Messina. Al Teatro Vittorio Emanuele la mostra "Les Amants" di Puccio

Messina. Al Teatro Vittorio Emanuele la mostra “Les Amants” di Puccio

Redazione

Messina. Al Teatro Vittorio Emanuele la mostra “Les Amants” di Puccio

venerdì 27 Maggio 2022 - 08:31

Questa sera alle ore 18 l'inaugurazione di "Les amants" nell'ambito del progetto "L'Opera al Centro"

MESSINA – Per la rassegna L’Opera al Centro curata da Giuseppe La Motta, avrà luogo il vernissage della mostra Les Amants, dell’artista Puccio, introdotto dal testo critico a cura della storica e critica d’arte Mariateresa Zagone. La mostra sarà visitabile fino a mercoledì 8 giugno (ad esclusione dei lunedì) ed osserverà i seguenti orari: 10-12:30 e 16-18:30.

Si tratta di dipinti e disegni, quasi tutti inediti, risalenti agli anni 1979-1993 la cui cifra stilistica è da rintracciare nel plasticismo vigoroso, nel monumentalismo e nell’arcaismo mitico della relazione uomo-natura. Le figure degli amanti, inizialmente sottili ed allungate, progressivamente acquisiscono plasticità. Sono immagini riconoscibili e al contempo evocative del vissuto individuale. Su tutto domina lo Stretto, le montagne dell’Aspromonte come orizzonte certo, gli intonaci rossi e gialli, gli interni essenziali che si aprono sul mare, il profilo inciso dalle taglienti linee di contorno, le grandi madri o i bagnanti. Sono forme semplificate, ferme in un tempo che è quello dell’attesa nel cui universo immobile riecheggia la sospensione temporale di certa pittura metafisica.

L’artista Puccio

Filippo La Fauci, è nato a Messina nel 1958 dove risiede. È un pittore autodidatta che si è formato frequentando le Botteghe e gli Studi di molti artisti locali a partire dagli anni ‘70. Dalla metà degli anni ‘80 ha esposto in molte mostre personali e partecipato a numerose collettive sia a Messina che nel resto della Sicilia esponendo anche a Roma, Milano, Boston. Sue opere si trovano in Collezioni pubbliche e private. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti.

Parlare di Puccio analizzando la sua produzione grafica e pittorica degli anni ‘80 (con lo sforamento di qualche anno nei decenni precedente e successivo), significa aprire una finestra sul fertile humus della ricerca pittorica in città e sui suoi protagonisti. Artisti che giravano attorno ad un circuito fatto di gallerie e mostre istituzionali che ci consegnano la cronaca vivace di anni che, comunque, poco avevano concesso all’estremo sperimentalismo caratterizzante la seconda metà del ‘900 e che non avevano mai davvero rinunciato alla materia e alla pittura con punte di importante figurazione. Le sue frequentazioni messinesi già dai primi anni ‘70 sono presso la bottega del decoratore Paolo Saija e proseguono negli ‘80 con artisti del calibro di Carlo Giorgianni, Bruno Samperi, Mariella Marini e, soprattutto, Franco Palmieri. Per l’artista le correnti italiane che, fra gli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso, avevano reagito allo sperimentalismo eccessivo delle avanguardie storiche hanno rappresentato un amore iniziale, non già una riscoperta: De Chirico, Donghi, Modigliani, Sironi, Campigli e, a ben guardare, perfino le “trasformazioni” classiciste di Renoir, Derain, e Picasso dopo il viaggio in Italia.

La sua arte

Tutti “recuperi” che Puccio attua in seno alla tradizione e che sono matrice dichiarata e sempre onesta della produzione, quasi interamente inedita, di questa mostra scritta a due mani con l’artista nella scelta del filo conduttore e di ogni singola opera, incentrata appunto su figure di amanti quasi sempre abbracciate, che si sostengono l’un l’altra nell’incedere o il cui ricordo d’amore, nostalgicamente, viene sottolineato da una fotografia. Figure che inizialmente sono sottili ed allungate, trasformate dalla passione e dalla purezza del sentimento e che, progressivamente, acquisiscono plasticità. Su tutto domina lo Stretto, le montagne dell’Aspromonte come orizzonte certo, gli intonaci rossi e gialli, gli interni essenziali che si aprono sul mare, il profilo inciso dalle taglienti linee di contorno, grandi madri o bagnanti nudi, la fontana della vita trasferita dai giardini di delizie gotici e ricollocata sulla riviera nord a Paradiso, l’azzurro del mare, e ancora il mare. 

Questa la Messina silenziosa di Puccio inquadrata dal mare, con architetture, personaggi mitici e non, arcani moli cui si aggrappano scafi rugginosi in una strana contemporaneità sospesa. Il taglio, soprattutto negli interni, è quello fotografico, amplificato dalla semplicità degli ambienti e dal gigantismo dei personaggi spesso puri volumi privi di volto. Le forme sono semplificate, il tempo è quello dell’attesa. “Una piccola ma interessantissima sezione di questa mostra è dedicata ad un peculiare momento della vita dell’artista quando, nel dicembre del 1991, per lavoro, viene trasferito dall’ospedale Papardo all’allora manicomio Mandalari come infermiere. Il dolore, l’incomunicabilità, l’abbandono e al contempo l’abitudine necessaria alla sopravvivenza di chi è dimenticato e volutamente nascosto dalla società, diventano il soggetto di 7 opere: Solitudine, L’esodo, Il cantastorie italiano, La strana coppia, La sete, Amico, Le chiavi della lussuria tutte del ‘92 e concludono, anche cronologicamente questo percorso.

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