Michele Marvulli: la musica allunga la vita

Michele Marvulli: la musica allunga la vita

giovanni francio

Michele Marvulli: la musica allunga la vita

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martedì 21 Gennaio 2020 - 12:04

Il concerto del maestro ultranovantenne

Sabato scorso, per la stagione concertistica delle Associazioni musicali riunite Accademia Filarmonica, V. Bellini, indimenticabile concerto del maestro Michele Marvulli, il quale, ultranovantenne, ha dimostrato e dato un messaggio (una lezione?) di come si possa essere “grandi” e trasmettere intense emozioni a qualsiasi età.

Proprio sulle emozioni si è soffermato il grande pianista, didatta e direttore d’orchestra, nel suo discorso che ha preceduto il concerto: lo scopo di tenere concerti a 90 anni, dopo quaranta dedicati all’insegnamento e alla direzione d’orchestra, è proprio quello di suscitare emozioni, di fare commuovere l’ascoltatore, attraverso un’interpretazione rispettosa delle intenzioni e della personalità dell’autore, non dell’esecutore, come spesso accade.

Un’esecuzione virtuosa e tecnicamente ineccepibile si può dimenticare in pochi giorni, ma un’interpretazione che sappia trasmettere il sentimento profondo dell’autore del brano riesce a commuovere e non si dimentica più.
Impegnativo sotto tutti i punti di vista il programma proposto, che partendo da Bach, ha affrontato la musica romantica di Schumann e Brahms, la post-romantica di Cesar Franck, di cui ha eseguito il suo capolavoro pianistico, il “Preludio, Corale e Fuga”, fino alla musica novecentesca dodecafonica di Alban Berg. Non capita quasi mai di ascoltare nelle nostre sale da concerto pianisti che eseguano la musica seriale della scuola viennese (Schoemberg, Berg, Webern), la abbiamo ascoltata sabato da questo straordinario pianista classe 1929. Stupefacente anche il fatto che Marvulli abbia eseguito il programma interamente a memoria.

Basterebbe l’incipit del Preludio e Fuga in do diesis minore BWV 849, il quarto del primo volume del Clavicembalo ben temperato, eseguito con una intensità e profondità di tocco come raramente accade ascoltare, per avere la dimensione dell’enorme talento e sensibilità del celebre pianista. Marvulli ha saputo rendere quella grave e un po’ misteriosa solennità mistica che caratterizza il quarto Preludio e Fuga del primo Volume di questo immenso monumento (48 preludi e fughe in tutte le tonalità maggiori e minori) che Bach ha voluto donare all’umanità, ma soprattutto agli allievi musicisti, come ben precisa lo stesso Bach nel frontespizio dell’opera “Per uso e profitto della gioventù musicale desiderosa di apprendere….”.

La Sonata di Berg, grazie anche alla splendida interpretazione del pianista, statica e quasi allucinata, ha trasmesso tutto quel senso di angoscia esistenzialista del novecento, tipico di questa musica “difficile” quasi paragonabile ad un dipinto espressionista.

Il“Preludio, Corale e Fuga” di Franck, che ha chiuso la prima parte del concerto, è ispirato alla musica bachiana, di carattere grave e solenne il preludio, doloroso il tema del corale, intensa, anch’essa dolorosa, la fuga che riprende nella coda il primo tema, con un carattere ciclico che contraddistingue la maggior parte delle composizioni di Franck; profonda e rigorosa l’interpretazione di Michele Marvulli, che ha esibito, tra l’altro, come nel brano di Bach, un raffinato e sapiente uso del pedale.
La seconda parte del concerto è stata dedicata a due emblematici compositori del romanticismo tedesco: Robert Schumann e Johannes Brahms.

Del primo il pianista ha eseguito il leggiadro ed etereo “Arabesque” Op. 18, e la“Novelletta” Op. 21 n. 8, l’ultima di una serie di brevi brani dal carattere gioioso e un po’ superficiale, dai temi amabili e leggeri.

Di Brahms infine sono stati eseguiti quattro Intermezzi – n. 1,2, 4, 6 – dai “Klavierstucke” Op. 118. Insieme alle raccolte Op. 116, 117 e 119, rappresentano le ultime composizioni pianistiche d Brahms, e sono pagine nelle quali il musicista tedesco affida i suoi sentimenti più intimi ma anche i più appassionati, toccato da una purissima ispirazione. Celebre il n. 2, una berceuse incantevole, cullante, con un dolce alternarsi fra maggiore e minore.

È inutile dire che il pubblico, particolarmente numeroso per l’occasione, ha tributato un’autentica ovazione al grande pianista, che generosamente ha concesso un graditissimo bis: una sorta di Fantasia, da lui composta, di colonne sonore cinematografiche composte dal compianto Nino Rota, del quale Michele Marvulli è stato consulente e amico.

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