Messina. Via don Blasco: la politica (tanta) e i benefici (ancora pochi)

Messina. Via don Blasco: la politica (tanta) e i benefici (ancora pochi)

Marco Ipsale

Messina. Via don Blasco: la politica (tanta) e i benefici (ancora pochi)

domenica 13 Febbraio 2022 - 07:05

Aprono solo due brevi tratti: via Santa Cecilia - viale Europa (400 metri, in realtà tra pochi giorni) e via Salandra - via Roma (170 metri). Per l'intero tratto da Santa Cecilia a Gazzi bisognerà aspettare ancora due o tre mesi

3 chilometri su un totale di 3,8. Da questo punto di vista la nuova via don Blasco sembra quasi pronta e in effetti non siamo lontani dalla conclusione dell’80 % del percorso. I 3 chilometri, però, ed è qui il nodo, non sono consecutivi. Anzi mancano proprio un paio di connessioni fondamentali per far sì che la strada diventi davvero utile.

La nuova via don Blasco, è bene chiarirlo per chi ancora non l’avesse capito, non è nuova in quanto di nuova costruzione. Nel senso che non è una strada realizzata ex novo, è invece un’interconnessione di strade che esistevano già ma erano nel degrado e senza un percorso unico perché interrotto da ostacoli, quattro in particolare: la cosiddetta “piccola velocità”, area ferroviaria che era chiusa al transito tra via Santa Cecilia e viale Europa; la sede della ditta Rifotras, sul percorso tra viale Europa e via Salandra; le case D’Arrigo, baracche costruite proprio in mezzo alla strada tra via Salandra e via Maregrosso; e infine la parte bassa della sede Atm, che chiudeva il passaggio da via Maregrosso a via Acireale.

Due di questi quattro ostacoli (Rifotras e Atm) sono ancora presenti, anche se presumibilmente potrebbero sparire già al massimo entro tre mesi.

Ancora due o tre mesi per l’intero tratto Santa Cecilia – Gazzi

Ultimi lavori, ci vorrà un mese o forse meno, per finire nella parte Atm e aprire al transito il passaggio da via Maregrosso a via Acireale. Bisognerà attendere aprile o maggio, invece, per terminare la bonifica dell’area Rifotras e poi realizzare i circa 100 metri di strada di interconnessione tra viale Europa e via Salandra. Gli ultimi 700 metri, invece, sono la via Acireale da sempre esistente, anche se pure questo tratto è stato rinnovato.

Insomma ad aprile o a maggio si potrà percorrere l’intero tratto da via Santa Cecilia a Gazzi e allora sì che sarà una vera prima “rivoluzione”, anche se incompleta.

Ecco perché è prematuro, oggi, parlare di sogno che diventa realtà. Un sogno che si avvicina sempre più ma che non è ancora del tutto realizzato.

I nodi ponte Rfi di Santa Cecilia e Cavalcavia

Perché la nuova via don Blasco sia completamente aperta al traffico servirà ancora un anno, almeno nelle previsioni. Un anno perché ci sono due questioni importanti da affrontare, pur se la via è già tracciata: la prima è il ponte ferroviario di Santa Cecilia, sul quale sta lavorando Rfi e sotto il quale non si potrà intervenire fin quando non sarà terminato il consolidamento; la seconda è il cavalcavia che collega la parte bassa di via Tommaso Cannizzaro da un lato a via San Raineri e la Zona Falcata dall’altro a via don Blasco. Sarà demolito e ricostruito, nel frattempo ci sarà una via alternativa su aree ferroviarie.

I ritardi, in questo caso, sono dovuti al fatto che Rfi ha iniziato i lavori dopo le vicende del crollo del ponte Torri Morandi di Genova, e che sul cavalcavia non era stata fatta la verifica di vulnerabilità sismica. Si tratta, comunque, del tratto al di fuori dei tre chilometri “inaugurati” ieri.

Solo 570 metri nuovi (anzi oggi ancora 170)

Quindi quali saranno le alternative da adesso con la nuova strada? Si potrà andare da via Santa Cecilia a viale Europa, circa 400 metri. E poi da via Salandra fino a tutta la via Maregrosso, 800 metri. Ma in realtà la via Maregrosso, a partire da via Roma, cioè la parallela di via Salandra, è da sempre percorribile. La novità riguarda i 170 metri di strada tra via Salandra e via Roma, quelli che prima erano occupati dalle Case D’Arrigo.

