Messina tra inferno e paradiso: un'idea di futuro ci salverà

Messina tra inferno e paradiso: un’idea di futuro ci salverà

Marco Olivieri

Messina tra inferno e paradiso: un’idea di futuro ci salverà

giovedì 30 Marzo 2023 - 07:20

Basta venerare il passato e denigrare il presente: serve cogliere le potenzialità del territorio, senza pensare che sia o tutto "bello" o tutto "brutto"

MMESSINA – Un po’ paradiso, un po’ inferno. “Messina bella ma non ci vivrei”. A Messina “non c’è niente”, secondo il luogo comune, ma si parla. Si parla tanto, ma davvero tanto, e si litiga. Si critica, si disputa, si battibecca… Verrebbe voglia ogni tanto di riprendere vecchie frasi fatte per descriverla. Una città senza speranza. Una città con potenzialità di sviluppo e rinascita. Messina oscilla fra queste due posizioni antitetiche. Sembra la realtà ideale per alimentare le polarizzazioni al tempo dei social dove una cosa, un progetto, un libro, un un’idea, o fa schifo o raggiunge le vette della perfezione. Ma quello che serve è un’idea di futuro. Non un continuo oscillare tra la nostalgia per un passato glorioso e la depressione per un presente anonimo e degradato.

“O santa o puttana”, si diceva un tempo delle donne, condannandole a una visione manichea. Viene in mente la celebre citazione, anche se abusata, tratta dalle “Città invisibili” di Italo Calvino: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

Pensare alle potenzialità delle città dello Stretto

Allora, la vera sfida è saper riconoscere che cosa posssa rappresentare una via d’uscita nel segno dello sviluppo e del riscatto. Non rassegnarsi all’inferno ma concepire il futuro delle città dello Stretto come un’occasione per valorizzarne le potenzialità. La parola d’ordine oggi dovrebbe essere cura. Cura del territorio, delle strade, dei palazzi, delle periferie e del centro (quando aboliremo l’idea che esistano una periferia e un centro?). Ma la strada è davvero lunga per raggiungere un equilibrio, una qualità della vita che è ancora un miraggio. In assenza di una solida visione politica e culturale, trionfano i particolarismi, fonte di continui litigi senza costrutto, in alternativa a una dimensione collettiva e comunitaria.

C’è il messinese che guarda solo al passato, quello che critica sempre e quello che cerca un riscatto possibile

Nel frattempo, mentre si spera di raccogliere i frutti dei tanti cantieri (lì il problema sono i tempi) e dei progetti che dovrebbero partire, che cosa ci dice questo continuo dibattere su parcheggi, isole pedonali, ponte sullo Stretto, nuove forme della città? Sul rendering come nuovo stimolo alla polemica ma anche al sogno, mentre divampa un aspro contendere sui tanti elementi del caos quotidiano? Ci dice che, nonostante tutto, una parte degli abitanti di questa città ci tiene a vederla riprendersi o vorrebbe che si riscuotesse dall’atavico torpore. E un’altra parte, invece, ama la critica continua, qualsiasi cosa si faccia, senza entrare nel merito delle questioni: anche su questo dobbiamo essere onesti.

C’è il messinese che guarda solo al passato glorioso e si rapporta al presente solo in chiave di nostalgia. C’è il messinese che vede solo inferno nel quotidiano e si nutre di questo degrado per criticare gli altri e assolvere sé stesso rispetto alle proprie mancanze di cittadino. E c’è chi si ostina a cercare, con la lanterna della razionalità e la passione di chi non si rassegna, qualcosa di buono, in questa città, da preservare e fare germogliare, seminando bene. A questo tipo di soggetti il nostro giornale guarda per costruire, insieme, ognuno con il proprio ruolo, una società più decente e una città più vivibile.

Di una cosa siamo certi: abbiamo bisogno di radici ma non di un passato castrante. Basta venerare gli antichi fasti e denigrare il presente: serve cogliere le potenzialità del territorio, senza pensare che sia o tutto “bello” o tutto “brutto”. Il futuro di Messina passa da una visione complessa e aperta a tutti gli scambi possibili con il mondo. Servono più idee e progetti e meno nostalgie, che rischiano d’imbalsamare la città.

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7 commenti

  1. Messina è senza futuro, è capace solo di vivere il presente e anche male.

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  2. Bellissimo articolo bravissimo Marco Olivieri come sempre. La città di Messina ha bisogno di messinesi propositivi che hanno passione e seminano bene…..gli altri che vedono dappertutto inferno e degrado criticando tutti e assolvendo solo se stessi li manderei via da Messina….sono loro il male inguaribile di questa splendida città

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  3. Bellissimo spunto di riflessione a cui aggiungo un ingrediente: consapevolezza.
    A quanti gridano “Messina è bellissima, Messina è una delle più belle città d’Italia” sbandierando classifiche di dubbia rilevanza, suggerisco una riflessione più serena e meno influenzata dal campanilismo.
    Messina ha sicuramente una grande storia e una serie di bellezze e punti di forza, ma attenti a non confondere le bellezze dell’area dello Stretto (il paesaggio) con quelle della nostra città. Il primo è una perla, la seconda no. Lo Stretto, i Peloritani, il panorama, il clima, sono sicuramente meravigliosi, ma se parliamo di città, cerchiamo di essere onesti. I nostri palazzi, le nostre vie e piazze, a parte alcune eccezioni, OGGI non sono all’altezza della nostra storia. Occorre partire da questa consapevolezza per capire in che direzione andare per rendere Messina più bella e vivibile.

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  4. Messina ha grandi potenzialità,ma ha un grosso handicap che gli impedisce ogni azione:i messinesi.
    I messinesi sono la vera palla al piede di questa città, è per questo che quelli che sono diversi vanno via; perché chi ha valore e si distingue dalla massa non tollera questo status quo,e si fa le valige e parte al nord.
    La vera disgrazia di questa città siamo noi,siamo noi che non sappiamo decidere bene in campagna elettorale,e siamo noi i responsabili del perché in questa città sporca non funziona niente.

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  5. SI PUO’ CON UNA CLASSE POLITICA NUOVA NON PENSANTE AL BUSINESS MA AL QUELLO CHE E’ GIUSTO FARE PE I CITTADINI, SENTENDO ED ASCOLTANDO I BISOGNI E NON PROCEDENDO PER MERI ED INFIMI INTERESSI.

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  6. Scusate ma forse mi sono perso qualcosa! Chi è il sindaco di Messina? Basile, alias De Luca, o qualcun altro? Chi dovrebbe avviare un progetto di sviluppo e di rinascita della città? Chi ha in mano il governo della città o qualcuno di Tempostretto? Forse in giro c’è un po’ di confusione o non si vuole capire

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  7. Per suonare il clacson il messinese ha un gran futuro, per il resto non ci sono speranze.

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