La curatrice può richiedere e ottenere dal Tribunale l'autorizzazione per gestire un "esercizio provvisorio" dell'attività sportiva per mantenere in vita il club in attesa di una vendita
La sentenza del Tribunale che ha stabilito la liquidazione giudiziale (leggasi fallimento) del Messina arriva dopo la vittoria di ieri e a pochi giorni dal prossimo impegno.
L’organo giudiziario ha nominato l’avvocata Maria Di Renzo come curatrice fallimentare. A lei spetterà il delicato compito di gestire l’intero patrimonio societario e di cercare soluzioni per garantire, per quanto possibile, la continuità sportiva. La procedura più probabile per assicurare la partecipazione della squadra al campionato in corso, infatti, è un’asta fallimentare che dovrà essere indetta con urgenza, data la necessità di scendere in campo già nelle prossime settimane per le gare in programma. I partecipanti potranno acquisire la società libera da debiti, al solo prezzo di acquisto all’asta.
L’importo a base d’asta viene stabilito dalla curatrice in base alla categoria in cui milita la squadra, quindi in questo caso la serie D, l’attrattività e la storia del club, l’eventuale presenza di altri beni da cedere come il marchio o il logo. In genere, si cerca di stabilire un valore minimo che sia in grado di attrarre possibili acquirenti ma che sia anche congruo per la categoria e sufficiente a coprire almeno le spese della procedura di liquidazione.
Le speranze dei tifosi sono ora riposte nel lavoro della curatrice di trovare rapidamente un acquirente solido e affidabile, capace di ridare stabilità e certezze al calcio a Messina.
E’ importante sottolineare che la curatrice non può affidare direttamente la gestione alla Doadi srls, la società che era subentrata di recente nella gestione sportiva. La procedura di liquidazione giudiziale impone alla curatrice di agire con la massima trasparenza e imparzialità, per tutelare tutti i creditori.
Di conseguenza, la curatrice non ha il potere di scegliere un soggetto privato con cui trattare in via esclusiva. Deve obbligatoriamente avviare una procedura a evidenza pubblica (come un bando o un’asta) per la vendita del titolo sportivo, permettendo a chiunque sia interessato, inclusa Doadi Srls, di presentare un’offerta. Questo garantisce che l’offerta migliore e più sicura dal punto di vista finanziario venga selezionata, a beneficio della massa creditoria.
Esercizio provvisorio
Considerato che già domenica si dovrebbe tornare in campo e così anche nelle prossime settimane, anche se la sentenza di per sé non lo ha disposto, la curatrice può richiedere e ottenere dal Tribunale l’autorizzazione per gestire un cosiddetto “esercizio provvisorio” dell’attività sportiva per mantenere in vita il club in attesa di una vendita ed evitare l’esclusione dal campionato, che causerebbe la perdita del titolo sportivo e quindi la perdita di valore del bene da vendere.
Per pagare gli stipendi, la curatrice può utilizzare i fondi residui della società e i proventi derivanti dalla continuazione dell’attività (ad esempio gli incassi delle partite o eventuali sponsorizzazioni), che rientrano nelle spese di gestione e hanno la priorità su tutti gli altri debiti del club.
La legge fallimentare non consente di continuare a generare nuovi debiti. Se le entrate (ad esempio, gli incassi delle partite o le sponsorizzazioni) non coprono le uscite (gli stipendi), la curatrice ha il dovere di chiedere al Tribunale la revoca dell’esercizio provvisorio. In questo caso, l’attività del club si interromperebbe immediatamente. La diretta conseguenza di questo stop sarebbe l’esclusione della squadra dal campionato e la perdita del titolo sportivo, con l’impossibilità di ripagare anche solo in parte i creditori.
