Messina, non è più sospeso il primario Lombardo: "Mai chiesti compensi non dovuti"

Messina, non è più sospeso il primario Lombardo: “Mai chiesti compensi non dovuti”

Alessandra Serio

Messina, non è più sospeso il primario Lombardo: “Mai chiesti compensi non dovuti”

giovedì 03 Aprile 2025 - 12:32

Il dottore Vittorio Lombardo ha difeso la regolarità del suo operato ed ha chiarito le vicende contestate

Messina – Il giudice per le indagini preliminari Nunzio De Salvo ha revocato la sospensione per un anno del dottore Vittorio Lombardo, direttore dell’Unità di chirurgia dell’ospedale Piemonte, coinvolto per un nell’inchiesta del Nas dei Carabinieri. Il giudice ha accolto l’istanza dei difensori, gli avvocati Nino Favazzo e Daniela Garufi, e revocato la misura inizialmente autorizzata dopo averlo sentito in interrogatorio di garanzia. Lombardo ha risposto a tutte le domande, fornendo ampi chiarimenti.

“È solo un primo, importante risultato che fa giustizia di una misura che avrebbe potuto non essere applicata, ove, a tacer d’altro, si fosse proceduto al previo interrogatorio dell’indagato. Siamo certi che, a seguire, approfondendo i temi nuovi e gli argomenti difensivi introdotti nel corso dell’interrogatorio di garanzia, sarà lo stesso Ufficio di Procura a cogliere la evidente insussistenza dei reati contestati. Intanto il dott. Lombardo potrà tornare ad occuparsi dei pazienti affidati alle sue cure, con lo scrupolo e lo spirito di abnegazione che ne hanno da sempre contraddistinto l’operato”, commentano i legali.

Le ipotesi della Procura

Il confronto tra il giudice e il medico è durato circa due ore ed ha riguardato tre casi nei quali al dottor Lombardo viene contesta la tentata induzione indebita e un caso di falso, le uniche per le quali il giudice ha autorizzato la sospensione. Il professionista ha fornito ampi chiarimenti in merito ribadendo la piena legittimità del proprio operato e precisando di avere sempre agito nell’interesse dei pazienti, ai quali non ha mai richiesto compensi che non gli erano dovuti. L’indagine, ancora in corso, riguarda venti casi ora al vaglio della magistrata titolare del caso, la PM Annamaria Arena.

I difensori: “Nessun pagamento in nero”

“ll dottore Lombardo – precisano gli avvocati Nino Favazzo e Daniela Garufi, entrambi presenti all’interrogatorio – ha concordato con i propri clienti il pagamento di un onorario prima di eseguire, in regime di intramoenia, ogni visita medica con consulenza chirurgica, necessaria non solo per verificare l’esistenza o meno della indicazione all’intervento di chirurgia bariatrica, ma anche per individuare la tecnica più adeguata con cui intervenire. Quello che è certo è che non vi è stato alcun pagamento in nero e che le prestazioni, regolarmente fatturate, sono state tutte autorizzate dalla struttura sanitaria, che, su ciascuna di esse, peraltro, ha incassato la quota di propria pertinenza Nel corso dell’interrogatorio l’indagato ha fornito una lucida ricostruzione dei fatti, offrendo ampia giustificazione dei propri comportamenti e chiarendo di non aver tenuto le condotte illecite che gli vengono contestate”

Un commento

  1. Invece di disquisire su separazione di carriere, si dovrebbe imporre che le misure cautelari possano essere assunte dal Gip solo dopo avere sentito l’interessato e il suo difensore (ranne in caso di concreto pericolo di fuga). Diversamente, capita troppo spesso che provvedimenti interdittivi vengano irrogati senza conoscere la posizione dell’indagato, che, anche in caso di riforma ottenuta quando avrà potuto finalmente difendersi, si troverà comunque macchiato della notizia della misura cautealare originariamente inflittagli che nel frattempo ha raggiunto tutte le persone che lo conoscono, rovinandone l’immagine e la reputazione. Non mi sembra, personalmente, un modus operandi da vero stato di diritto.

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