In pratica, in parallelo alla linea costiera, ci saranno 570 metri nuovi da percorrere, non 3 chilometri. Detta così ha un altro significato. Sul percorso che già prima era fruibile, comunque, è stata ovviamente realizzata un’importante opera di ristrutturazione. Da strada abbandonata è diventata illuminata, pulita, con asfalto e marciapiedi nuovi. In questo senso la novità c’è.

Anzi, a dirla tutta, oggi sono utili solo i 170 metri da via Salandra a via Roma perché il tratto tra via Santa Cecilia e viale Europa si può percorrere ma senza sbocco e con necessità di tornare indietro, vista la mancanza del certificato di collaudo della parte bassa del torrente Zaera. “Arriverà nei prossimi giorni e questo tratto sarà aperto la prossima settimana” – assicura Mondello.

La fretta dell’inaugurazione e la “battaglia” dei meriti

Perché allora non aspettare aprile o maggio per i primi “festeggiamenti”? O almeno la prossima settimana, in coincidenza con l’apertura del tratto tra via Santa Cecilia e viale Europa?

Perché il sindaco De Luca non avrebbe potuto dimettersi (domani) senza intestarsi il merito di quest’opera. Che in effetti la sua giunta ha, soprattutto l’assessore Mondello, perché ne ha seguito l’evoluzione con costanza, impegnandosi per risolvere i problemi che via via si sono creati. E neanche gli sono imputabili le lungaggini perché la vicenda Rifotras ha dovuto affrontare un contenzioso giudiziario, mentre la parte Atm ha dovuto fare i conti con i ritardi nella fornitura dei materiali.

I meriti della giunta De Luca, però, sono da condividere con la giunta Accorinti. Il progetto risaliva agli anni Novanta ma era stato abbandonato e ripreso il 1 giugno 2013. C’era il commissario Croce ma ventitré giorni dopo era stato eletto Accorinti ed è durante il suo mandato, il 27 ottobre 2017, che era stato firmato il contratto per l’opera col Consorzio Medil. L’autorizzazione alla consegna dei lavori (anche se solo sul 70 % del percorso) era arrivata il 16 marzo 2018 dal Genio Civile e il 27 marzo dall’ufficio di Messina dell’assessorato regionale.

I lavori non erano iniziati perché pochi giorni dopo, il 18 aprile 2018 (quando c’era ancora la giunta Accorinti), la Regione aveva chiesto un nuovo assoggettamento alla Valutazione d’impatto ambientale per poi autosmentirsi sei mesi dopo, il 31 ottobre 2018 (quando c’era la giunta De Luca).

L’iter verso l’avvio dei lavori, quindi, è stato portato avanti in gran parte dalla giunta Accorinti, mentre quella di De Luca ha sciolto i nodi rimasti (come la demolizione delle Case D’Arrigo)e poi ha ben seguito l’andamento dei lavori. I meriti, allora, sono di entrambe le amministrazioni.

Ma ai cittadini interessa poco. Quel che interessa è che tra pochi giorni saranno fruibili due tratti della nuova via don Blasco. Ne mancano altri ma è un primo segnale di speranza, in una città che negli ultimi anni di novità positive ne ha viste poche.

3 commenti

  1. adesso come adesso, oggi è domenica, l’ho percorsa per quanto fosse possibile, è a dir poco ridicola… speriamo bene.

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  2. La caratteristica di De Luca è la voracità.
    L’articolo per chi non vorrà ignorarlo rende giustizia alla verità dei fatti.

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  3. Articolo che ben rappresenta la realtà della situazione! Inaugurazione ridicola, volta soltanto ad esclusivo vantaggio elettorale del sindaco, tenuto conto dello stato ancora lontano dalla conclusione dell’arteria stradale. Unico neo dell’articolo: nessuna menzione per quanto riguarda l’elenco dei nominativi dei 23 ” mecenati” che hanno ordinato l’opera ai piedi della statua di Messina! Pessimo gusto!

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