Messina: in carrozza...dal ‘400

Messina: in carrozza…dal ‘400

Vittorio Tumeo

Messina: in carrozza…dal ‘400

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sabato 26 Settembre 2020 - 08:00

Piccolo viaggio nell’introduzione delle carrozze in Sicilia

Quando a Messina si parla di “carrozze” il pensiero richiama alla mente, né d’altronde potrebbe essere diversamente, la fastosa carrozza del Senato, oggi esposta al MuMe. Non una semplice vettura d’altri tempi ma una vera e propria opera d’arte, quella che si deve a Pietro Biondo nel XVIII secolo, al punto tale che già nel 1906 la sezione “Mezzi di locomozione antichi e moderni” dell’Esposizione Internazionale di Milano l’aveva selezionata tra le opere da mostrare. Le difficoltà del trasporto indussero poi l’amministrazione comunale a negare l’autorizzazione alla spedizione, in cui comunque la carrozza fece bella mostra del suo augusto portamento seppur in fotografia (La Corte Cailler).

Giulio di Brunswick

Ma a quando risale l’introduzione delle carrozze in Sicilia? Pare che se ne cominciò a discutere nel XV secolo; sappiamo che nel 1588, Giulio di Brunswick, altero vescovo luterano tedesco, ne proibì severamente l’uso ai gentiluomini suoi vassalli lamentando che l’uso di montare con le armi a cavallo si fosse quasi del tutto perduto nei principati, contadi e signorie a causa della tendenza a farsi trascinare oziosamente in carrozza. In effetti le consuetudini dei tempi prevedevano che il servizio militare fosse svolto a cavallo, usato anche nell’Antica Grecia in occasione di feste, spettacoli, giochi, giostre e tornei; fu quasi naturale che da allora chiunque, uomini e donne, chierici e laici, montassero a cavallo.

Era così che dovevano avvenire le entrate trionfali dei grandi signori, anche in ambito ecclesiastico, sicché non si fa menzione di carri e carrozze nell’ambito delle antiche cerimonie di investitura dei papi, così come anche in occasione dell’incoronazione degli imperatori. Da ciò ne deriva che ai sudditi non era quasi permesso servirsi di altri mezzi di trasporto. Lo stesso Enrico IV re di Francia, probabilmente in seguito ad un agguato in carrozza, preferì spostarsi a dorso di destriero. Molte erano le donne che montavano a cavallo all’epoca: si ha notizia, per esempio, che l’imperatore Federico fu accolto a Padova nel 1229 dalle nobildonne locali a dorso di cavalli inghirlandati, oppure si sa che nel 1534 la regina Eleonora e le principesse reali di Francia intervennero ad una cerimonia religiosa a Parigi assise sopra cavalli bianchi. Ci informa il Di Gregorio che fu poi nel 1380 che Anna di Luxemburg, moglie di Riccardo II re d’Inghilterra, inaugurò la prassi per le donne, reputando la nuova posizione più decorosa, di montare su delle selle predisposte di traverso. Le mogli così seguivano i mariti anche in groppa al cavallo, ed è così che Giovanna d’Aragona regina di Napoli fu ricevuta nel 1500 a Palermo dal viceré Giovan la Nuza. La “rimonta” del cavallo segue un fatto che fece scalpore all’epoca: nel 1266 infatti fu iscritto negli annali l’ingresso trionfale a Napoli del re Carlo d’Angiò e di sua moglie, la regina Beatrice, che “entrò in una carretta coperta di velluto celestro e tutta di sopra e dentro fatta con gigli d’oro.

Macalda Scaletta

Parimenti fu uno spettacolo nuovo quello che si vide a Palermo nel 1283, quando la regina Costanza moglie di Pietro d’Aragona a causa della debolezza fisica si fece condurre per andare in chiesa adagiata su una sedia , un tempo intesa macabramente bara; non tardò la reazione di Macalda Scaletta, moglie di Alaimo da Lentini, che se ne fece realizzare una per sé ricoperta di panno rosso e con la quale si faceva trasportare per Palermo, in viaggio verso Catania, oppure per i suoi possedimenti come Ficarra. Si dice che la prima carrozza sia comparsa in Ungheria; un carro, che uno scrittore dell’epoca definì “bralant, et moult riche”, era uno dei doni che l’ambasciatore di Ladislao V offrì alla regina di Francia nel 1457. Ma troniamo in Sicilia. Di tre carrozze si ha notizia fossero presenti alla festa nuziale che nel 1551 il vicerè Giovanni de Vega diede in occasione del matrimonio della figlia con don Pietro de Luna, duca di Bivona; così come gli storici riportano che in dodici carrozze le dame accompagnarono donna Isabella Gonzaga moglie del vicerè marchese di Pescara. Era il 1568. Queste antiche carrozze si presentavano come grandi casse quadrate; alcune, più raffinate, erano provviste di una struttura a colonne intagliate che sorreggevano una cupola, il cui rivestimento interno poteva essere costituito o da una cortina di drappo, o di cuoio. Bisognerà aspettare il secolo di Luigi XIV perché per le strade d’Europa brillasse al sole l’oro di carrozze più sfarzose e più comode.

Vittorio Tumeo

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