Il tema dei giovani emigrati messinesi analizzato dal presidente di "Oltrestretto": "Ogni storia è diversa, ma il legame resta"
MESSINA – La nascita di Oltrestretto, l’organizzazione di expat messinesi con esperienze lontano dalla città, può portare a un ragionamento più grande e ampio su un tema, quello delle partenze e dei ritorni a Messina, più vivo che mai. Di questo e della formazione del gruppo ha parlato a Tempostretto il presidente di Oltrestretto Antonino Mangano.
Gli expat e la nascita di Oltrestretto
“Oltrestretto – ha spiegato – nasce dall’idea di expat (chi vive lontano dal proprio Paese, n.d.r.) messinesi che avevano già maturato esperienze di impegno civico e partecipazione attiva a livello locale, mentre vivevano ancora a Messina e provincia. La nuova condizione di expat o fuori sede ha rinnovato l’interesse per la partecipazione da un’altra prospettiva: seppure ‘da fuori’, la conoscenza del territorio messinese, delle necessità che si possono avvertire e le opportunità e innovazioni che potrebbero essere importate, sono stati il terreno fertile su cui impiantare le radici per questa esperienza. C’è l’interesse a mantenere una connessione con le proprie radici, nutrire un senso di comunità al di là delle distanze e dei confini, contribuire al dialogo locale, consapevoli che, al giorno d’oggi, è importante creare e mantenere connessioni tra l’interno (Messina e la sua provincia), l’esterno (le altre aree d’Europa e del mondo) e tra persone che condividono le stesse origini, pur se sparpagliate in varie aree”.
Mangano: “Andare oltre il proprio contesto”
“Il nome del nostro gruppo – prosegue Mangano – vuole evocare l’idea di un mondo che si apre oltre Stretto, e che vuole ritornare in contatto con ciò che esiste intorno allo Stretto. Allo stesso tempo si potrebbe suggerire una lettura del nome come un tentativo dello stesso territorio messinese di andare oltre il suo contesto (sociale, culturale, geografico) che ad alcuni potrebbe apparire ‘stretto’, sviluppando il proprio potenziale e aprendosi verso l’esterno e le sollecitazioni che vengono ‘da fuori’. In fondo, anche nel logo di Oltrestretto ci sono due sponde separate da una striscia di mare. Per quanto divise dall’acqua, le due sponde si fronteggiano, condividono uno stesso spazio ‘grafico’ ma che può essere anche spazio ideale di contatto, dialogo, collaborazione”.
Chi sono gli expat
Ma chi sono gli expat? “Per dare una definizione univoca, un expat è un emigrato. Però al giorno d’oggi, parlando degli expat messinesi, ognuno ha una storia a sé, i profili sono molto vari, le necessità e i desideri sono altrettanto variegati. Tutto ciò disegna un mosaico di umanità complesso e dalle molteplici sfumature. Solo guardando dentro Oltrestretto, ci sono coloro che sono diventati expat per scelta, perché nel messinese non si sentivano realizzati nel contesto sociale e professionale, ma nonostante questo sono rimasti legati alle loro origini e vogliono contribuire a rivitalizzare il tessuto sociale e culturale dell’area; ci sono gli expat che sono dovuti andare via a malincuore per mancanza di opportunità professionali, ma che guardano con nostalgia alla terra natale; ci sono quelli che sono andati via perché consapevoli che le loro ambizioni di carriera potevano realizzarsi solo oltre stretto, ma non per questo dimenticano Messina”.
Mangano: “Ogni expat ha una storia a sé”
Mangano continua: “Qualunque sia la motivazione che spinga gli expat di Oltrestretto a partire, permane il desiderio di connettersi con Messina, la sua provincia e gli altri expat, e si mantiene viva la speranza che si possa contribuire a migliorare la qualità della vita nel messinese, avanzando proposte o organizzando eventi culturali e di informazione ogni qualvolta qualcuno dei suoi membri ritorna a casa. Come dicevo, però, l’arcipelago expat è molto vario.
“C’è chi ha lasciato il territorio messinese con sollievo”
Fuori da Oltrestretto, oltre a profili simili a quelli che si sono aggregati al gruppo, sarebbe ingenuo e troppo campanilistico negare la presenza di expat che hanno lasciato il messinese con un certo sollievo, perché non si sentivano a loro agio, mal sopportavano la cultura e il clima sociale, professionale, culturale che si respira, e sono expat che vedono nella Sicilia solo un luogo in cui ritrovare gli affetti e fare le vacanze, senza quella fiamma ulteriore di impegnarsi attivamente. Ogni expat è davvero un universo di ragioni indipendente dall’altro, e le motivazioni per andare via possono essere ulteriori rispetto a quelle di lavoro, studio e contesto sociale, che sono le più comuni che, per mia esperienza, ho osservato nelle persone che ho incontrato”.
