Il pescivendolo Nicola Ferro muore a 63 anni per le conseguenze di una setticemia dopo un calvario di 4 operazioni tra casa di cura e ospedale
Messina – Saranno processati i due medici imputati della morte di un pescivendolo 63enne, spirato dopo un intervento alla clinica Cristo Re nel 2023. Nicola Ferro era stato operato il 2 maggio di due anni fa per la rimozione di un carcinoma all’intestino. Un’infezione lo ha però costretto a nuovo intervento, 10 giorni dopo. L’uomo è stato poi dimesso il 29 maggio ma si era aggravato subito. Ricoverato al Policlinico, era stato operato altre due volte, lo stesso 29 maggio e il 1 luglio. Ma la setticemia aveva ormai aggredito peritoneo, polmoni e cuore e il 4 luglio è spirato.
Le accuse ai camici bianchi
Per la Procura di Messina, sulla base delle conclusioni dei consulenti medico legali, c’è la colpa medica dei due sanitari che hanno operato, il chirurgo Letterio Calbo e Gaetano Prochilo. Una tesi che, secondo la giudice per l’udienza preliminare Ornella Pastore, va vagliata attraverso il confronto dibattimentale. La Gup li ha quindi rinviati a giudizio per omicidio colposo e il processo partirà il prossimo 18 dicembre. A difenderli sarà l’avvocato Giuseppe Carrabba.
A dare il via all’inchiesta è stato l’esposto dei familiari del pescivendolo, assistiti dagli avvocati Stefania Arena, Giuseppe Irrera e Irene Stefanizzi. La moglie e i 4 figli hanno chiesto di capire perché a soli poco più di 60 anni il loro caro è entrato in clinica per un intervento di routine e ha invece contratto una infezione che, secondo il consulente della Procura, con un’adeguata cura antibiotica e un intervento condotto diversamente, non sarebbe sfociata nella morte.
