Messina, truffa all'ospedale coi rifiuti covid: processo a febbraio per 3 indagati

Messina, truffa all’ospedale coi rifiuti covid: processo a febbraio per 3 indagati

Alessandra Serio

Messina, truffa all’ospedale coi rifiuti covid: processo a febbraio per 3 indagati

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venerdì 13 Maggio 2022 - 07:15

Processo a febbraio sulle presunte truffe con lo smaltimento dei rifiuti covid all'ospedale Papardo

MESSINA – In due hanno scelto di patteggiare, tre invece hanno preferito difendersi davanti ai giudici e vanno al processo. Si è chiusa così l’udienza preliminare sulla presunta truffa ai danni dell’ospedale Papardo con il servizio di smaltimento dei rifiuti Covid, affidato alla società Medieco. In due hanno concordato la pena con l’Accusa ed il giudice per l’udienza preliminare Ornella Pastore ha ratificato la pena a 20 mesi (pena sospesa).

Altri tre, invece, hanno optato per il rito ordinario e sono stati rinviati a giudizio. Si tratta di Gina Landro, rappresentante legale della società e gli operai Santo Campailla e Massimo Caraci. Per loro il processo comincerà il davanti al giudice monocratico del Tribunale di Messina a partite dal prossimo 10 febbraio. Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e per frode nelle pubbliche forniture l’accusa dalla quale dovranno difendersi al dibattimento, difesi dagli avvocati Fortunato Strangi e Massimo Caraci.

Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza di Messina e sfociate nel sequestro preventivo, fino a 10 mila euro, a carico della società che aveva in affidamento il servizio.

Per i finanzieri i dipendenti della società avrebbero usato una bilancia con sigillo di protezione rotto, quindi illegale, e con pesature falsate avrebbero determinato il peso dei rifiuti da smaltire. In alcuni casi, i contenitori dei rifiuti sarebbero stati sovraccaricati di acqua aggiuntiva oppure il personale preposto alla pesatura sarebbe salito sulla bilancia per aumentare il peso dei rifiuti da smaltire, così da ottenere un maggiore rimborso da parte dell’ospedale. Poi la società avrebbe trasmesso all’ospedale un falso certificato di avvenuto smaltimento dei rifiuti, effettuato invece da un’altra società.

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