Gli obiettivi di Oltrestretto
Quindi quali sono gli obiettivi di Oltrestretto? Il presidente ha spiegato che ci sono 5 pilastri d’azione: “Il primo è unire gli expat di Messina e provincia, creando una rete di mutuo supporto: ovunque ci sia un membro di Oltrestretto, un expat messinese può avere un aiuto per integrarsi meglio nel contesto verso cui sta espatriando. Questo permette di ridurre situazioni di spaesamento, di difficoltà nel comprendere nuovi stili di vita, o anche soltanto evitare un iniziale senso di solitudine. Il secondo pilastro d’azione è guidare i messinesi residenti in città e provincia a capire come vivere all’estero, dando consigli e scambiando considerazioni quanto più realistiche possibile su cosa significhi vivere ‘fuori'”.
Importare a Messina le buone pratiche dei luoghi di espatrio
“Il terzo è contribuire al dialogo con il territorio messinese: Oltrestretto nasce come gruppo di expat che vogliono avere una loro voce a livello locale di Messina e provincia. Abbiamo intenzione di contribuire con proposte, con l’ideazione di eventi e per portare nel nostro territorio di origine tutti gli accorgimenti, le novità, le buone pratiche che potremmo riscontrare nei nostri luoghi di espatrio, supportando l’area messinese nel non inseguire affannosamente le aree più avanzate d’Europa, ma a starvi al passo.
Esportare la messinesità
Infine il quarto: esportare, fare conoscere, promuovere la messinesità nei luoghi di espatrio. Non si può negare che le vite degli expat abbiano ‘allungato’ le proprie radici fuori dalla Sicilia. Per questo motivo sviluppare i contatti con le realtà istituzionali, associative e civiche dei luoghi di espatrio può rappresentare un valore aggiunto, per connettere il proprio passato messinese con un presente che si sviluppa geograficamente altrove. Questa non deve essere vista come una limitazione, ma come una opportunità per fare radicare e rendere nota l’identità messinese anche al di fuori del territorio, con opportunità di promuovere scambi e fare interagire Messina con i luoghi di espatrio di quelli che, in effetti, rimangono suoi figli e figlie”. E poi “un quinto punto, che dovrebbe essere alla base di ogni esperienza associativa: divertirsi insieme e sentirsi entusiasti e fieri di ciò che si fa”.
Chi va via e chi resta
Spesso si parla della facilità di lasciare la città, ma è davvero così? Negli anni Tempostretto ha raccontato molte storie di chi ha deciso di tornare o di chi ha detto arrivederci, ma a malincuore. Mangano ha sottolineato ancora che “ogni expat ha una storia a sé. Ci sono persone che avranno vissuto l’emigrazione come una ferita dolorosa; altri che vi avranno letto una nuova opportunità piena di speranza mista a una punta di nostalgia; altri ancora che hanno considerato in modo ‘neutro’ l’inizio di una nuova vita fuori, come fosse un normale nuovo capitolo che scandisce la propria storia; altri ancora che hanno vissuto l’allontanamento da Messina come un motivo di giubilo e sollievo; altri ancora hanno visto l’allontanamento da Messina con orgoglio, come l’inizio di una propria realizzazione professionale e personale. E si potrebbe continuare con la descrizione di sentimenti e sfumature tanto numerose quanti sono gli expat”.
Ogni esperienza fuori ha le sue caratteristiche
E ancora: “Non posso parlare a nome di tutti gli expat dentro e fuori Oltrestretto, perché non si può definire in modo univoco una categoria tanto eterogenea di persone, esperienze e sensibilità. Però, a titolo puramente personale, ritengo che ogni scelta porti con sé opportunità, difficoltà, sacrifici, ma anche la conquista di soddisfazioni. Tutto dipende da cosa si cerca al di là dello Stretto, dall’inclinazione della persona, dagli interessi di ognuno e dalla realtà di espatrio in cui si approda.
