Morire da soli in tempi di Covid

Morire da soli in tempi di Covid

Redazione

Morire da soli in tempi di Covid

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domenica 21 Marzo 2021 - 07:00

La riflessione di un nostro lettore, Fabrizio Costa

Mio padre era nato nel 1934, un’epoca lontana dalla nostra, aveva sofferto la fame nel corso della seconda guerra mondiale e si era rifugiato dalle bombe sganciate sui civili. Mio padre aveva imparato il mestiere del vetraio da piccolo ed era stato fra quelli che avevano conosciuto il fenomeno migratorio negli anni sessanta, aveva raggiunto la “fredda” Torino e lì aveva lavorato. Aveva anche incontrato sulla sua strada le porte chiuse con i cartelli “non si affitta ai meridionali” appesi, ma non si era mai arreso. Aveva deciso di tornare nella sua Messina e di svolgere qui il suo lavoro.

Mio padre, dopo il matrimonio e la nascita di due figli, aveva scoperto che le polveri inalate sul lavoro gli avevano provocato una malattia polmonare ed il suo cuore incominciò a non funzionare come avrebbe dovuto, ma non rinunciò mai ad un sorriso, ad una carezza ed al sostegno verso la famiglia, che amava sopra tutte le altre cose.

Ha vissuto un mondo in cui l’identità delle persone era fondata sui valori della comunanza, della relazione e dell’aiuto reciproco. Non avrebbe mai neanche immaginato che un anziano potesse morire da solo, in ospedale, senza il conforto della moglie e dei figli, senza una carezza, uno sguardo amorevole o una parola sussurrata, nonostante sia risultato negativo a quattro tamponi.

Il mondo in cui ha vissuto lo abbiamo perso. Mio padre è morto in un altro mondo, in cui è possibile morire in solitudine, lontano dal conforto di chi si ama e che ti ama.

Oggi l mondo in cui viviamo è il mondo in cui ognuno di noi è un nemico mortale, ognuno di noi può essere un untore potenziale, ognuno di noi è privo di qualsivoglia bene, è portatore del male più oscuro.

Non una voce si è levata a tal riguardo. Dov’è la vostra umanità? Dove sono i diritti dei pazienti e quelli dei parenti di chi si trova in ospedale al tempo del Covid? Cosa resta, se non la “nuda vita”, se neghiamo il conforto a chi soffre?

“Ne rimarrà soltanto uno”, è questo il grido di battaglia nella corsa sfrenata alla “sola” sopravvivenza. Grazie papà. Non sei morto solo.

Fabrizio Costa

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6 commenti

  1. Anche mia madre è andata via da sola, aveva 76 anni, io e la mia famiglia non siamo riusciti a salutarla, è volata in cielo senza l’amore della sua famiglia, senza nessuno che le stringesse la mano, senza una carezza , senza un abbraccio, solo una fredda telefonata per avvisarmi che era deceduta e che la sua salma si trovava in obitorio. Sono passati due mesi, il dolore è fortissimo; avevo dato a mia madre un telefonino , con preghiera ai medici di farla chiamare, ma l’unica volta che hanno aiutato la mia mamma a chiamare la sua famiglia è stato prima di intubarla. Le sue ultime parole a mio padre sono state ciao sto bene. Mio padre non aveva capito cosa stava accadendo , pensava che la mamma si stesse riprendendo. Poi i medici hanno chiamato me per dirmi che non potevano fare altro che metterla in rianimazione. Troppo dolore , troppa sofferenza. Auel telefonino ed i pochi effetti personali di mamma non mi sono stati mai restituiti. Che crudeltà. Sono vicina a tutto coloro che come me hanno subito questa disgrazia. Facciamo in modo che non succeda più.

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  2. Francesca Costa 21 Marzo 2021 10:22

    CAPISCO L’AMAREZZA E LA CONDIVIDO. IN ALCUNI OSPEDALI HANNO TROVATO IL MODO DI PERMETTERE AD UNFIGLIO/FIGLIA, MOGLIE, MARITO ETC. DI FARE UN ULTIMO SALUTO AL PROPRIO CARO, DA NOI QUESTO È STATO IMPOSSIBILE, PERSINO UNA VIDEOCHIAMATA. A DICEMBRE MIA MADRE, ANZIANA, È MORTA COMPLETAMENTE SOLA IN UN REPARTO COVID, DOPO ESSERE STATA CONTAGIATA IN UN RESIDENCE PER ANZIANI, DOVE ERA OSPITE, PERCHÉ NON PROTETTA DAL PERSONALE DIPENDENTE NON CONTROLLATO!, QUINDI IMMAGINI IL DOLORE DI NOI FIGLI. E L’ANGOSCIA DI QUESTA ANZIANA SOLA, CHE SI SARÀ SENTITA ABBANDONATA. È UN DOLORE COSÌ IMMENSO CHE NON CI ABBANDONERÀ MAI.

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  3. Anziche’ piangervi addosso, ribbelliamoci e chiamiamoci il nostro SACROSANTO DIRITTO di dare l’ultimo saluto ai nostri cari! Fino a quando continuate con questa ASSURDA RASSEGNAZIONE, NULLA CAMBIERA’!

