Stop ai 3 ottobre! Protesta regionale contro le politiche repressive sull'immigrazione

Stop ai 3 ottobre! Protesta regionale contro le politiche repressive sull’immigrazione

Gabriele Quattrocchi

Stop ai 3 ottobre! Protesta regionale contro le politiche repressive sull’immigrazione

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venerdì 03 Ottobre 2014 - 22:02

Un anno dopo la strage di migranti nel Mediterraneo, una rete di organizzazioni messinesi dice “no” alle tragedie e lancia una campagna contro le politiche repressive che regolano i flussi

Stop ai 3 ottobre! La RAP (Rete per l’Autorganizzazione Popolare), l’Associazione Migralab “A. Sayad”, CUB (Confederazione Unitaria di base), La Casa Rossa, il Circolo “Peppino Impastato” – PRC e l’area Civati del PD, ad un anno dalla strage dei migranti, dicono “no” alle tragedie nel Mediterraneo e lanciano una campagna contro le politiche che regolano i flussi. Nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Zanca a cui hanno partecipato i consiglieri comunali Nina Lo Presti e Luigi Sturniolo, Tania Poguisch, a nome della rete di organizzazioni messinesi, ha annunciato una manifestazione regionale contro le politiche repressive verso qualsiasi mobilità umana, per l’apertura immediata di corridoi umanitari, per la chiusura definitiva del CARA (Centro d’Accoglienza per richiedenti Asilo) di Mineo, per l’eliminazione della tendopoli a Messina e dell’accoglienza militarizzata, con l’apertura dell’ex caserma di Bisconte e dell’ex IPAB, Conservatori riuniti.

«Oggi ricorre la tragica data del 3 ottobre», spiega Tania Poguisch, «data che apre in Italia la stagione politica di Mare Nostrum, un’operazione non umanitaria militarizzata. Secondo il rapporto dell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni, sono 3027 i morti nel Mar Mediterraneo nel 2014. Noi non vogliamo commemorare i morti e sappiamo che Mare Nostrum non sarà la soluzione. La situazione è drammatica. I richiedenti asilo attendono anche 18 mesi per essere richiamati dalle commissioni, anche per questo decidono di fuggire dal sistema accoglienza».

Aderendo all’appello nazionale della rete di Melting Pot, firmato da centinaia di attivisti, intellettuali come Alessandro Dal Lago e associazioni, la rete messinese vuole lanciare un percorso di eventi per promuovere la manifestazione regionale da tenere a dicembre. Un’iniziativa che dica basta alle politiche migratorie europee che impediscono ai migranti di attraversare le frontiere senza rischiare la vita, basta alla logica del salvataggio in mare come l’unica possibilità perché alimenta la commistione tra umanitario e militare.

«Da Milano a Palermo», precisa la Poguisch, «le condizioni di accoglienza sono ormai tragiche. Le famiglie siriane continuano a vivere nei dintorni della stazione di Milano in condizioni igienico-sanitarie precarie. Si stanno spendendo inutilmente milioni di euro in operazioni d’emergenza. Si chiudano piuttosto i centri di prima accoglienza che sono in realtà centri a regime di semi-detenzione».

Nel definire i centri di prima accoglienza come «non luoghi in cui i migranti non hanno uno status politico», Gino Sturniolo candida Messina a «sede più adatta per l’iniziativa regionale». Inoltre, secondo Sturniolo, «la questione non dovrebbe essere letta in termini convenzionali. Bisognerebbe guardare al fenomeno migrazione nella sua realtà. La gran parte dei migranti fuggono dalle guerre. Il flusso di persone che si spostano dalle zone di guerra per salvarsi è inevitabile. Il problema sta nel modo di rapportarsi, scegliere cioè di affrontare tale flusso in modo conflittuale o di accompagnarlo. Per anni, ingenti risorse sono state investite sul terreno dell’emergenza naturale, ora queste sono state dirottate quello dell’immigrazione. La questione dei “30 euro al giorno per migrante” si rivela essere un investimento che si indirizza all’apparato militare e che foraggia un certo tipo di impresa e di sistema che vive di “emergenze”. Se tutte queste risorse venissero impiegate per accompagnare il fenomeno e per renderlo compatibile con la vita degli autoctoni in un clima di convivenza, questo ci farebbe fare un grande passo in avanti».

Ad intervenire nel corso della conferenza anche Rafael de Francesco per l’area Civati del PD che nel concedere a Mare Nostrum il merito di aver salvato parecchie vite umane, ricorda che «il mondo occidentale ha un debito nei confronti dei cosiddetti Paesi del terzo mondo. La possibilità di aprire dei corridoi umanitari si profila come una soluzione e come deterrente per scafisti e per tutti quelli che lucrano sulle disgrazie di chi decide di avere un’altra chance altrove».

Il problema della gestione del fenomeno migratorio è stato poi sottolineato da Nina Lo Presti. «Le difficoltà vengono fuori in tempi di vacche magre e oggi i comuni soffrono per la mancanza di risorse finanziarie. La competenza in materia affidata alle prefetture aumenta la possibilità che l’accoglienza venga limitata all’ambito della sicurezza. Bisogna attuare politiche che garantiscano la possibilità di ingresso, è da lì che si deve iniziare. I comuni ed i sindaci “di frontiera” dovrebbero fare fronte comune per incidere sulle politiche nazionali ed europee».

La Sicilia non può essere il braccio armato di un’Europa che non vuole accogliere neanche chi sfugge alle guerre, concludono i rappresentanti delle associazioni messinesi, che vogliono ripartire da Messina per mettere su una manifestazione regionale che coinvolga tutti per dare risalto a più efficaci forme d’accoglienza che includono l’abolizione immediata del sistema dei visti d’ingresso, l’istituzione di un diritto di asilo senza confini, che sopprima definitivamente la logica del regolamento di Dublino, la costruzione di percorsi di arrivo garantito che portino le persone in salvo direttamente dalle zone dei conflitti o immediatamente limitrofe ad esse fino all’Europa, evitando il passaggio attraverso i cosiddetti “Paesi di transito”, come Libia, Egitto o Tunisia, che non garantiscono i minimi standard di tutela dei diritti dei migranti.

Gabriele Quattrocchi

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