“L’attaccamento a Messina può convivere con l’esperienza oltre Stretto”
Posso raccontare che, prima di arrivare a Bruxelles (dove vivo e lavoro da febbraio 2022), ho passato del tempo in Piemonte e nel sud della Francia. In Provenza mi sono trovato per la prima volta da solo, senza compagni di classe, colleghi universitari, amici o parenti ‘terra straniera’. Inizialmente è stato uno shock, è stata un po’ dura ambientarsi con colleghi che erano esclusivamente francesi, ma poi l’abitudine e l’adattamento hanno prevalso ed è stata un’esperienza interessante e formativa. A Bruxelles è stato più semplice: avvertivo il contesto lavorativo più vicino ai miei interessi, e poi il numero maggiore di opportunità di eventi sociali, novità e occasioni professionali, la natura internazionale della città mista alla presenza di una nutrita comunità italiana, hanno permesso di avere da un lato gli stimoli di un contesto molto vivace e multiculturale, e dall’altro una sorta di cuscinetto culturale, che non fa sentire gli italiani così distanti dall’Italia. Come ogni città ha i suoi difetti e le sue contraddizioni, però si sta bene e – almeno per quanto mi riguarda – non fa sentire un tremendo morso di nostalgia. I sentimenti di attaccamento a casa, a Messina e alla sua provincia – per come li vivo io – possono convivere con il piacere e la gratitudine di una vita dignitosa oltre stretto”.
Tornare? “È fattibile”
E tornare, invece, è un’opzione praticabile? “Certo che è fattibile. Principalmente dipende dalla volontà degli expat di tornare. Se questa volontà ci fosse, e ci fossero anche le condizioni – offerte da alcune professioni – di lavorare da remoto per lunghi periodi, questo offrirebbe la possibilità di ritornare a casa.
Però bisogna anche essere realisti: per alcune professioni è impossibile applicare il lavoro da remoto e, quando possibile, in buona parte dei casi il lavoro a distanza viene concesso per un certo numero di giorni all’anno, per ovvie ragioni di servizio o attività da fare in modo ricorrente in presenza. Finora, però, questa risposta è stata connessa all’idea che nella maggior parte dei casi la sede di lavoro si trovi fuori Sicilia. Probabilmente, per fare ritornare molta più gente in maniera stabile, o anche solo farla ritornare più spesso a Messina, servirebbero opportunità di lavoro con condizioni più competitive che provengano dal territorio messinese; infrastrutture e trasporti più efficienti ed economici per permettere spostamenti più frequenti, più veloci e meno onerosi. Ci muoviamo ancora nel contesto delle ipotesi, ma probabilmente, avendo questi elementi come base, sarebbe possibile rendere la “mentalità” messinese e il territorio più aperti, ricettivi alle innovazioni, creativi, rendendo l’area messinese più attrattiva, vivibile, a misura di giovane lavoratore”.
“Messina deve diventare attraente e attrattiva”
Mangano ha concluso: “Come Oltrestretto pensiamo che un territorio non debba limitarsi a dare soltanto lavoro e infrastrutture (questo è il minimo indispensabile!), ma debba trovare un modo per diventare attraente e attrattivo, per esprimere il suo potenziale, stimolare le nuove generazioni a rimanervi, a sentirsi parte della comunità, e coinvolte da un punto di vista culturale, politico, sociale, per non ergere un muro di disaffezione o indifferenza tra noi cittadini, il territorio, le nostre radici comuni.
Bisogna anche pensare che molti expat hanno messo su famiglia all’estero. Permettere il ritorno e ‘nuovi ingressi’, con famiglie multiculturali a Messina (partner di altre regioni italiane o altri paesi, figli nati all’estero ecc.), arricchirebbe maggiormente il tessuto sociale locale e permetterebbe di far conoscere e vivere sulla propria pelle Messina e la sua provincia (luoghi, monumenti, storia, cultura, tradizioni, dialetto e altri elementi identitari) a chi è nato oltre Stretto”.

Tornare ma per cosa?… Io l ho fatto dopo 23 anni al nord….ma dopo 2 anni,dopo innumerevoli tentativi di realizzare qualcosa,innumerevoli contatti con sindaco, amministrazione,politici, ho dovuto rifare le valige e tornare da dove ero venuto!…
Messina non offre nulla su molti settori,in Sicilia se vuoi lavorare ad un certo livello devi andare a Catania….a Messina se non sei “amico di” non ti danno spazio…
La città è bella, è cambiata, c’è ancora tanto da fare…non è possibile avere un divario anche culturale così grande (rispetto ad altre realtà siciliane/del sud)…bisogna accelerare!…e quando l’ho detto al sindaco si è pure stizzito!
Quali sono i mestieri a Messina??? Commesso,supermercato,panificio…tutti super sottopagati…ho avuto confronti con gente che era felicissima di guadagnare 900€ /mese!!!…Bisogna continuare col cambiamento che negli ultimi anni si era visto!!!…. ovviamente io non tornerò più e lo dico con dispiacere!