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    1. Non ci si piange addosso …….si constata l’ ingiustizia che procura il covid nel non fare avvicinare nessuno nel momento in cui un nostro caro viene ricoverato in ospedale ……tutti noi che abbiamo avuto questa terribile esperienza di aver portato un familiare che stava male ci siamo dovuti attenere alle regole che vietavano i contatti e non è che alzando la voce ,o protestando è cambiato qualcosa ……io ad esempio ho cercato di fare di tutto pur di arrivare alla persona cara ricoverata ,cercando pure di farmi aiutare da un runner che consegnava cibo nei reparti per mandargli un messaggio, per fargli fare una foto per sincerarmi di come stesse , ma non sapevo neanche il numero della stanza e il runner aveva i minuti contati per consegnare e uscire, e con la scusa ogni giorno di portare il cambio di biancheria ,nonostante mi dicessero di lasciare stare che tanto non lo usavano ,perché era più pratico il camice operatorio visto l’enorme mole di lavoro tale da non consentire i cambi di pigiama ,cercavo di avere sue notizie e continuavo a lasciare i cambi lo stesso così avevo la scusa per suonare e sperare che magari qualcuno mi facesse entrare prima o poi a vederla seppur da lontano…..a volte rimanevo in sala d’ attesa con la speranza che passasse di lì per andare a fare gli esami in radiologia per monitorarla …..e quando la situazione di salute si era aggravata ho implorato di darci la possibilità anche a solo uno di noi della famiglia di poterla vedere …….quando ci hanno fatti entrare, stavolta tutti, è stato solo per vederla morta…….i familiari assistono impotenti perché non c è niente che possano fare se non sperare di vedere uscire vivi i propri cari …….invito invece le direzioni degli ospedali di consentire l’ accesso di almeno un familiare ,e soprattutto quando la situazione precipita di fare entrare subito i figli senza aspettare il decesso per farlo perché è l’ ennesima crudeltà di questa pandemia Covid che ha tolto la vita a tanti ,,ma soprattutto ha cancellato ,per chi ci ha lasciato e per chi è rimasto ,il conforto degli ultimi abbracci,delle ultime carezze e degli ultimi baci che non potranno mai più essere dati.

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  4. Fernando Arnò 21 Marzo 2021 13:21

    Anche mio padre era del 1934, una persona vogliosa di vivere nonostante i suoi problemi, inevitabili ad 87 anni appena compiuti. E’ deceduto al Policlinico Universitario di Messina appena il 10 marzo c.a., appena 10 giorni dopo aver compiuto il compleanno. E’ entrato al Pronto Soccorso da solo, dopo l’inevitabile quanto doveroso tampone, da quel momento lo abbiamo visto una sola volta, mentre veniva portato in Neurologia. Due sole telefonate, senza poter parlare con lui: quella di giorno 9/3 alle 14.30, dove un dottore, gentilissimo, ci spiegava della situazione di papà (sembrava non grave), e quella di giorno 10/3 alle 5.34 del mattino, indelebile:
    “Suo padre è in arresto cardiaco, stiamo cercando di far di tutto per salvarlo, ma si prepari al peggio…”
    Ed io:”Dottoressa, stiamo arrivando, mi permetterà di vederlo?”.
    Risposta aspettata, lapidaria, devastante:”Purtroppo le regole ci impongono di non farvi entrare, a nessun parente”
    Alle 6.00 la comunicazione che temevo:”Suo padre è deceduto”.
    E’ deceduto da solo, senza nessuno a consolarlo, senza nessuno a tenere la sua mano, mio padre non aveva il covid, io avevo fatto il tampone appena 4 giorni prima ed ero negativo, senza entrare più a contatto con nessuno se non con il personale del 118 e del Pronto Soccorso.
    Ho perso la parte migliore di me senza potergli dire:”Papà, ti voglio bene!”
    Il Covid, purtroppo, è così, ci ha tolto tutto, dai nostri cari (contagiati o meno) fino a quel briciolo di umanità possibile in questi momenti di difficoltà estrema.
    Sia chiaro, nessun attacco ai Medici, comprendo benissimo le regole e cerco di rispettarle dal primo giorno di pandemia, ma chi comprenderà mai la disperazione di una famiglia che perde il proprio caro e non lo rivedrà più, se non in una gelida camera mortuaria? A volte, le regole (non quelle che ci impongono i Signori Medici, ma quelle imposte loro dagli altri), dovrebbero essere logicamente più flessibili. Senza accusare nessuno, ovviamente.
    Comprendo il dolore di tutti, come in tanti comprenderanno il mio e son vicino ad ogni Famiglia che, come la mia da giorno 8 in poi, sta soffrendo per l’ultimo diritto d’amore negato.

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  5. Disumanità, allo stato puro! Non può diventare “normale” tutto questo, deve esserci un modo perché non accada più, deve esserci, ed è un dovere morale trovarlo! Basta!!!

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