidata alla valorizzazione turistica del nostro territorio Promette soltanto” probabile inquinamento ed il rischio di malattie gravissime . Il ponte sullo stretto paradossalmente e’ invece forse una delle poche grandi opere veramente UTILI a dispetto e malgrado i “mantra “elaborati da poteri nordocentrici con la complicità ingenua dei tantissimi “Tavazzi” locali. Un opera che qualsiasi altro popolo del globo avrebbe già realizzato…….Aspettando la luce……..

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  5. Per Messenion. Vota Buzzanca. Ha le tue idee.

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