La lettera di un cittadino: "A dicembre ho presentato richiesta anche per la fisioterapia domiciliare, Nessuno mi dà certezze sui tempi"
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino.
Quando la sanità non è puntuale è come se non esistesse. Oggi scrivo questa lettera aperta per denunciare una situazione a mio parere piuttosto grave e penalizzante. Sono figlio di una persona con disabilità certificata, nello specifico affetta dalla sindrome di Sla. A dicembre abbiamo presentato una formale richiesta presso il Mandalari di Messina, su parere di un medico, per l’attivazione della fisioterapia domiciliare e per l’assegnazione di una sedia a rotelle con montascale. Si tratta di due elementi molto importanti, se non indispensabili, per una persona disabile che non è in grado di muoversi autonomamente. In particolare, il montascale risulta indispensabile, considerando la pendenza delle scale dell’abitazione di mio padre.
Tempistiche impossibili per la fisioterapia domiciliare e la consegna del montascale
Ad oggi, è confinato in casa e, anche con l’aiuto di altre persone, non riesce a scendere le scale. Il motivo della mia lettera è denunciare le tempistiche (impossibili da ottenere) per l’avvio della fisioterapia domiciliare e per la consegna del montascale. Al telefono nessuno è in grado di fornire una tempistica sulla consegna del montascale. Neanche la cooperativa alla quale si affida il Mandalari per la fisioterapia fornisce tempi certi, limitandosi a metterci in lista d’attesa.
In queste condizioni, cosa dovremmo fare per aiutare mio padre? Cosa fa la politica locale e regionale al riguardo? Perché una persona affetta da una sindrome fortemente penalizzante come la Sla non può neanche avere una tempistica sull’attivazione degli aiuti richiesti? Molto probabilmente, alla fine, saremo costretti a rivolgerci a dei privati. Con tutti i costi che ne conseguiranno. Ma a questo punto mi chiedo: a cosa serve la sanità pubblica? Quando la sanità pubblica non è puntuale e, addirittura, tardiva a cosa serve? Mio padre non può stare fermo senza costanti sedute di fisioterapia, né può rimanere confinato in casa col rischio di cadere in depressione. E la sanità non fornisce tempistiche, anzi, se le dà, si limita a riferire che “ci vorrà un bel po’ di tempo”.
Se la sanità pubblica arranca, si è costretti a rivolgersi ai privati ma i cittadini non ci guadagnano
Non do la colpa ai medici, sia chiaro, né agli operatori sanitari o agli amministrativi. La colpa è di chi, negli anni, ha effettuato continui e scellerati tagli alla sanità, in particolare nel Messinese. E oggi siamo in queste condizioni: se si attendono i tempi della sanità, si può anche morire. Meglio rivolgersi ai privati. Ma chi ci guadagna? Di certo non noi cittadini.
La verità è che la maggioranza degli operatori non ha il minimo interesse per le dolorose storie di chi gli si presenta davanti: l’utente è un numero, non una persona. Mille volte i parenti dei malati sono chiamati a file impossibili per poi sentirsi dare risposte vaghe o dinieghi o, ancora, essere rimbalzati presso altre strutture.